Virginia Raggi fa perdere soldi ad Acea e ai romani?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-24

Messaggero e Sole 24 Ore all’attacco della candidata grillina per una frase sul management della municipalizzata romana detta a Sky Tg 24. I deputati PD fanno l’eco e la Ola. Quattro considerazioni a margine

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La triangolazione di fuoco via agenzia di stampa del Partito Democratico schiera oggi Maturani, Esposito e Andrea Romano: tutti in coro esclamano: “La Raggi parla e i romani perdono 71 milioni”:  “I romani hanno bisogno di gente onesta e competente, non di amministratori improvvisati che speculano sulla loro pelle e con i loro soldi”, afferma Giuseppina Maturani, vice presidente del gruppo del Pd al Senato. “Roma, purtroppo, ha già dato – prosegue – e quello che scrivono oggi il Messaggero e il Sole 24 ore ci racconta che Virginia Raggi, con le stupidaggini dette in queste ore su Acea, non è il candidato giusto per la nostra città. Ma anzi, un rischio e un pericolo per le finanze della capitale e le tasche dei cittadini romani”. Stefano Esposito le fa eco su Twitter: “Virginia Raggi parla in tv di Acea e il titolo perde in 2 giorni 71 milioni. Soldi dei romani bruciati. Classe dirigente ma de che! #disastri5stelle”.

Virginia Raggi fa perdere soldi ad Acea e ai romani?

Poi arrivano anche Titti De Salvo e Andrea Romano: «Le parole della Raggi sui vertici di Acea hanno fatto perdere all’azienda circa 140mln di valore e, di questi, ben 71 ai danni dei romani: un fatto gravissimo che lascia intuire quali sarebbero i danni di un’amministrazione grillina a Roma. Sarebbe auspicabile che intervenisse la Consob e facesse le dovute verifiche sul crollo improvviso delle azioni Acea anche in relazione al declassamento da parte degli analisti finanziari dopo le parole della Raggi. Occorre anche accertare se si sia trattato solo di disastrosa superficialità da parte della Raggi o se non vi sia qualche cosa d’altro, come un interesse diretto della Casaleggio e Associati, considerando il clamoroso conflitto d’interessi su cui si regge il partito-azienda dei Cinque Stelle. Si tratterebbe dell’ennesima conferma della totale inadeguatezza dei 5 stelle nel gestire la cosa pubblica», dice il deputato ex Scelta Civica, non nuovo a cazzate di un certo spessore in ambito economico, stavolta chiamando in causa senza motivo la Casaleggio e in maniera provocatoria la Consob. «Roma vive una forte necessità di cambiamento, un grande bisogno di voltare pagina, una legittima esigenza di avviare un percorso nuovo. Ma queste giuste e legittime ragioni non devono mai provocare un’ansia da prestazione, né tantomeno ridursi in comportamenti superficiali. Un conto è impegnarsi per il cambiamento, altro è rilasciare imprudenti dichiarazioni nei salotti televisivi. La candidata Raggi, da questo punto di vista, ha puntato sui suoi interessi particolari e non su quelli dei cittadini romani. Le conseguenze delle sue improvvisazioni sono sotto gli occhi di tutti: il titolo Acea sprofonda in borsa a -4.73%, mandando in fumo 142 milioni di euro, 71 dei quali del comune di Roma», sostiene invece la vicepresidente dei deputati PD alla Camera. Di cosa stanno parlando tutti? Facile: di due articoli usciti sul Messaggero e sul Sole 24 Ore oggi che puntano il dito sul crollo del titolo della municipalizzata a Piazza Affari: 

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L’articolo del Messaggero su Virginia Raggi e l’Acea (24 marzo 2016)

Nell’articolo del Messaggero, dove si bolla di irresponsabilità e demagogia la candidata dei 5 Stelle, si sottolinea che domenica scorsa, durante il programma L’Intervista di Maria Latella su Sky Tg 24 la Raggi ha affermato: «Dobbiamo valutare come agire sul versante Acea: una cosa che faremo di sicuro è cambiare il management». E sul giornale di Caltagirone, secondo socio di Acea, si sostiene: «Solo ieri il titolo della multiutility Acea, che per il 51 per cento è di proprietà del Comune di Roma, ha perso il 4,73 per cento, che tradotto in euro fa circa 142 milioni. Settantuno dei quali sono, anzi erano, del Campidoglio (più o meno trenta euro per ogni romano)».
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Acea e Raggi: l’andamento del titolo della multiutility negli ultimi giorni e i volumi di scambio (Bloomberg/Repubblica)

La Raggi parla, i romani perdono 71 milioni?

Il Sole 24 Ore, come del resto faceva il Messaggero, cita Equita, una SIM (Società di intermediazione mobiliare), oggi di proprietà di Alessandro Profumo e del management, ed è più puntuto e critico nel suo severissimo intervento ospitato dalla rubrica Parterre sul quotidiano di Confindustria:

La Raggi ha dato scarsa prova di preparazione sulla principale controllata del comune di Roma, sostenendo che ha un utile di 50 milioni, quando l’utile del 2015 è stato per Acea di 175 milioni. Forse i 50 milioni cui si riferiva Raggi erano il dividendo che la società consegna all’azionista-comune e ai cittadini. Anche la frase «inizieremo a fare investimenti nelle reti» è suonata poco ancorata alla realtà dei fatti visto che Acea ha investito nel 2015 428 milioni e nell’ultimo biennio ha registrato un +25% di investimenti rispetto al biennio precedente. Ma la cosa più grave è che proprio in seguito a queste dichiarazioni della Raggi, Equita, investment banking che nel settore delle utilities dà valutazioni che contano, ha abbassato ieri il rating di Acea da “buy” a “hold” e ha eliminato il titolo dal portafoglio delle “small cap”, motivando la scelta proprio con il rischio politico collegato alla possibile vittoria di Raggi a Roma.
L’effetto in Borsa è stato immediato con una perdita del 4,73% della quotazione deltitolo. Come già successo al M5S in precedenti votazioni comunali (basti pensare al caso di Pizzarotti a Parma) le campagne elettorali fondate su dati sbagliati e con posizioni demagogiche portano a proposte sbagliate che devono essere poi corrette faticosamente quando si fanno i conti con il governo di una città. Roma, però, non ha certo bisogno di perdere altro tempo con ricette fasulle. Se poi si mette in grave difficoltà una società quotata in Borsa, il danno rischia di essere molto più grave, soprattutto per i cittadini.

Che cosa dire? In primo luogo, chi aveva interesse a far circolare una notizia del genere ha fatto davvero un ottimo lavoro, visto il risultato: un articolo in prima pagina del Messaggero e uno sul Parterre del Sole sono due spazi di assoluto prestigio. In secondo luogo, è evidente che gli errori su numeri e investimenti non fanno certo fare una bella figura alla candidata sindaca grillina. Mentre che il management di Acea sia genuinamente preoccupato per il suo posto è – come dire? – comprensibilissimo viste le intenzioni, comunicate già da tempo, dei 5 Stelle. Molto più cogente è che, come specificato dagli articoli che affermano il contrario, la caduta in Borsa di Acea si è verificata martedì (edit: mercoledì) – dopo il declassamento di Equita – e non lunedì – dopo le parole della Raggi nello spazio domenicale di SkyTg24.  In ultimo, bisognerebbe ricordare che era Alessandra Mussolini a dire «’A Bassolì, hai fatto crolla’ la lira» quando gli allora candidati sindaci del PDS  si affacciavano ai ballottaggi per la prima volta a Napoli e a Roma. Ora i tempi sono cambiati. E al posto della Mussolini abbiamo i deputati del Partito Democratico (che riescono persino a paventare un fantomatico complotto della Casaleggio). Per dire come stiamo messi.
Edit: La replica di Virginia Raggi su Facebook:

Oggi leggo un articolo sul Messaggero che attribuirebbe alle mie parole la perdita di 71 milioni per Acea.
Un farneticante resoconto, senza capo né coda, commissionato sappiamo benissimo da chi, ovvero da Caltagirone, primo socio privato della multiutility (dove, guarda il caso, siede in cda il figlio Francesco) ed editore dello stesso quotidiano di Roma.
Vedete, questo è il primo assaggio di quel che ci aspetterà semmai dovessimo salire al governo della Capitale, ma noi non arretriamo di un centimetro. Del resto, quando pesti i piedi ai poteri forti loro si ribellano e il caso Acea è emblematico.
Ora, però, passiamo ai fatti:
-Acea è una società misto pubblico-privata, controllata per il 51% dal Comune di Roma e il restante 49% in mano ai privati.
-Perché ho annunciato di voler cambiare il management? Perché il cda, che coordina gli affari privati della multi-servizi, è composto da un’accozzaglia di nomi in gran parte scelti proprio da Caltagirone con il lasciapassare del suo caro amico Matteo Renzi.
-Da diversi anni la mission del cda di Acea è solo una: avviare piani di speculazione finanziaria sulle spalle dei romani, peraltro in palese violazione del referendum sull’acqua pubblica votato nel 2011.
-Sulle nostre spalle speculano in vario modo. Un esempio sono i distacchi e i riallacci, da cui la parte privata di Acea ci guadagna, tanto da effettuarli senza alcuna verifica di merito e senza il preavviso di 30 giorni previsto dalla legge. Può non arrivarci una bolletta, possiamo aver anche dimenticato di pagarla o trovarci in una condizione di difficoltà e dal giorno alla notte a una famiglia qualsiasi, magari con dei bambini, viene tagliata l’acqua.
-La verità è che finora il management di Acea guidato da Caltagirone con la compiacenza della vecchia politica (primo su tutti il Pd) a noi romani ci ha usato come un gigantesco bancomat su cui mettere a punto i suoi profitti. Per questi signori non siamo esseri umani ma solo numeri e matrici e se pensano di intimorirci con una paginetta su un giornale si sbagliano di grosso.
Il problema delle privatizzazioni dei beni comuni riguarda tutta l’Italia. A Roma per decenni ci hanno sottratto ogni risorsa ed oggi vogliono farci credere che privatizzare sia la sola via d’uscita, ma non è così. Per rilanciare le nostre aziende pubbliche (come anche Ama e Atac, ad esempio) bisogna innanzitutto ripartire dai loro dipendenti e da un miglioramento dei servizi, non dai privati.
Chi in queste ore mi attacca in modo pretestuoso ha evidentemente deciso da che parte stare. Prendiamo atto, e del resto non sorprende, che Giachetti abbia scelto di schierarsi al fianco di Caltagirone. Il M5S, invece, continua a stare orgogliosamente dalla parte dei romani.

Edit2: a puro titolo di informazione, segnalo che un articolo di MF, quotidiano finanziario milanese, raccontava ieri così la storia:

Non solo il rischio elezioni sta aumentando, ma è anche possibile un’accelerazione degli investimenti nelle reti per i digital meters. Per cui oggi Equita ha downgradato Acea da buy a hold, lasciando invariato il target price a 15 euro. In seguito al taglio del rating, l’azione esce dal portafoglio small cap della sim. Al momento a Piazza Affari Acea scambia a quota 13,60 euro, cedendo il 4,02%.
“Considerate le affermazioni del Movimento 5 Stelle di voler cambiare il management di Acea , riteniamo che il rischio elezioni stia aumentando e quindi passiamo a hold”, spiegano gli analisti di Equita, osservando che dal roadshow è emerso che l’autorità d’ambito di Roma deciderà ad aprile sulla componente qualità nel water (3% dell’ebitda 2019 della società). Nel caso di mancato riconoscimento, Acea potrebbe chiedere un’integrazione tariffaria all’Autorità dell’Energia per i più elevati standard del servizio richiesti.
Inoltre nel secondo semestre sono attese le autorizzazioni per i due impianti greenfields nel waste (13 milioni di euro di ebitda a regime) e dovrebbe essere avviata la gara per il rimodernamento dell’impianto di Colleferro da parte della regione (11 milioni di euro di ebitda).
Nel piano di Acea sono inclusi circa 100 milioni di euro di capex per la sostituzione del 30-40% dei contatori. Se l’Autorità concederà un ammortamento accelerato dei contatori, Acea potrebbe investire addizionali 300 milioni di euro nei digital meters e valuterebbe il cablaggio della città con la fibra ottica. L’ebitda aggiuntivo dalla posa della fibra ottica è stimabile in 30 milioni annui con capex aggiuntivi per qualche centinaia di milioni.
La società ha, infine, confermato l’obiettivo di effettuare acquisizioni fino a 25 milioni di ebitda nel water entro fine anno. “Il roadshow conferma dunque le opportunità di investimento che il gruppo ha nei business regolati: water e distribuzione elettrica e nel waste”, commentano gli analisti di Equita, precisando che lo yield del 3,5% è in linea con le municipalizzate, ma il cagr (tasso medio i crescita) del 5% è superiore (settore al 3%).

Nell’articolo si accennava anche a un report di Banca IMI che tagliava la raccomandazione d’acquisto da buy ad add (anche se con target price al rialzo – 15,8 euro) adducendo come motivo «l’interferenza politica alla corporate governance di Acea da parte del Comune di Roma,suo azionista di maggioranza(51%), aggravata dalle incombenti elezioni previste per giugno».
Edit3: Massimo Bordin di Radio Radicale sintetizza la questione:
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Edit4: alcuni tweet di esponenti del Partito Democratico sul tema:


Per i più preoccupati del proprio portafoglio magari in attesa della bolletta ACEA e pronti a contestarla (“Non è che mi state addossando le perdite provocate dalla Raggi, eh?“) segnaliamo che è evidente l’utilizzo strumentale dell’informazione nella frase: “Il M5S ha fatto perdere 70 milioni di euro ai romani”. Il numero infatti si riferisce all’oscillazione del titolo sul mercato, ma a perderci, nel caso, sarebbero i possessori dell’azione che l’hanno acquistata sul mercato a un prezzo superiore a quello a cui è arrivata l’azione stessa. Non ci sono settanta milioni di buco di Acea provocati da un’intervista della Raggi da ripianare, ad essere – magari inutilmente visto che era ovvio – precisi sul punto.
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Il grafico avanzato dei volumi e del prezzo delle azioni mostra la crescita degli ultimi giorni e la frenata di mercoledì; i volumi indicano maggior numero di azioni vendute; i dati del 24 sono provvisori

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