Così la sindaca vuole evitare le dimissioni in caso di condanna (ma non può)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-29

Secondo La Stampa il regolamento del M5S potrebbe essere interpretato a favore di Virginia Raggi. Ma tutti dimenticano una cosa: il codice etico firmato dai candidati nel 2016. Che dice tutt’altro

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La Stampa di oggi racconta che persino un’eventuale condanna nel processo in cui è accusata di falso potrebbe lasciare Virginia Raggi al suo posto di sindaca di Roma. Secondo l’articolo firmato da Ilario Lombardo l’intenzione dei vertici del MoVimento 5 Stelle sarebbe quella di chiudere un occhio ottenendo l’autosospensione di Raggi:

Ma non sarà così lineare il percorso e ai vertici si comincia già a pensare alle contromosse. Grillo esulta per la doppia archiviazione sull’abuso d’ufficio, definendolo «un reato ben più grave» del falso. Ma se questo ha un senso alla luce della legge Severino che avrebbe fatto scattare la possibile decadenza della sindaca, non lo è secondo il codice penale che prevede pene più pesanti per il falso. Eppure, dice il comico a chi lo ha sentito per raccogliere la sua soddisfazione: «Resta solo una firma su un foglio dell’Anticorruzione». Non solo. Il dolo, dicono i vertici, va inteso «più in senso politico che giudiziario».
I magistrati non hanno riconosciuto l’aggravante al falso, vuol dire che credono che la sindaca non abbia detto il falso per coprire un altro reato, in questo caso l’abuso d’ufficio del suo braccio destro Raffaele Marra interessato alla nomina a dirigente del fratello. Per i 5 Stelle è un’attenuante e sono pronti a sostenerne altre. Per esempio, che la sindaca «ha peccato di inesperienza», «non aveva un capo di gabinetto che la tutelasse da questi errori» e, secondo quella che è la teoria del complotto evocata ormai apertamente da Grillo, «è rimasta vittima delle trappole del Campidoglio». Ecco spiegate anche le premure di due deputati che maneggiano la materia giudiziaria come Andrea Colletti, «il falso – dice – non ha recato danno alla pubblica amministrazione», e Giulia Sarti, «anche nel falso – sostiene – va valutata quale sia stata la condotta».

virginia raggi accuse
Le accuse a Virginia Raggi (La Repubblica, 29 settembre 2017)

Insomma, si stanno aprendo spiragli di interpretabilità nel codice pentastellato. I 5 Stelle e Raggi sono già d’accordo che in caso di condanna l’autosospensione sarà conseguente. Ma c’è un passaggio nel codice che tornerà utile ai legali che consigliano Grillo, Di Maio e Davide Casaleggio, al punto 3, dove c’è scritto che «l’autosospensione può essere valutata quale comportamento suscettibile di attenuare la responsabilità disciplinare». In poche parole, il garante (Grillo) e il collegio dei probiviri terrebbero conto di una sorta di buona condotta, e la scelta della sindaca di autosospendersi come gesto compiuto a «tutela dell’immagine del M5S» le permetterebbe di ricevere la grazia.

C’è però un problema grosso come una casa che è di ostacolo a questa ipotesi. Ed è il problema rappresentato dal Codice di Comportamento firmato dai candidati del MoVimento 5 Stelle prima delle elezioni a Roma. Al punto 9 il codice è chiarissimo: il sindaco, gli assessori e i consiglieri prendono l’impegno etico di dimettersi se durante il mandato saranno condannati in sede penale, anche solo in primo grado.

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Il punto 9 del codice di comportamento m5s

Il codice etico quindi costringe Virginia Raggi a dimettersi in caso di condanna. E la firma su quel codice, esibito anche in tribunale, è proprio la sua:
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Leggi sull’argomento: Quando i giornalisti chiederanno scusa a Virginia Raggi

 

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