La guerra della monnezza tra Daniele Fortini e Virginia Raggi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-07-26

Con le sue dimissioni irrevocabili la patata bollente della gestione dei rifiuti passa al Comune di Roma. Ma dietro la rottura c’è una brutta storia di impianti non utilizzati e accordi traditi, di piani pretesi e di responsabilità scansate. E un sospetto: «Qualcuno ha pronte le squadre speciali, cioè delle teste di cuoio messe a disposizione da un privato per pulire Roma»

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Tra Daniele Fortini e Virginia Raggi siamo ormai alla guerra aperta. Il presidente dell’AMA oggi ha annunciato che il 4 agosto convocherà l’assemblea della municipalizzata dei rifiuti, dove si presenterà dimissionario insieme al consiglio di amministrazione e al secondo punto all’ordine del giorno ci sarà la nomina del nuovo organo amministrativo dell’azienda: «Spero che l’amministrazione capitolina sia in grado di nominare i nuovi vertici», ha aggiunto poi con una buona dose di veleno che oggi non ha risparmiato, forse perché voleva spiegare fino in fondo il motivo della rottura con l’amministrazione del MoVimento 5 Stelle in Campidoglio.

La guerra della monnezza tra Daniele Fortini e Virginia Raggi

Dopo la piazzata subita ieri dall’assessora all’Ambiente Paola Muraro, alla quale aveva risposto facendo trapelare l’intenzione di andarsene il prima possibile, oggi, al termine di un incontro con il presidente della Commissione parlamentare ecomafie, Alessandro Bratti, Fortini ha paventato il rischio di una riapertura di Malagrotta, la discarica chiusa dall’amministrazione Marino e oggetto di indagini della magistratura. Poi è passato direttamente alla provocazione diretta: «Ricordate quando Grillo disse che avrebbero fatto trovare a Roma un’emergenza rifiuti, per poi dare la colpa al neo-sindaco Raggi? Direi che fu profetico». Il senso della frase non è da intendere letteralmente, ovvio. A cosa sta alludendo Fortini? L’A.D. di AMA lo spiega successivamente:  “Può accadere che si tenti una marginalizzazione di Ama, accusata di incapacità, affinché qualcun altro possa offrire strutture, impianti e servizi per risolvere” l’emergenza rifiuti a Roma. La strategia sarebbe: “‘marginalizzano Ama e facciamo lavorare qualcun altro’ – ha sintetizzato Fortini – e proprio oggi ho letto su un quotidiano che qualcuno (ovvero il patron di Malagrotta, l’avvocato Manlio Cerroni, ndr) ha pronte le squadre speciali, cioè delle teste di cuoio messe a disposizione da un privato per pulire Roma”. Quel qualcuno è ovviamente Cerroni e il quotidiano è il Tempo.

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L’esultanza di Cerroni sul Tempo di oggi

Secondo il presidente Ama, “se c’è un’emergenza occorre capire chi l’ha procurata e perché: non se ne può fare una colpa all’azienda pubblica perché non e’ la verità”. E ricordando le emergenze di Firenze e Napoli, Fortini ha sottolineato che c’è “una ritualita’ che prevede di dare colpe all’azienda pubblica per togliere di mezzo un soggetto obbligato alla trasparenza, che deve fare le gare e garantire la tracciabilità dei comportamenti, per ricorrere a soluzioni che spesso hanno poco a che fare con la legalità e la trasparenza che vengono invocate”. Insomma, eccolo qui il piano immaginato da Fortini, a cui però mancano i nomi. Per capirci qualcosa bisogna fare un passo indietro fino al 30 giugno scorso: dopo che i grillini si sono resi conto dell’emergenza spazzatura e dei cumuli di rifiuti nelle strade, Vignaroli e la Muraro convocano il presidente dell’Ama Daniele Fortini e l’avvocato Saioni per il Colari. Al quale viene esplicitamente chiesto di farsi carico di 200 tonnellate di rifiuti indifferenziati in più al giorno da trattare negli impianti di Malagrotta. L’8 luglio arriva il via libera al piano straordinario di pulizia dell’AMA, il Campidoglio scrive: «La partecipata capitolina, per svolgere al meglio il lavoro, si avvarrà di nuovi accordi recentemente stipulati: con la Saf di Frosinone (conferimento di 300 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno) e con il Colari (200 tonnellate in più nei prossimi 10 giorni)». Insomma, è la storia del patto segreto per la monnezza divenuto famoso anche grazie a chi sul gruppo Facebook della Massimina ne parlava dicendo che gli era costato tanto scendere a patti col Colari: ovvero, sempre Vignaroli.
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Il tweet della Raggi in risposta a Fortini

La guerra sporca sull’AMA

Il Colari diventa quindi improvvisamente amico dei grillini illuminati dal pragmatismo politico dopo tanto talebanismo sprecato nella campagna elettorale permanente a cui, insieme ad altri, costringono il dibattito pubblico di questo paese. A questo punto però succede qualcosa: i camion AMA rimangono fuori da Malagrotta e dagli impianti TMB di Colari. A causa di non meglio precisate «difficoltà logistiche» (e degli orari di chiusura degli impianti del Colari), il patto segreto per la monnezza a Roma firmato a Monteverde non è operativo. Nessuno ci spiega chiaramente il perché: né Fortini né l’assessora Muraro ci forniscono spiegazioni convincenti delle difficoltà logistiche interne. In ogni caso la Muraro non ci sta e va all’attacco in streaming, come è successo ieri. Attenzione: qui la Muraro chiede a Fortini che venga utilizzato il tritovagliatoree di proprietà del Colari che ha ceduto quel ramo di azienda in affitto”. Secondo i 5 Stelle Fortini dovrebbe decidere di usare il tritovagliatore senza fare troppe storie, ovvero conferendo l’incarico senza gara. Fortini non ritiene che sia corretto usare quell’impianto senza gara e non pensa che sia autorizzato. E poi: quanto costa usare il tritovagliatore? Sicuramente di più degli impianti di trattamento, poiché quel rifiuto di fatto non è trattato, non rispetta la normativa europea e quindi dovrebbe andare successivamente nei Tmb. E perché bisogna usare quell’impianto, che è poco più di una struttura di trasferenza, anziché portare i rifiuti in siti a norma e più convenienti, tipo i Tmb che sono rimasti inopinatamente chiusi e che secondo le informazioni diffuse nei giorni scorsi sarebbero abbondantemente in grado di essere utilizzati nei limiti delle autorizzazioni in essere?

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Foto da: Camillo su Twitter

La sindaca Raggi su Twitter risponde a Fortini che non ha intenzione di riaprire Malagrotta e che ha pronta una delibera per la sua bonifica. Poi ricorda a Fortini che gli impianti TMB di AMA erano pieni già a ottobre ma AMA non è intervenuta, insinuando che lo abbia fatto apposta per lasciare una situazione di emergenza al MoVimento. Intanto l’assessora Muraro attacca Fortini su Facebook con argomenti risibili come quello di non aver voluto firmare piani, documenti o bozze ieri al termine della piazzata in streaming che lei stessa ha organizzato per mettere pressione all’amministratore delegato dell’azienda di cui il comune di Roma è unico azionista (e quindi se non le piace l’AD tanto vale dire alla sindaca di cambiarlo, non costringerlo a scrivere bozze).

I tmb erano fermi da ottobre, c’erano tutte le avvisaglie da mesi che Roma sarebbe caduta in una situazione emergenziale, e noi lo dicevamo, ma è stato fatto ben poco. Lo dimostra il documento operativo che Ama ha redatto sotto mia richiesta, un documento che un documento non è, ma una bozza, nemmeno scritta su carta intestata dell’azienda e senza la firma del presidente Fortini ma di un direttore. Cosa c’è di puntuale in questo atteggiamento? Parliamo di una delle aziende capitoline più importanti e cruciali per Roma e questo è l’approccio a una situazione così complessa com’è quella dei rifiuti oggi in città? L’invito è a lavorare tutti per un unico scopo e ad accettare il fatto che finalmente c’è un’amministrazione che per la prima volta nella storia della Capitale apre un dialogo schietto e leale con Ama per far comprendere ai romani cosa sta succedendo. Io questo lo trovo un valore aggiunto, perché i cittadini devono sapere. E, come ha già sottolineato la sindaca, Malagrotta non si riapre, si bonifica.

In tutto ciò, è evidente che Fortini non intenda muoversi con autorizzazioni senza essere legalmente certo al cento per cento che questo non significhi un’assunzione di responsabilità anche penali successive. In una parola, non intende rischiare di finire nei guai senza copertura legale e rischiando di violare la normativa dell’ANAC. Lui intanto continua a mandare segnali e messaggi: “Ho chiesto al presidente della commissione Ecomafie un approfondimento, attualizzato all’oggi, sul ciclo dei rifiuti a Roma per capire chi ha creato l’emergenza e perché. Tornerò presto, spero in audizione, e spero che così la commissione possa dire una parola di verità. È una bugia che la responsabilità sia volutamente di Ama l’azienda non merita di essere messa all’indice per quanto sta accadendo, perché non ne abbiamo colpa”.La Raggi risponde su Facebook:

Sorprendono, francamente, le parole del presidente Fortini, soprattutto quando afferma che qualcuno sta tentando di portare avanti una marginalizzazione di Ama per favorire il privato, quando la nostra linea persegue da sempre direzioni diametralmente opposte.
Qui il punto è un altro, qui il punto è che i Tmb a Roma erano pieni da ottobre e nessuno ha mosso un dito, qui il punto è che è arrivato il momento che i dirigenti si assumano le loro responsabilità. Perché un presidente ha l’obbligo di amministrare un’azienda e ha l’obbligo di farlo nel migliore dei modi.
La situazione di pre-emergenza a Roma era chiara fin dalla campagna elettorale, ma qualcuno ha optato per la linea attendista. Vogliamo pensare che lo abbiano fatto per metterci il bastone in mezzo alle ruote? Non importa, lavoreremo per risolvere il problema. Ma, intanto, ognuno al suo posto.

E come vedete, anche qui di risposte chiare non se ne vedono. Intanto con le dimissioni irrevocabili di Fortini la patata bollente della gestione dei rifiuti passa al Comune di Roma. Se il problema era Fortini, a breve sarà risolto. Chi risolverà il dramma della monnezza a Roma, invece, lo scopriremo solo vivendo. Nella puzza.
 

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