Virginia Raggi e il nuovo campo rom nel XV Municipio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-03-13

120 famiglie del Camping River, che chiuderà entro il 30 giugno, abiteranno in un nuovo insediamento in un’area del XV Municipio. In attesa del “superamento dei campi rom” promesso in campagna elettorale e finora non attuato

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Virginia Raggi in campagna elettorale aveva promesso il superamento dei campi rom. Intanto però il Comune di Roma ha dato ufficialmente il via libera a un nuovo campo rom di Roma Nord: 120 famiglie del Camping River, che chiuderà entro il 30 giugno, abiteranno in un nuovo insediamento in un’area del XV Municipio. Una determinazione dirigenziale del Campidoglio riavvia il bando di gara per continuare a ospitare i 420 attuali occupanti della struttura sulla Tiberina dopo la sospensione in autotutela scattata il 24 dicembre 2016 con direttiva dell’assessora alle Politiche sociali, Laura Baldassarre.

Virginia Raggi e il campo rom nel XV Municipio 

Scrive il Campidoglio nella determina datata 7 marzo: «La revoca o annullamento della gara comporterebbe le dimissioni dalla struttura privata ospitante circa 420 persone in condizioni di fragilità e senza alternativa abitativa, che si vedrebbero bruscamente private dell’alloggio e di forme di protezione sociale, con possibili ripercussioni sulla sicurezza pubblica». Quindi i campi nomadi della Barbuta e della Monachina chiuderanno, ma Roma Nord continuerà ad avere il suo insediamento per i rom, al Camping River o in una zona limitrofa, anche in futuro, oltre la scadenza del 30 giugno.

i campi rom a roma
I campi rom a Roma (Il Messaggero, 18 giugno 2015)

La determinazione dirigenziale del dipartimento Politiche sociali, firmata nei giorni scorsi dalla dirigente Michela Micheli, riavvia il bando di gara per «il reperimento nel Municipio XV o Municipi limitrofi per l’accoglienza e il soggiorno di 120 nuclei familiari di etnia rom», che sono in pratica i 420 attuali ospiti della struttura di via Tenuta Piccirilli sulla Tiberina. Spiega oggi Il Messaggero:

La procedura per l’affidamento dell’area per i nomadi era stata avviata dall’amministrazione comunale lo scorso 14 giugno,mentre era ancora in carica il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca. L’appalto, per un importo complessivo posto a base di gara di oltre 1,5 milioni di euro, assegna il servizio per 15 mesi in un’area attrezzata «ubicata nelle vicinanze di scuole, centri abitati servizi socio-sanitari, commerciali, facilmente raggiungibile con l’uso di mezzi pubblici o con mezzi di trasporto privati, comunque in modo tale da permettere, per la comunità attualmente ospite presso il Camping River, la continuità di partecipazione alla vita sociale del territorio, l’accesso ai servizi territoriali e facilitare le visite agli ospiti delle strutture». Poi, il 24 dicembre, era scattata la sospensione in autotutela, a seguito dell’attività di monitoraggio sulla procedura avviata dall’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone.

campo rom barbuta
Il campo rom La Barbuta (foto da: Il quotidiano italiano)

La Raggi e il piano di Alemanno

Intanto si allungano i tempi per la chiusura dei primi campi nomadi, che la giunta di Virginia Raggi prevedeva di smantellare entro fine marzo. Anche nel documento si sostiene che «è altresì in corso di istruttoria, a cura della Direzione accoglienza e inclusione, una prima procedura sperimentale finalizzata alla chiusura dei primi due insediamenti individuati (La Barbuta e La Monachina)». Ma il piano per l’inclusione dei rom del Campidoglio, come racconta il presidente dell’Associazione 21 Luglio Carlo Stasolla sul Fatto Quotidiano, somiglia pericolosamente a quello della Giunta Alemanno:

Le similitudini con il “Piano Nomadi” di Alemanno sono davvero tante a partire dall’approccio fondato sulla costruzione di un modello che, scrematura dopo scrematura, assottiglia il numero dei beneficiari nella convinzione che i non meritevoli si dissolvano. E’ il severo modello sociale della destra romana, fotocopiato dalla Giunta Raggi, che non sostiene in base al bisogno ma secondo criteri legati a presunti meriti. Lo stesso che galleggia nella melma dell’ipocrisia prendendosela con i rovistatori invece di combattere la povertà.
Procediamo nel dettaglio delle scremature previste.
Prima scrematura. A Roma i rom in emergenza abitativa sono 7.500 e l’intervento del Comune di Roma riguarderà solo quelli presenti negli insediamenti istituzionali, pari a 5.300 unità. I 2.200 rom che vivono in ricoveri di fortuna continueranno a farlo. Per loro non è previsto nulla se non lo sgombero da un punto all’altro della città.

virginia raggi campo rom

Seconda scrematura. Dei 5.300 rom rimasti, verranno esclusi dal Piano gli apolidi di fatto e quanti non in regola con i documenti, pari a circa il 20% del totale. Ne resteranno 4.300 mentre il migliaio di esclusi, senza documenti, migreranno unendosi ai 2.200 di cui sopra.
Terza scrematura. Un Tavolo istituzionale opererà un’ulteriore selezione individuando: nuclei che avevano fatto richiesta per un alloggio, famiglie con residenza anagrafica, nuclei disponibili alla partecipazione a piani individualizzati di inclusione subordinandoli all’adempimento degli obblighi scolastici (norma già in passato giudicata discriminatoria perché disposta solo per i rom). Qui la sforbiciata è più ampia e, calcolatrice alla mano, si prevede che alla fine non rimarranno più di 1.500 unità.

Agli attuali occupanti verranno proposti centri di accoglienza o camping. E così 6000 baraccati, molti dei quali privi di documenti, si ritroveranno a vagare per la città e dal container passeranno alla baracca di cartone; saranno aperte strutture di accoglienza per 1500 rom con un costo annuo stimato superiore ai 10 milioni di euro.

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