Come Virginia Raggi ha bloccato il Piano dei Rifiuti del Lazio (e oggi se la prende con gli altri)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-01-08

Il consiglio della Città Metropolitana ha chiesto a luglio alla sindaca della Città Metropolitana Virginia Raggi di riformulare il piano di individuazione delle aree idonee per nuovi impianti di trattamento dei rifiuti. La Città Metropolitana ha ammesso a dicembre di non aver risposto alle sollecitazioni della Regione per la stesura del nuovo Piano Regionale sui rifiuti

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La saga infinita dei rifiuti di Roma e dell’emergenza monnezza che “non esiste” si è arricchita oggi di un nuovo capitolo. Tutto merito, bisogna dirlo, dell’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari che oggi ha fatto sapere che a Roma non c’è nessuna emergenza rifiuti e che in ogni caso la colpa è di Regione Lazio che non ha aggiornato e approvato il Piano Regionale di gestione dei rifiuti. Secondo l’assessora dovrebbe essere la Regione a dire al Comune dove posizionare i siti per lo smaltimento dei rifiuti. La legge però parla chiaro, sono i Comuni, interpellati dalle Province (e nel caso di Roma dalla Città Metropolitana) a dover individuare “le zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonché delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti”.

Quando il Consiglio Metropolitano chiedeva alla Raggi di chiarire dove voleva posizionare gli impianti di trattamento dei rifiuti

Nel caso a qualcuno fosse sfuggito la Città Metropolitana è governata e amministrata dal M5S. Virginia Raggi – in qualità di sindaco della Capitale – è infatti a capo della ex Provincia di Roma. Ed è proprio qui che iniziano i guai. Come ha ricordato infatti l’assessore  ai Rifiuti e l’Ambiente della Regione Lazio, Mauro Buschini  «il Piano Regionale di gestione dei rifiuti è in via di aggiornamento, ma fermo a causa delle mancate risposte di Roma Capitale e della sua Città Metropolitana, che dovevano arrivare entro il 30 settembre 2017». Ma c’è di più, a luglio 2017 la Città Metropolitana ha sollecitato Roma Capitale e la Raggi ad indicare dove ha intenzione di realizzare gli impianti di smaltimento dei rifiuti.

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La situazione quindi è questa: la Regione Lazio attende che la Città Metropolitana indichi dove posizionare gli impianti di trattamento dei rifiuti. Il Consiglio Metropolitano però nella seduta del 3 luglio 2017 rendeva noto alla sindaca di alcuni problemi concernenti l’individuazione delle aree idonee alla localizzazione degli impianti. A maggio 2017 la Città Metropolitana inviava ai sindaci dell’area vasta una tavola geografica per indicare il posizionamento degli impianti. Però alcune delle aree “bianche” (ovvero potenzialmente idonee) si trovano ad esempio “all’interno dei territori dei Comuni di Cerveteri e di Fiumicino dove la raccolta dei rifiuti avviene già in modo differenziato” e che ricadono in zone “di elevatissimo pregio ambientale e agricolo”.
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Altre invece insistono su Comuni “che hanno raggiunto o stanno raggiungendo l’obiettivo della differenziata” e che “non sono disponibili a passi indietro”. Inoltre la Città Metropolitana (non la Regione) ha inserito anche il Comune di Colleferro che ha un impianto di trattamento dei rifiuti che non può essere ulteriormente utilizzato e rispetto al quale la Sindaca di Roma ha già dimostrato di avere qualche problemino. A quanto pare quindi la maggioranza consiliare di un ente guidato dalla Raggi ha rilevato che la sindaca aveva commesso qualche errore.
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Cosa ha chiesto il Consiglio Metropolitano a Virginia Raggi? Di riformulare un piano di individuazione delle aree idonee per gli impianti di trattamento dei rifiuti procedendo con “modalità veramente partecipata dal basso” con il coinvolgimento delle comunità locali. Inoltre il Consiglio chiese alla Raggi di impegnarsi in un confronto fattivo con la Regione Lazio “affinché si arrivi alla definizione del nuovo Piano di gestione dei rifiuti”. Quindi, semplicemente, il nuovo piano dei rifiuti non c’è perché la Città Metropolitana (Virginia Raggi) ha commesso degli errori nell’individuazione delle aree “bianche” senza tenere conto della volontà del territorio e dei suoi abitanti. Di conseguenza in mancanza delle risposte di Roma Capitale e della Città Metropolitana, che dovevano arrivare entro il 30 settembre 2017, il Piano Regionale è fermo.  A dimostrare le responsabilità dell’ex Provincia c’è – secondo Buschini – la nota della città metropolitana di Roma del 18 dicembre 2017 «la quale ammette di non aver risposto alle sollecitazioni della Regione per avere gli atti necessari ad andare avanti con il piano».

Rifiuti fantastici e come smaltirli

La Raggi non riesce a fare in modo che la Città Metropolitana (che governa) indichi dove piazzare gli impianti di trattamento. E lo fa perché prova a far edificare gli impianti sul territorio dei comuni più virtuosi. L’assessore Buschini rincara la dose specificando che «In ogni incontro che ho convocato, Roma Capitale ha sempre negato l’esigenza di una discarica, l’esigenza di impianti, per non fare scelte». Al tempo stesso però la Raggi ha chiesto alla Regione Lazio di chiedere a Regione Abruzzo di aumentare una maggiore quantità di rifiuti passando da 180 a 300 tonnellate al giorno. In questi ultimi tre anni (dal 2015) Roma ha esportato in Abruzzo oltre 100.000 tonnellate di rifiuti. Inoltre secondo Buschini bisogna smetterla di dire che si stanno progettando impianti di compostaggio  «che indubbiamente servono per il rifiuto differenziato ma oggi Roma ha esigenza di trattare rifiuto indifferenziato».

E la situazione degli impianti di trattamento è quella certificata dalla Fp Cgil Roma e Lazio che in una nota  fa sapere che «Roma regge a stento e solo perché conserva nella pancia degli impianti Ama un’enorme quantità di rifiuti, mandando oltre il 25% a smaltire fuori dal proprio territorio». E se i rifiuti non riescono a passare per i TMB anche se fosse aperta Malagrotta non farebbe alcuna differenza perché l’indifferenziato deve passare prima per gli impianti di trattamento meccanico-biologico che – a Roma – sono allo stremo. Nel frattempo la decisione e la posizione ideologica della Sindaca e dalla Giunta pentastellata che si ostinano a non dire dove vorrebbero che venissero posizionati i nuovi impianti sta producendo i suoi effetti nelle strade di Roma. I continui richiami alla differenziata e agli obiettivi futuri del porta a porta non possono risolvere il problema attuale che è dovuto alle carenze strutturali dei TMB che la Raggi non dice dove vorrebbe posizionare.
 

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