Vecchietti per Renzi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-05-03

Il 42% dei votanti alle primarie del Partito Democratico ha più di 65 anni. Un ulteriore 21% supera i 51. Alle urne soprattutto pensionati

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Il popolo delle primarie ha i capelli grigi. Oggi Ilvo Diamanti su Repubblica illustra i risultati di un’indagine statistica sul voto alle primarie del Partito Democratico. L’indagine è condotta da CLS e curata da Fulvio Venturino, Marco Valbruzzi e Antonella Seddone su un campione di quasi 3700 persone intervistate all’uscita dei seggi. E dalle risposte emerge un profilo del Partito Democratico molto chiaro, dal quale discende anche il suo appeal elettorale.

La base Democratica appare, anzitutto, prevalentemente anziana. Un “popolo dai capelli grigi”. Il 42% dei votanti, infatti, ha 65 anni e oltre. Un ulteriore 21% supera comunque i 55 anni. All’opposto, i giovani (fra 16 e 34 anni) sono una quota ridotta: il 15%. Non è una sorpresa. Fra gli elettori, infatti, come mostrano i sondaggi, altri partiti attraggono maggiormente i giovani. Per primo: il M5S.
Coerentemente, sul piano professionale, la componente più ampia è composta dai pensionati: oltre il 40%. Contano meno, invece, i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. In entrambi i casi, intorno al 15%. Come i lavoratori indipendenti, d’altronde. Peraltro, i votanti alle Primarie mostrano un livello di istruzione mediamente elevato. Il 37% in possesso di laurea, qualcuno in più del diploma superiore. La base del Pd sta, dunque, invecchiando.

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L’età di chi ha votato alle primarie (La Repubblica, 3 maggio 2017)

Nel 2013, al suo interno, il peso degli anziani (oltre 65 anni) era più limitato: 29%, 13 punti in meno. Mentre i più giovani mostravano un’incidenza superiore di 4 punti. I Democratici che hanno votato alle Primarie delineano, quindi, un profilo sociale “maturo” e istruito. Politicamente orientato a Sinistra (34%) e a Centro-sinistra (47%). In misura più limitata, al Centro (16%) e anche a Destra (3%). Vale la pena di osservare, però, come l’area di Centro e di Destra abbia registrato, negli ultimi anni, una crescita, seppur contenuta.
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La posizione professionale di chi ha votato alle primarie (La Repubblica, 3 maggio 2017)

Altrettanto interessante è la tabella che riepiloga le posizioni professionali degli intervistati. A spadroneggiare nel voto è la categoria dei pensionati, che contribuisce per il 41% ai votanti totali e per il 44% agli elettori di Renzi (per Orlando ed Emiliano sono di meno, è la percentuale attribuita al leader ad alzare la media). Seguono, molto staccati, i dipendenti privati (16%), poi quelli pubblici e i lavoratori dipendenti. Gli studenti, ovvero i giovani, contribuiscono per il 6% al plebiscito di Renzi e per il 10% ai voti attribuiti ad Orlando ed Emiliano: in questa categoria sono gli ultimi due ad alzare la media totale del 7% sull’elettorato. Andamento simile per i disoccupati.
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Insomma, il leader della rottamazione è diventato l’idolo degli anziani. E le primarie restituiscono «un Pd con un elettorato, nonostante tutto, uguale a se stesso, che si rispecchia sempre di più nel suo leader». Ovvero il Partito di Renzi. Che non gode della fiducia di giovani e disoccupati, il che è curioso per un partito “di sinistra”. Ma che rispecchia l’azione di un governo di bonus e aspetta la prova più dura: quella delle urne.

Leggi sull’argomento: Un plebiscito per Renzi

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