‘Froci via da qui’. È la scritta fatta la scorsa notte sul muro della Vanity dance studio di Centocelle. L’ultimo di una serie di atti intimidatori. La scuola ha quindi deciso di chiudere. “Non possiamo rimanere aperti. È pericoloso. Mi sembra tutto come un brutto sogno”, ha scritto su facebook Andrea Pacifici, socio nella fondazione e nella gestione del Vanity dance studio. “È impossibile per noi lavorare con uno stato d’animo del genere- ha scritto Simone Panella, socio fondatore e gestore della scuola, sempre su Fb- In particolar modo per Andrea. Abbiamo paura e la cosa terribile è che non sappiamo con chi prendercela. Siamo chiusi in questo dolore e ci fa paura anche spiegare come ci sentiamo”.
«Dal primo giorno che abbiamo aperto purtroppo abbiamo avuto problemi con alcune persone, minacce… discussioni …inseguimenti … atti intimidatori… allagamenti … tutto documentabile! – scrivono Andrea e Simone – Con tutte le forze abbiamo cercato di andare avanti cercando di creare un clima familiare all’interno della scuola! Non abbiamo ancora avuto il coraggio di denunciare l’accaduto, oggi troviamo il coraggio di parlare. Queste sono le immagini di quello che abbiamo trovato nella nostra scuola giorni fa! Mi auguro che non accada ad altri quello che oggi è accaduto a noi! Perché tutto questo credetemi fa veramente male!». Piovono i commenti di solidarietà nei confronti dei due direttori della scuola. Messaggi che invitano a denunciare e non mollare. Centinaia le condivisioni del post. Su Pride Online si legge che la scuola “è un vero centro di riferimento per molti ragazzi e ragazze amanti della danza e dell’attività sportiva”.
La notizia si diffonde in mattinata ma il comune di Roma resta in silenzio. Soltanto dopo alcune dichiarazioni di avversari politici che chiamano in causa la sindaca Raggi, il vicesindaco Luca Bergamo parla: “Sono solidale e vicino a chi lavora e frequenta la scuola di danza Vanity Dance Studio. Chi fa scritte omofobe manifesta solo ignoranza e aggressività che sono spesso prodotto della paura di chi non ha gli strumenti per affrontarle”.