Un sondaggio ha fermato il PD sullo ius soli?

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-12-27

Dopo il caso Boschi, a occupare le prime pagine dei giornali durante Natale è stata la morte definitiva dello ius soli, per il quale al Senato il 23 dicembre è mancato il numero legale per la discussione sulle pregiudiziali a causa delle molte assenze “tattiche”. Il MoVimento 5 Stelle ha affidato al senatore Maurizio Buccarella …

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Dopo il caso Boschi, a occupare le prime pagine dei giornali durante Natale è stata la morte definitiva dello ius soli, per il quale al Senato il 23 dicembre è mancato il numero legale per la discussione sulle pregiudiziali a causa delle molte assenze “tattiche”. Il MoVimento 5 Stelle ha affidato al senatore Maurizio Buccarella la spiegazione (comica) delle ragioni della sua assenza, mentre per il PD, con la grazia tipica dell’elefante in una cristalleria, è stato Stefano Esposito a dire che lui ed altri se ne sono andati perché il voto era inutile.

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Le assenze in Senato sullo ius soli ieri (La Repubblica, 24 dicembre 2017)

Il Messaggero però pubblica oggi i risultati di un sondaggio SWG sullo ius soli che avrebbe, secondo il racconto del quotidiano, orientato definitivamente il Partito Democratico a lasciar perdere quella che è sembrata una battaglia persa nel paese. La rilevazione viene dall’azienda più ascoltata dal PD in questo ambito, e sosteneva che la maggioranza degli italiani (il 53%) fosse in disaccordo con il varo della legge. Sia il quesito sia le motivazioni addotte per spiegare il dissenso, però, rappresentano e dimostrano che è stata invece la propaganda della destra e la rinuncia totale della sinistra a combatterla il motivo che ha portato all’addio della legge.
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Il sondaggio di SWG sullo ius soli (Il Messaggero, 27 dicembre 2017)

Il quesito infatti chiedeva all’interrogato se fosse d’accordo con quanti sostengono che “tutti i bambini che sono nati in Italia, indipendentemente dalle loro origini, hanno il diritto di essere cittadini italiani”. Questa è la filosofia dello ius soli propriamente detto, che nulla c’entra con la legge approvata alla Camera, nella quale si prevedeva che per far diventare cittadino italiano un minore è necessario che il padre abbia il diritto di soggiorno permanente, se si tratta di cittadini UE, o quello di lungo periodo per gli extra-Ue. Il genitore deve aver soggiornato per almeno cinque anni in Italia se cittadino UE. Se extracomunitario, deve anche dimostrare di avere un reddito, un alloggio idoneo e di conoscere la lingua. Solo se vengono soddisfatte tutte queste condizioni è possibile chiedere la cittadinanza.
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Ius soli temperato e ius culturae: chi ne potrebbe usufruire (La Repubblica, 15 giugno 2017)

E infatti anche le motivazioni fornite da chi è contrario nel sondaggio SWG non sono in linea con i dettami della legge: sostengono che la norma aumenterebbe l’afflusso di immigrati quando sappiamo che questo dipende dalle condizioni economiche e la legge serviva ai figli di chi si trova già in Italia da lungo periodo; oppure parlano dell’aumento di spesa pubblica – altra balla propagandistica messa in giro dalle destre – che è semplicemente una bufala. La verità è che il Partito Democratico ha rinunciato non oggi ma all’epoca dell’approvazione della legge alla Camera a combattere una battaglia di propaganda difficile ma non impossibile, che però necessitava di vere spiegazioni e grande impegno da ogni punto di vista. Ha ragione il senatore Esposito a dire che lo ius soli è caduto perché non c’erano i numeri per approvarlo. Ma quello che è accaduto il 23 dicembre al Senato è solo l’ultimo chiodo sulla bara di una morte che risale a molto tempo fa.
 

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