La vera storia della UE che vuole i formaggi senza latte

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-06-29

La Commissione Europea chiede all’Italia di abrogare una legge che vieta l’utilizzo di latte in polvere nella produzione di formaggi. I produttori denunciano le solite ingerenze della UE e delle aziende straniere ma viene fuori che è tutta colpa di un europarlamentare italiano. Che voleva “aiutare” le aziende italiane

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Continua la guerra del latte tra Italia e Unione Europea. A fine marzo la UE ha detto addio (dopo 32 anni) al sistema delle quote latte, ovvero a quel modello di regolamentazione della produzione di latte che imponeva a ciascun paese dell’Unione di rispettare precise quote di produzione e che ha “fruttato” al nostro Paese multe per 4,4 miliardi di euro. Attualmente l’Italia produce circa 11 milioni di litri di latte e ne importa 9. Non abbiamo fatto a tempo a festeggiare che arriva l’ennesima mazzata della Commissione che chiede all’Italia di togliere alcuni divieti che impediscono di produrre formaggi utilizzando il latte in polvere.

fonte: http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/03/30/news/finisce_l_era_delle_quote_latte-110341986/
fonte: http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/03/30/news/finisce_l_era_delle_quote_latte-110341986/

LA LETTERA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Come riporta il Corriere della Sera il 28 maggio la Commissione Europea ha inviato una diffida all’Italia che è invitata a “correggere” la legge n. 138 dell’11 aprile 1974 recante “nuove norme concernenti il divieto di ricostituzione del latte in polvere per l’alimentazione umana” che sancisce il divieto di utilizzo e di detenzione di latte in polvere e latte ricostituito al fine della produzione di prodotti caseari.

È vietato detenere, vendere, porre in vendita o mettere altrimenti in commercio o
cedere a qualsiasi titolo o utilizzare:
a) latte fresco destinato al consumo alimentare diretto o alla preparazione di
prodotti caseari al quale sia stato aggiunto latte in polvere o altri latti conservati
con qualunque trattamento chimico o comunque concentrati;
b) latte liquido destinato al consumo alimentare diretto o alla preparazione di
prodotti caseari ottenuto, anche parzialmente, con latte in polvere o con altri
latti conservati con qualunque trattamento chimico o comunque concentrati;
c) prodotti caseari preparati con i prodotti di cui alle lettere a) e b) o derivati
comunque da latte in polvere;
d) bevande ottenute con miscelazione dei prodotti di cui alle lettere a) e b) con
altre sostanze, in qualsiasi proporzione.

In sostanza la legge prevede che in Italia i formaggi si possano fare solo con il latte (il 50% del latte italiano viene utilizzato per la produzione di formaggi Dop) una scelta che, spiega oggi la Coldiretti – è stata fatta per preservare la qualità della produzione lattiero-casearia italiana. La decisione della Commissione di mettere in mora il nostro Paese non è andata giù ai produttori di latte, secondo il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo «siamo di fronte all’ultimo diktat di una Europa che tentenna su emergenze storiche come l’emigrazione, ma che è pronta ad assecondare le lobby che vogliono costringerci ad abbassare gli standard qualitativi dei nostri prodotti alimentari difesi da generazioni di produttori». Secondo i produttori di latte dietro la manovra della Commissione ci sarebbero le solite lobby che vorrebbero imporre all’Italia un metodo di produzione più economico che abbasserebbe la qualità dei formaggi italiani. A rischio non ci sono le Dop (Grana Padano, Montasio, Asiago e Mozzarella di bufala solo per citarne alcuni) ma tutti gli altri formaggi (ad esempio la mozzarella) per i quali i produttori italiani sono impegnati a garantire uno standard di qualità. Il rischio paventato dai produttori è che, consentendo l’uso di latte in polvere, diminuirebbe la qualità di questi formaggi non-Dop, con danni anche per in consumatori. Ma anche un grave danno d’immagine per il Made in Italy che, sempre secondo i produttori, subirà un adeguamento “al ribasso” con lo standard europeo.

Le eccellenze casearie italiane, secondo la Coldiretti la qualità della Dop ora è a rischio (fonte: La Repubblica)
Le eccellenze casearie italiane, secondo la Coldiretti la qualità dei prodotti non-Dop ora è a rischio (fonte: La Repubblica)

COME SI È ARRIVATI A QUESTA SITUAZIONE
L’iter della Commissione era iniziato a fine novembre 2013 con una richiesta di informazioni al nostro Paese alla quale l’Italia ha risposto a febbraio 2014. Ovviamente si tratta di adeguare le norme italiane a quelle europee e nessuno obbligherà i produttori italiani di scamorza (o altri formaggi) a usare il latte in polvere che se lo faranno sarà perché avranno trovato una loro convenienza (leggasi: guadagno) nel farlo e non perché “è l’Europa che ce lo chiede”. Ma molto prima della domanda della Commissione un europarlamentare aveva sollevato dubbi sulla legittimità della normativa italiana rispetto al diritto comunitario. Il 17 gennaio 2013 l’eurodeputato Oreste Rossi eletto all’Europarlamento con la Lega Nord (e già Presidente del Consiglio regionale del Piemonte sotto la guida di Roberto Cota). Nella sua interrogazione parlamentare a risposta scritta Rossi sollecitò l’intervento della Commissione Europea proprio sulla faccenda del divieto di utilizzo di latte in polvere:

In Italia la legge 11 aprile 1974 n. 138 vieta la detenzione, la commercializzazione e l’utilizzo del latte in polvere e di latte conservato con qualunque trattamento chimico, o comunque concentrati, per la produzione di latte UHT e dei prodotti lattiero caseari. Tale posizione italiana è stata riconfermata dal decreto legge 175/2011 per il recepimento della direttiva UE 2007/61/CE relativa a taluni tipi di latte conservato parzialmente o totalmente disidratato destinato all’alimentazione umana.
Le aziende produttrici di yogurt (per la cui produzione il latte concentrato è un ingrediente essenziale) in Italia, sono, quindi, obbligate a trasportare una quantità di latte maggiore di quella di cui avrebbero bisogno perché, a causa della citata legge, non possono operare il processo di concentrazione all’origine e poi trasportare il prodotto negli stabilimenti.
Questa normativa crea un ingente danno economico e competitivo alle aziende, essendo un ostacolo all’ottimizzazione dei costi logistici e ad una maggiore efficienza del processo produttivo. Inoltre, in base ai principi di libera circolazione nel mercato interno, si viene a creare una situazione di disparità rispetto ad altri paesi europei, come ad esempio Belgio e Francia, che possono utilizzare latte concentrato per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari.
Può la Commissione far sapere se ritiene che la permanenza in vigore in Italia della legge 11 aprile 1974 n. 138 e il recepimento della direttiva 2007/61/CE siano in linea con il diritto dell’Unione europea?

Insomma la Commissione che si è mossa proprio per garantire i principi di libera circolazione delle merci e che è stata accusata da tutti di voler affossare una delle eccellenze italiane sta agendo proprio in virtù della denuncia di Oreste Rossi (che ora è in Forza Italia) che all’epoca non era ancora uscito dalla Lega Nord. Niente lobby di produttori stranieri quindi, nono solo una situazione di “schizofrenia normativa” (quella del cioccolato senza cacao e del vino senza uva) come denuncia Carlo Petrini su Repubblica di oggi ma una vicenda tutta italiana. L’ennesima storia in cui un leghista tira la zappa sui piedi dell’Italia e gli euroscettici urlano al complotto senza rendersi conto che togliere un divieto non è introdurre un obbligo.
Foto copertina via Wikipedia.org

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