Tutti i tagli alla sanità

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-07-28

Cancellate il 15% delle prestazioni a carico dello Stato. Stop ad analisi e accertamenti doppione, ricoveri per la riabilitazione e i ricoveri di uno o due giorni ad alto indice di appropriatezza come gastroenteriti ed esofagiti. La black list del ministero

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“Tagliamo sprechi e doppioni, non tocchiamo la carne viva dei cittadini anzi utilizziamo meglio i loro soldi”: la linea di Matteo Renzi per raccontare i tagli alla sanità nel decreto Enti Locali è sempre la stessa. Ma il numero legale mancato ieri porterà il governo a chiedere l’ennesima fiducia al Senato per far passare il provvedimento che prevede 2,35 miliardi di euro di tagli per tre anni di seguito previsti dall’intesa tra governo e regioni, inserita nel Dl 78 sugli enti locali. Il contenuto del decreto è riassunto in questa infografica pubblicata oggi dal Sole 24 Ore:
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TUTTI I TAGLI ALLA SANITÀ
Il taglio da 2,3 miliardi alle spese sanitarie viene da lontano: già approvato la settimana scorsa in commissione, aveva avuto il via libera della Conferenza Stato-Regioni all’inizio di luglio dopo una prima intesa informale addirittura a febbraio. Ma proprio in questi giorni si è riacceso il dibattito sulla spending review, la revisione della spesa pubblica che riguarda anche la sanità, e soprattutto quello dell’utilizzo dei soldi risparmiati, che Yoram Gutgeld vorrebbe utilizzare per i tagli di tasse annunciati da Renzi e la Lorenzin invece vorrebbe mantenere nel settore. Spiega il Corriere:

La vera partitasi giocherà dopo, con le norme attuative del ministero della Sanità che ha già individuato alcune voci da mettere sotto osservazione, come le risonanze magnetiche prescritte per un semplice mal di schiena, oppure al ginocchio dopo i 65 anni. Si farà in fretta perché i 2,3 miliardi devono essere risparmiati tutti nel 2015, o meglio in quei pochi mesi che restano alla fine del 2015. Non a caso il servizio Bilancio del Senato ha già sottolineato le «difficoltà di conseguire un risparmio in corso d’anno»

Il Sole 24 Ore spiega che allo studio sono oltre 200 prestazioni specialistiche oggi erogate dal sistema sanitario nazionali, sulle quali si vogliono introdurre maggiori controlli. Tra le altre cose, verranno vietate le analisi “reflex” che potranno essere concesse solo in caso di comprovata necessità.

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I tagli alla sanità, gli obiettivi del governo (Il Sole 24 Ore, 28 luglio 2015)

Secondo le intenzioni del governo nel mirino dovrebbero finire le prestazioni più costose come, spiega oggi Paolo Russo sulla Stampa, una tac alla colonna con mezzo di contrasto resterà a carico del servizio sanitario solo in caso di sospetto tumore o complicanze post-chirurgiche. La stessa cosa varrà per le Tac agli arti superiori, mentre una risonanza alla colonna vertebrale con liquido di contrasto sarà mutuabile solo per accertamenti oncologici.

In tutto, calcolano i tecnici della Lorenzin, alla fine dovrebbero essere depennate circa un 15% delle prestazioni a carico dello Stato. Nella bozza di decreto per ora non se ne fa cenno, ma potrebbe scattare anche uno stop ad analisi e accertamenti doppione, eseguiti prima di 12 mesi. Magari perché il medico di famiglia prescrive quel che il pronto soccorso dell’ospedale che ha già eseguito un mese prima senza comunicarlo a nessuno. Nel mirino finiranno anche i ricoveri per la riabilitazione. Le regioni potranno rimborsarli “a tariffa” ai centri che li eseguono solo se c’è una correlazione clinica con il ricovero precedente, oppure in caso si riacutizzi una malattia importante, come la sclerosi multipla. In tutto la stretta sulle prestazioni “inappropriate”, che ha già fatto salire sulla barricate i medici, dovrebbe portare a 186 milioni di risparmio il primo anno.
Ma la cifra è destinata a lievitare e di molto se nella spending review finiranno anche tutta quell’infinità di ricoveri ospedalieri, di uno o due giorni, che costano almeno 500 euro al dì per cose che potrebbero tranquillamente essere risolte in ambulatorio o con una più economica sosta diurna in day hospital. La lista c’è già ed è composta di ben 108 ricoveri “ad alto indice di inappropriatezza”.Cose come gastroenteriti ed esofagiti, decompressione del tunnel carpale, piuttosto che interventi al cristallino o ad ernie non inguinali, che in assenza di complicazioni si risolvono dalla sera alla mattina. Secondo uno studio condotto dal Ceis dell’Università Tor Vergata di Roma oltre il 6% dei ricoveri, più di un milione e mezzo, sarebbero inutili. Uno spreco valutato pari a un miliardo e mezzo l’anno, che mister forbici, Yoram Gutgeld, potrebbe decidere di recuperare semplicemente non finanziando più per quota parte gli ospedali che ricoverano quando non serve.

LA LISTA NERA DEI PRESUNTI SPRECHI
L’ossatura della lotta agli sprechi attraverso l’abuso di prestazioni di esami e visite specialistiche sarebbe di fatto quindi già scritta ma la black list che servirà a mettere un freno alla cosiddetta medicina difensiva non è ancora definitiva. Un voluminoso documento con le prime indicazioni elaborate dai tecnici nell’Era Cottarelli sono a disposizione del Ministro che già da molto tempo aveva annunciato la sua intenzione di mettere mano alla questione. Il decreto del ministro deve arrivare entro 30 giorni dall’approvazione del dl Enti Locali e diventerà nei fatti un provvedimento che detterà le ”condizioni di erogabilità” con le indicazioni prioritarie per la prescrizione appropriata delle prestazioni per l’assistenza specialistica ambulatoriale ad altro rischio di inappropriatezza. Al di fuori di queste indicazioni la prescrizione va a carico dei cittadini con una rivalsa sul medico che subirà una riduzione di quanto dovuto dal servizio sanitario nazionale. ”Il nodo è come il decreto sarà scritto – spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale dei Diritti del Malato – e per questo le associazioni dei cittadini chiedono di essere ascoltate per evitare un razionamento delle prestazioni”. Poi sarà la volta di decidere cosa fare dei possibili risparmi. Gutgeld vorrebbe che fossero destinati al taglio dell’IMU e sulla TASI sulla prima casa. Ma quelle entrate erano state già impegnate. E la coperta è sempre più corta

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