Tutti i guai della sindaca Appendino

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-01-17

Chiara Appendino è la sindaca “più amata dagli italiani” ma in questi sei mesi di amministrazione a Cinque Stelle molte delle sue decisioni sono state prese sulla scorta di quanto fatto dall’amministrazione precedente. I torinesi hanno premiato la continuità oppure la rivoluzione promessa della Appendino è un altro dei suoi molti bluff?

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Ieri un sondaggio di IPR Marketing per il Sole 24 Ore ha rivelato che Chiara Appendino, la sindaca Cinque Stelle di Torino, è al primo posto nella speciale classifica dell’indice di gradimento dei sindaci italiani. Stranamente di questa notizia non c’è traccia sul blog di Beppe Grillo o sulla pagina Facebook del capo politico del MoVimento. Non c’è da sorprendersi più di tanto per la scelta di oscurare la notizia. Non tanto perché Virginia Raggi è al penultimo posto (con Filippo Nogarin di Livorno poco sopra) quanto perché al terzo posto si è piazzato Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma da tempo in rotta con la leadership del MoVimento.

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La classifica dei sindaci: i primi dieci posti (Il Sole 24 Ore, 16 gennaio 2016)

La promessa non mantenuta della riduzione dello stipendio

Lasciamo da parte le notizie non date dal sito che dà le notizie “che nessun giornale ha il coraggio di dare” e parliamo di quella che alcuni giornali hanno già soprannominato “la sindaca più amata dagli italiani”. Nonostante risulti essere una sindaca molto gradita ai cittadini (addirittura guadagnando consensi rispetto all’esito delle amministrazione) quando la Appendino in questi primi sei mesi di mandato ha dovuto affrontare alcune questioni spinose l’ha fatto in una maniera forse poco consona rispetto allo standard (ammesso che esista) del suo partito. Questo non significa che la Appendino stia governando male la città ma non è possibile non rilevare che rispetto a certe tematiche lo sta facendo con gli stessi metodi di chi l’ha preceduta. Anche qui niente di male, naturalmente, se non fosse che proprio su alcune delle decisioni prese da Appendino il MoVimento prima di andare al governo di Torino la pensava in maniera diversa. Già la partenza non è stata delle migliori: Appendino aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe tagliato il suo stipendio e quello degli assessori. Una promessa in pieno stile M5S che però non è stata mantenuta e la sindaca non si è ancora decurtata lo stipendio da novemila euro, in linea di quello percepito da Virginia Raggi a Roma (lo stesso dei suoi predecessori).

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Lo stipendio della Sindaca Appendino e degli altri componenti della giunta M5S (fonte La Repubblica di Torino del 30/10/2016)

La guerra “culturale” con Milano, l’inceneritore e gli insediamenti commerciali

Forse però la sindaca di Torino ha avuto poco tempo per concentrarsi su quanto guadagnava perché c’erano da prendere importanti decisioni per la città. Ad esempio le nomina di Renato Boero, ingegnere torinese che a Milano ha gestito il termovalorizzatore Silla 2 di Amsa, alla guida di Trm, la società che gestisce l’inceneritore di Gerbido a Torino. Una nomina non molto gradita visto che Boero si è affrettato a ribadire l’importanza dei termovalorizzatori per chiudere il ciclo dei rifiuti nelle grandi città. Anche se Appendino non aveva espressamente promesso di chiudere l’inceneritore di Gerbido (memore forse delle promesse fatte da Grillo a Parma) e quindi la sua decisione è senza dubbio più pragmatica di tanti proclami non è possibile non ricordare come una delle grandi battaglie del M5S sia proprio quella contro gli impianti di termovalorizzazione e che negli anni scorsi quello di Gerbido sia stato al centro di una battaglia portata avanti da alcuni consiglieri comunali pentastellati. Meno pragmatica invece è stata la battaglia sulla mostra su Manet prodotta da Skira con il Musée d’Orsay che era stata annunciata da Piero Fassino durante l’inaugurazione di quella di Monet, poi arrivata a 300mila visitatori. Skira però ha avuto qualche difficoltà a dialogare con la sindaca e così Torino ha perso la mostra che ha traslocato a Milano dove le opere del maestro degli impressionisti verranno esposte a Palazzo Reale. La guerra con Milano si combatte anche sul fronte del Salone del Libro che il sindaco Sala ha scippato l’idea alla città sabauda e nel 2017 se ne terrà uno anche a Milano. Sempre sul versante culturale i cittadini sono ancora in attesa che venga nominato dalla sindaca il presidenti del Museo del Cinema (la nomina di Maurizio Cibrario a Presidente di Fondazione Torino Musei è solo in attesa di ratifica da parte del Consiglio Comunale). Che sia un modo per dire che a Torino il vento sta cambiando? Una cosa è bluffare sul TAV, facendo credere agli elettori che uscire dall’Osservatorio sulla Torino-Lione possa in qualche modo cambiare le cose o fermare il tracciato dell’Alta Velocità, non dopo aver siglato con la Regione un patto per chiedere al Governo lo stanziamento di fondi (per un totale di 3.2 miliardi di euro) per la realizzazione di interventi importanti sulle infrastrutture la Stampa riferisce che nel patto tra Regione e Comune sono compresi interventi sul sistema ferroviario torinese:

C’è l’ammodernamento del sistema ferroviario metropolitano di Torino (più le fermate Dora e Zappata, interamente da finanziare con 75 milioni) e di molte linee ferroviarie: Torino-Modane, Torino-Pinerolo, Torino-Trofarello, Torino-Pont, Torino-Genova. C’è il miliardo e 200 milioni per costruire la linea 2 del metrò, su cui al momento ci sono appena 10 milioni. E ancora, il prolungamento della linea 1 verso Rivoli per cui mancano 180 dei 340 milioni necessari.

Non sempre però la Appendino ha cercato di invertire la rotta rispetto all’amministrazione precedente, lo dimostra ad esempio la concessione dell’autorizzazione per la costruzione del centro commerciale sull’area ex- Westinghouse. La Sindaca Appendino ha giustificato la decisione spiegando che il Comune potrà così incassare 19,6 milioni di euro che potranno essere così messi a bilancio e utilizzati per sostenere il capitolo cultura e altre iniziative del Comune. Casualmente si tratta della stessa spiegazione data nel 2014 dall’allora assessore all’Urbanistica Stefano Lo Russo che in un’intervista su Repubblica aveva motivato così la decisione della giunta Fassino

Il Comune non ha i soldi per le tante opere necessarie. Ad esempio per il nuovo centro congressi nell’area ex Westinghouse, 5.000 posti per un’infrastruttura di livello europeo. Ma servono fondi privati e per questo è stato aperto un bando per valorizzare tutta la zona. La proposta che ci è arrivata è quella di realizzare un centro commerciale.

Certo, durante la precedente consiliatura la Appendino e il M5S si erano detti fermamente contrari ad un progetto simile, ma un conto è stare all’opposizione un altro è governare una città. Del resto anche su SMAT, la spcoetà partecipata che gestisce i servizi idrici in città, Appendino ha smentito sé stessa (quando era consigliera della Commissione Bilancio) e ha seguito la linea già tracciata da Fassino richiedendo l’acquisto di 31mila azioni della società e soprattutto ha chiesto all’assemblea dei soci (che comprende diversi comuni della cintura) la redistribuzione delle riserve accantonate dalla società nel corso del 2015 (si tratta di 15 milioni di euro). La Appendino (a luglio) ha chiesto che ad eccezione di 5 milioni che verranno impiegati per acquistare le azioni in mano dei privati, il 100% della riserva venga destinato ai comuni per esigenze di bilancio; vista la partecipazione azionaria del Comune di Torino in SMAT alla giunta Appendino dovrebbero arrivare qualcosa come otto milioni di euro che la Sindaca ha intenzione di utilizzare per appianare i buchi di bilancio. E qui sta l’unica vera differenza con quanto chiesto già in passato dall’amministrazione precedente che aveva chiesto invece di poter accedere – tra le polemiche dell’opposizione e dei comitati – all’80% delle riserve di SMAT. Alla fine però Appendino non è riuscita nemmeno ad ottenere quanto voleva perché non è stato raggiunto un accordo con gli altri soci. Molto meno reattiva si è dimostrata invece la giunta guidata dalla Appendino sul caso delle palazzine ex-MOI occupate dai migranti. Infine di questi ultimi giorni è la polemica sui voucher che il Comune di Torino vorrebbe utilizzare per pagare alcuni giovani che svolgerebbero la mansione di mediatore culturale. In teoria il M5S è contrario all’uso dei buoni lavoro, eppure il Comune di Torino li utilizza. La Appendino in questo caso si è difesa spiegando che si tratta di una decisione della Giunta precedente.

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