Tutti i complotti sul voto degli italiani all'estero per il referendum costituzionale

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-11-24

Come funziona la votazione sul referendum del 4 dicembre per gli italiani che abitano all’estero? E soprattutto, è vero che visto che le schede non sono timbrate il loro voto è nullo? Facciamo un po’ di chiarezza dalle teorie del complotto referendario

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Hanno già votato, o stanno votando in questi giorni, gli italiani residenti all’estero che hanno ricevuto per posta il plico contenente la scheda elettorale, il tagliando elettorale e il certificato elettorale. Si tratta, come è ovvio, di un voto per corrispondenza: gli italiani iscritti all’AIRE e quelli temporaneamente residenti all’estero che ne hanno fatto richiesta votano inviando per posta la scheda con il loro voto. La procedura quindi è diversa da quella cui siamo solitamente abituati quando ci rechiamo al seggio ma il valore del voto è lo stesso.

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Le istruzioni per il voto dall’estero

Come funziona il voto dall’estero

A disciplinare lo svolgimento del voto per gli italiani residenti all’estero è la legge n. 459 27 dicembre 2001, recante Norme per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero. Naturalmente votare per posta presenta alcune difficoltà tecniche, soprattutto per chi si occupa di garantire il corretto svolgimento del voto, e quindi si è reso necessario l’utilizzo di alcuni accorgimenti affinché le schede degli elettori inviate per posta non possano essere usate per compiere brogli. D’altra parte anche la necessità di garantire la segretezza del voto (cosa che per chi vota in cabina elettorale è scontata) richiede una procedura diversa. Per evitare il rischio che il voto dell’elettore che vota dall’estero possa essere associato al suo nominativo e che quindi l’elettore possa essere identificabile si inserisce la scheda elettorale (ovvero la scheda con il quesito del refendum) in una busta piccola, che viene a sua volta inserita nella busta più grande. Nella stessa busta – ma fuori dalla busta piccola – va anche inserito il tagliando elettorale che va separato dal certificato elettorale, che è l’equivalente per gli elettori che votano dall’estero della scheda elettorale che presentiamo quando ci rechiamo al seggio a votare, in modo da consentire agli scrutatori di segnare sul registro degli elettori della circoscrizione che abbiamo votato. Quando la bustona contentente la busta con la scheda e il tagliando elettorale arriva a destinazione e viene aperta il tagliando serve per registrare che l’elettore residente all’estero ha votato ed una volta compiuta questa operazione la busta più piccola (ancora chiusa) con la scheda elettorale viene “separata” dal tagliando (che identifica l’elettore) e il voto torna ad essere anonimo e segreto. C’è inoltre il problema che riguarda il fatto che l’elettore sia o meno da solo (e quindi “libero”) al momento della votazione; una questione di illegittimità sollevata da Alessandro Pace, presidente del Comitato per il No, secondo il quale questo aspetto poco chiaro potrebbe aprire la strada ad una serie di ricorsi (da entrambe le parti) qualora per stabilire l’esito della consultazione referendaria fossero determinanti dai voti degli italiani residenti all’estero.

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Il plico con il materiale per il voto dall’estero, in rosa la scheda per il referendum

Schede non timbrate, referendum nullo!1

Un altro problema, ma sarebbe meglio dire incomprensione, riguarda il fatto che le schede elettorali recapitare a casa degli elettori residenti all’estero non siano timbrate. C’è chi sostiene che dal momento che le schede non sono state vidimate quel voto non sia valido e quindi debba essere annullato. In realtà non è così, semplicemente – e a differenza di quanto accade per il voto nei seggi in Italia dove i timbri vengono apposti prima  della consegna della scheda all’elettore – per quanto riguarda le schede degli elettori all’estero i timbri vengono apposti in fase di spoglio. Dobbiamo tenere presente che anche nei seggi normali non tutte le schede vengono timbrate, e soprattutto che le schede timbrate ma non consegnate agli elettori (vuoi perché l’affluenza è stata scarsa, vuoi per altri motivi) devono essere conteggiate e annullate in fase di spoglio. Se il Ministero dell’Interno spedisse all’estero schede timbrate ci sarebbe il rischio che queste schede – qualora non venissero rispedite dall’elettore – rimangano in circolazione. Ma mentre il fatto che una scheda non timbrata rimanga in circolazione è più o meno irrilevante (dal momento che effettivamente il suo valore è nullo) il fatto che delle schede elettorali vidimate (quindi valide) possano circolare è decisamente più grave. Nella peggiore delle ipotesi infatti potrebbero essere utilizzate per far risultare dei voti inesistenti in un qualche seggio.

24.11.2016 Referendum Costituzionale #referendum #ansia #circoscrizioneestero #votosì #votono

Una foto pubblicata da Edoardo Costa (@ecosta) in data:


A dimostrazione del fatto che le schede non timbrate spedite agli elettori all’estero sono in realtà perfettamente valide ecco quanto scritto nelle Istruzioni per le operazioni degli uffici di sezione istituiti presso l’ufficio centrale per la circoscrizione Estero così come previsto dalla legge 459/2001 già citata:

Spoglio e registrazione dei voti.
I. — Per il procedimento di spoglio si osservano le norme dell’art. 14 della legge 459/2001 e, in quanto non diversamente stabilito da tale articolo, quelle di cui all’art. 68 del testo unico n. 361 e successive modificazioni.
II. — Il vicepresidente del seggio estrae successivamente dall’urna ciascuna delle buste recanti la scheda votata; aperta la busta, imprime il bollo della sezione sul retro di ciascuna scheda, nell’apposito spazio. Il presidente, ricevuta la scheda, enuncia a voce alta la votazione per la quale il voto è stato espresso e consegna quindi la scheda al segretario. Il segretario enuncia ad alta voce i voti espressi e ne prende nota nella tabella di scrutinio; pone quindi le schede votate entro le apposite scatole. Come già precisato nel paragrafo 30, il presidente attribuisce ai due scrutatori il compito di coadiuvare il segretario nelle attività allo stesso demandate dalla legge.
III. — Quando una scheda non contenga alcuna espressione di voto, sul retro della stessa viene subito impresso, a cura del presidente, il timbro della sezione.

La procedura per il voto dall’estero è sicuramente più macchinosa e presenta alcune problematicità in più, ma il fatto che le schede arrivino non timbrate non è un’anomalia di questo referendum ma è esattamente quanto previsto dalla legge che da quindici anni regolamenta lo svolgimento del voto dei nostri connazionali residenti all’estero (il passo che ho citato sopra recepisce sostanzialmente l’articolo 14 della legge 459/2001). Accorgersene solo ora e gridare al complotto di Renzi è davvero ridicolo. Senza contare che anche nell’ufficio elettorale (che è in Italia) che si occuperà di scrutinare le schede degli elettori residenti all’estero saranno presenti – come nei seggi normali – i rappresentanti di lista dei vari partiti che sorveglieranno sul regolare svolgimento delle operazioni di voto.
Foto copertina credits @maryrocoast via Instagram.com

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