Tutte le risposte che Di Battista non ha dato a Gianni Minoli a Faccia a Faccia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-12-12

Alessandro Di Battista è il campione di una particolare categoria di politici: quelli che a domanda precisa non rispondono. Lo fa non tanto perché non sa cosa dire, ma perché essere né di destra né di sinistra in Italia ha un costo: stare fermi al centro senza scontentare nessuno. Sarà questa la strategia politica dei Cinque Stelle una volta al governo del paese?

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Il MoVimento 5 Stelle è un partito politico che ha l’ambizione di fare qualcosa che nella storia della Repubblica non succede da parecchio tempo, anzi che sostanzialmente non è mai successo se non per periodi di tempo molto brevi: governare il Paese senza allearsi con nessuno. L’unico modo per farlo ovviamente è ottenere una maggioranza schiacciante alle prossime elezioni politiche, e quindi è necessario convincere il maggior numero di italiani a votare il partito di Beppe Grillo.

Alessandro Di Battista, l’ultimo vero democristiano

Per farlo da qualche tempo alcuni leader politici del MoVimento, come Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, sono impegnati in un tour nelle piazze ma anche in un giro di interviste televisive. Una cosa che fino a qualche anno fa chi conosceva i Cinque Stelle avrebbe ritenuto impossibile. Ma in questi tre anni in Parlamento i portavoce pentastellati evidentemente hanno cambiato idea, consapevoli del fatto che in Italia l’odiata televisione ha ancora un ruolo importante nel decidere chi vince le elezioni. Ieri Alessandro Di Battista era ospite di Faccia a Faccia di Giovanni Minoli, una mezz’ora scarsa di domande a bruciapelo dalle quali sarebbe dovuta emergere la visione politica di Di Battista o almeno qualche idea che i Cinque Stelle hanno in mente di realizzare una volta al Governo. Perché è facile quando si è all’opposizione dire cambiamo tutto, ma l’esempio di Roma (e quello di Torino e prima ancora Parma) ci dimostrano quanto sia difficile imprimere una vera svolta rispetto al passato nell’amministrazione della cosa pubblica. Ieri sarebbe stata una buona occasione per Di Battista per farci sapere quali idee ha per il futuro del nostro Paese, ma purtroppo il nuovo Programma a Cinque Stelle deve essere ancora scritto e quindi abbiamo assistito ad una mezz’ora di nulla. Utilizzando lo stesso tono di voce di Virginia Raggi l’onorevole Di Battista è riuscito a svicolare sostanzialmente tutte le domande fattegli dal conduttore de La 7. Si è iniziato parlando subito di informazione: i cittadini non si fidano dei giornali e della televisione e Di Battista in quanto cittadino non si fida dei giornali e della televisione. O meglio, di qualcuno si fida ma il problema oggi sono gli editori impuri ovvero tutti quegli editori che hanno altri interessi al di fuori dell’editoria. Su tutti De Benedetti (La Repubblica) e Caltagirone (Il Messaggero) ma Di Battista “dimentica” l’impero editoriale della famiglia Berlusconi (non a caso per Di Battista Berlusconi “è il meno peggio”). Così come poco più avanti dichiara stima e rispetto per Almirante (dimenticando forse che Almirante fece più volte ricorso all’immunità parlamentare per sfuggire ai processi).

di battista minoli faccia a faccia
L’immancabile Marione non risparmia Minoli

Con quale legge elettorale si voterà?

Ai Cinque Stelle oggi va benissimo l’Italicum, anzi ne vorrebbero due: uno per la Camera e uno per il Senato. Però fino a qualche mese fa i Cinque Stelle ci spiegavano che l’Italicum era una legge elettorale liberticida che ci avrebbe portati alla dittatura. Ora che la Costituzione è salva Di Battista ci spiega che loro non sono per l’Italicum ma per quella legge che uscirà dalla sentenza della Corte Costituzionale, che sarà sempre l’Italicum anche se emendato da qualche sua parte (probabilmente il ballottaggio e il premio di maggioranza).

Perché Virginia Raggi a Roma sta avendo così tante difficoltà?

A sei mesi dalla sua elezione Virginia Raggi non è riuscita a fare molto, certo la situazione è complicata ma il minimo sindacale sarebbe stato almeno costruire una giunta, eppure in questi mesi la Raggi ha molto faticato a creare la sua squadra di Governo, che continua a perdere pezzi. L’ultimo dato in uscita è l’assessore all’urbanistica Paolo Berdini che se ne potrebbe andare per via del pasticcio sul nuovo stadio della Roma. Eppure tra i grandi successi della Raggi Di Battista riesce ad annoverare l’aver detto no alle Olimpiadi dei palazzinari. Un no che sostanzialmente non è costato nulla e che più che un successo è una resa della Raggi che ha ammesso di non essere in grado di controllare il “sistema del malaffare” che ruota attorno ai grandi eventi. Più difficile di quello c’è solo “essere assessore per i Cinque Stelle”, almeno stando a quanto ha detto Di Battista.

Se il MoVimento dovesse vincere le elezioni ci sarà un leader o un portavoce?

Posto che il Capo Politico del Cinque Stelle è Beppe Grillo la domanda è abbastanza semplice e riguarda il ruolo che avrà il futuro eventuale Presidente del Consiglio eletto tra le fila del MoVimento: ma a Di Battista interessa “il cosa e non il chi” e su questo punto ritiene di non doversi esprimere perché sarà il programma a stabilire cosa dovrà fare il nuovo capo del governo. Il candidato premier verrà scelto in Rete, sulla piattaforma di Casaleggio dove secondo Di Battista ogni decisione che viene presa è certificata da società esterne. Una cosa che è vera solo a partire dalla votazione sullo statuto e sul regolamento (quindi l’esempio della scelta di Rodotà è fuorviante). Così come è fuorviante dire che il referendum sull’acqua è stato disatteso.

In Europa con o senza Euro?

Come abbiamo scritto qualche giorno fa non è ben chiaro cosa ne pensano i Cinque Stelle dell’Euro. O meglio, sappiamo che lo considerano un disastro ma mentre Di Maio ha proposto un “euro 2” che forse è un euro a due velocità e forse un euro 2.0 Di Battista è ancora più criptico. Ci sarà un referendum, se i cittadini decideranno di uscire dall’Euro il Paese uscirà dall’Euro. Facile? Non proprio, perché Di Battista innanzitutto non dice se il MoVimento farà campagna elettorale per l’uscita dall’Euro o meno (lo decideranno i cittadini) e non dice nemmeno come vorrà gestire la fase di transizione. Fase che inizierà molto prima del voto non appena verrà indetto il referendum e i mercati inizieranno ad andare in picchiata. Alla domanda secca “lei dice sì all’Europa dei Popoli e no all’Euro” Di Battista non risponde. E non è vero che il MoVimento ha raccolto le firme per il referendum.

Come risolvere il problema dell’immigrazione?

“In questa fase storica si devono rimpatriare le persone che non hanno diritto all’asilo”. Una frase che di per sé non significa nulla perché c’è già una legge che lo prevede. La risposta di Dibba è quella di “evitare le guerre e i conflitti” che causano i flussi migratori e sostenere la cooperazione internazionale. Sicuramente qualcosa di importante da fare in futuro ma che non risolve il problema di coloro che sono oggi in Italia.

Le piace Putin?

Da mesi il MoVimento 5 Stelle è impegnato (proprio come la Lega Nord) in una manovra di avvicinamento (anche a costo di andare contro la Nato) con la Russia di Putin che è visto come un potenziale e affidabile alleato. Non sappiamo però se a Di Battista Putin piace come Almirante e Berlinguer, perché non ce lo dice, ma sappiamo solo che se il MoVimento andasse al governo domani allora farebbe togliere le sanzioni economiche contro la Russia. Sanzioni che però sono state decise a livello europeo.

Lei ha detto è più importante essere onesto che antifascista, cosa significa?

Alessandro Di Battista è un politico italiano che negli ultimi sei mesi si è speso in centinaia di comizi in giro per l’Italia per difendere la Costituzione, Costituzione che è nata dopo la sconfitta del Fascismo e che è impregnata degli ideali dell’antifascismo. Alessandro Di Battista è anche un politico che ieri ha detto che nel 2016 non si può ancora stare a parlare di antifascismo, perché è come parlare di guelfi e ghibellini. Anzi, per Di Battista essere antifascisti e onesti è come essere fascisti e onesti. L’onestà è chiaramente un principio importante per i Cinque Stelle, ma lo è anche la democrazia, e non risulta che per i fascisti sia un principio così importante. Ma in fondo Di Battista paga il fatto non tanto di essere figlio di un padre dichiaratamente fascista (che non è una sua colpa) quanto quello di far parte di un MoVimento che non vuole essere né di destra né di sinistra ma che vuole prendere i voti da destra, da sinistra e dal centro. Ed è proprio per questo che ogni risposta di Di Battista può andare bene a chiunque: parla di espulsioni ma anche di cooperazione internazionale, di Europa dei Popoli ma anche di sovranità monetaria, di democrazia diretta ma anche di programmi elettorali che hanno maggior valore delle decisioni prese in Rete. Chi voleva ascoltare il Di Battista “movimentista e frikkettone” ieri è stato accontentato, chi si aspettava un Di Battista sovranista amico di Putin che omaggia Almirante pure. Chi invece voleva sapere in che modo i Cinque Stelle vogliono governare l’Italia è rimasto deluso. E in fondo dopo tre anni in Parlamento qualche idea se la saranno pur fatta no? A quanto pare l’unico modo per saperlo, come per le migliori serie televisive, è quella di aspettare la prossima stagione.

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