Tutte le bufale dei giornali sulla Grecia

di Faber Fabbris

Pubblicato il 2015-03-13

Dopo il Corriere tocca a Federico Fubini e Repubblica raccontare le immaginarie difficoltà di Syriza e Varoufakis. Ma il fact checking non va più di moda?

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Non è una novità che le battaglie politiche si giochino anche (forse prima di tutto) sul terreno mediatico. L’ascesa al potere di Syriza, evidentemente, non fa eccezione. Tanto più che il rivolgimento politico che esprime mette in subbuglio gli equilibri acquisiti e i consensi ‘bipartisan’. Sbaragliati gli schemi delle analisi convenute, e delle formule liturgiche (‘i compiti a casa’; ‘i necessari sacrifici’; le inevitabili ‘riforme’), molte redazioni vanno in tilt. I vecchi codici non funzionano più. Ci si arrabatta come si può, sbirciando gli altri media mainstream. Gli esempi piovono, e chi frequenta questo giornale sa come smascherarli: l’esempio più recente è stato quello del Corriere della Sera, che ha assegnato a Varoufakis l’idea di un referendum sull’euro.
 
E REPUBBLICA CHI È, LA FIGLIA DELLA SERVA?
Nella decennale battaglia Roma-Milano per l’agognata palma del ‘quotidiano di riferimento’, Repubblica non poteva restare inerte. Ed infatti Federico Fubini si è lanciato qualche giorno fa nell’“analisi” della riunione dell’Eurogruppo di lunedì 9 marzo, nella quale la Grecia ha illustrato le riforme che sta mettendo in cantiere, in definitiva per riorganizzare il gettito fiscale. La lettura degli eventi può sempre dipendere dagli orientamenti chi li osserva. Sui fatti, però, bisognerebbe essere aderenti. Da questo punto di vista, l’articolo è un concentrato di inesattezze, alcune delle quali palmari. Senza pretesa di esaustività, quasi alla rinfusa:

“Ieri a Bruxelles i ministri dell’Eurogruppo hanno respinto la prima lista di riforme presentate da Atene, perché la considerano vaga”.

In realtà non c’è stato nessun ‘respingimento’. Gli accordi del 20 febbraio prevedevano la presentazione e la discussione di un primo piano di riforme per ‘concludere’ l’ultima fase del precedente protocollo (che sarebbe scaduta -secondo accordi con il governo precedente – il 28 febbraio). Fubini allude alle dichiarazioni informali rilasciate ai giornalisti da Dijseelbloem prima della riunione. La riunione dell’eurogruppo non prevedeva di deliberare -e non ha deliberato – sul documento Varoufakis. Come ufficialmente recita il comunicato finale del consesso, L’esito concreto dell’appuntamento è stato l’inizio del negoziato -più volte sollecitato da Atene- fra delegati di BCE, Commissione, FMI, governo greco e Fondo Salva Stati, per ridefinire modalità e scadenze dell’ultima fetta di aiuti (7,2 mld). I negoziati si svolgeranno a Bruxelles, e sono cominciati l’11 marzo. È questo l’accordo ponte, entro la cui durata la Grecia vuole preparare e trattare una soluzione globale sul suo debito.

“[Varoufakis] non ha una parola sulla riforma fiscale, sulla riduzione dei ministeri da 16 a 10, sul piano nazionale contro la corruzione”.

La riduzione dei ministri da 16 a 10 è già stata fatta. Il gabinetto Tsipras comprende 10 dicasteri, in luogo dei 16 di quello Samaras (http://www.primeminister.gov.gr/government anche senza sapere il greco, basterebbe saper contare). Alle questioni fiscali sono dedicati i paragrafi I e II del documento presentato all’Eurogruppo del 9 marzo (http://greece.greekreporter.com/files/Greece-letter-to-eurogroup-PDF.pdf pp. 3-7). In particolare i paragrafi I-1(Riforma del Consiglio fiscale, in sostanza dotandolo di terzietà rispetto al governo, e dandogli il potere di definire il preventivo fiscale per la legge finanziaria); I-2 (Rafforzamento e razionalizzazione degli enti di controllo e di valutazione del gettito fiscale); II-4 (Recupero degli arretrati fiscali – che ammontano a 76miliardi di euro, secondo un sistema di sconti in ragione del volume del rimborso, e di dilazionamenti fino a 100 rate. Il relativo disegno di legge è stato deposto il 12 marzo in parlamento). Il piano anticorruzione è iscritto un disegno di legge nel calendario parlamentare (cfr. infra). Fubini riassume: ‘nemmeno una parola’.

un robusto e dettagliato accordo sulle riforme a Bruxelles sbloccherebbe subito una nuova rata di prestiti da 7,2 miliardi dal resto dell’area euro;

In realtà si è evocato lo sblocco di una parte dei 7,2 milardi, che è la cifra totale della ‘conclusione’ del vecchio memorandum, allungata fino ad aprile. Il piatto forte dell’articolo di Fubini è però l’inesorabile avanzare del ‘fronte interno’:

[Il testo del 6 febbraio di Varoufakis è stato] discusso a porte chiuse per 12 ore dai 149 parlamentari di Syriza. Secondo Medley Global Advisors, un’agenzia di servizi agli investitori, al termine del confronto un gruppo fra 18 e 30 deputati della sinistra interna avrebbe votato contro.

L’ “opposizione interna” a Syriza è articolata in varie correnti (che nell’ultimo congresso del partito hanno globalmente raccolto circa il 40% dei delegati). Fra gli esponenti più critici alla linea di permanenza nell’euro (con proposta esplicita di uscita) c’è l’economista Lapavitsas, vicino all’area ‘Piattaforma di Sinistra’ -anche se non ne fa parte- che ha dichiarato martedì: ” i rappresentanti della delegazione greca hanno agito bene nella trattativa con l’eurogruppo, nonostante le fortissime pressioni esercitate”Se la fonte citata è credibile, si tratterebbe di un restringimento dell’opposizione a Tispras, visto che nel voto del comitato centrale del 1 marzo, il documento ‘critico’ sull’accordo del 20 febbraio totalizzava il 38% dei voti mentre l’opposizione nel gruppo parlamentare (i cui seggi sono stati attribuiti pressoché proporzionalemente alle correnti interne) nel voto citato, le voci critiche si riducono a poco più del 20% (circa dimezzate).
 
COME TI RACCONTO LA GRECIA SUI GIORNALI
Infine la perla: Fubini ci informa, con raffinato senso della punteggiatura che:

Intanto l’ultimo sondaggio Marc, preso in Grecia nello scorso week-end, registra per la prima volta un crollo del 19% al consenso del nuovo governo. Per Tsipras la strada si fa sempre più stretta.

Mentre gli astanti tremano dalla paura in sala, andiamo a vedere i risultati del sondaggio Marc e il confronto con il precedente (anche se su domande leggermente differenti):

16 febbraio 2015:
Opinione positiva o piuttosto positiva sulle prime mosse del governo : 81,5%
8 marzo 2015:
Opinione positiva o piuttosto positiva sull’operato del governo: 64,0%

A parte che 81,5%-64% fa 17,5% e non 19% (ma a questo punto possiamo dubitare che Fubini fosse particolarmente assiduo alle lezioni di greco e di matematica), il governo Renzi può solo sognare cifre de genere, collocandosi alla metà dei consensi di Syriza (32% di fiducia secondo Ixè). Au passage, sempre lo stesso istituto valutava al 69,6% i greci favorevoli ad un accordo onorevole all’Eurogruppo, piuttosto che una rottura, con eventuale ritorno alla dracma  (certo, si tratta di un sondaggio un po’ lapalissiano). Infine, secondo un sondaggio elettorale della Metron Analysis del 27 febbraio (il più recente che esista) Syriza è data al 47% delle intenzioni di voto (27 punti davanti a Nuova Democrazia, e +11% rispetto alle elezioni di gennaio). Alcuni hanno riportato 42%, ma si tratta dei dati comprendenti incerti, nulle e bianche. Per chiudere: a chi rimprovera a Tsipras di aver ‘tradito le sue promesse elettorali’ (altro frequentato luogo comune sulle vicende greche), segnaliamo che è già stato oggi depositato in parlamento un primo disegno di legge sulla ‘crisi umanitaria’: riallaccio della corrente e gratuità dei primi 300kWh per le famiglie più povere; sovvenzioni mensili (fino a 200€) per i casi di povertà estrema; buoni pasto gratuiti per i senzatetto. E anche prime misure contro la corruzione nella pubblica amministrazione. Insomma, ma il primo compito del buon giornalista non era quello di controllare le fonti?

Leggi sull’argomento: Come è finita la storia di Varoufakis e del referendum sull’euro

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