La Farnesina dice che la storia del mare di Sardegna ceduto alla Francia è una bufala

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-03-18

Il ministero degli Esteri risponde a Giorgia Meloni, che sosteneva che con il Trattato di Caen il 25 marzo sarebbero stati “scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi”. L’accordo non è stato ratificato

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La notizia di possibili cessioni di acque territoriali alla Francia è priva di ogni fondamento, “l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici”. Lo precisa la Farnesina in una nota stampa che viene genericamente indirizzata “relativamente alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici”.

Il trattato di Caen e il Mare di Sardegna ceduto alla Francia

Nella nota non è fatto alcun nome ma appare evidente il riferimento a Giorgia Meloni, che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un post in cui si scrive che “In assenza di un intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato. Per questo Fratelli d’Italia intima il governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali”. Aggiungendo “chiediamo inoltre l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella affinché questo trattato, che importa variazioni del territorio italiano, sia sottoposto al voto di ratifica del Parlamento come previsto dall’articolo 80 della nostra Costituzione”.

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Meloni annuncia anche di aver presentato con Guido Crosetto “un esposto alla Procura di Roma contro Paolo Gentiloni per fare piena luce su questa storia dai contorni torbidi”. Che però secondo la Farnesina invece tanto torbidi non sono. Questo perché il famoso accordo, di cui si parla dal 2016, non è stato ratificato dal Parlamento italiano: «I confini marittimi con la Francia sono pertanto immutati e nessuno, a Parigi o a Roma, intende modificarli”. E quanto alla data del 25 marzo, “essa, come informa l’ambasciata di Francia a Roma, riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico’ sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non è volta in alcun modo a ‘modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo’».

L’errore sulle cartine e il trattato di Caen

L’ambasciata – dice ancora la Farnesina – riconosce che ‘le cartine circolate nel quadro della consultazione pubblica contengono degli errori (in particolare le delimitazioni dell’accordo di Caen, non ratificato dall’Italia)‘ e aggiunge che ‘esse saranno corrette al più presto possibile'”. Infine, dal ministero degli Esteri italiano sottolineano che “a breve si terranno consultazioni bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto esistente”.

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La storia dei mari della Sardegna va avanti da un paio di anni, quando anche all’epoca mancava la ratifica del Parlamento italiano. All’epoca venivano raccontati come “ceduti da Renzi” e la tematica è stata oggetto anche di un’interrogazione del M5S al Senato, dopo il racconto di un sequestro, chiaramente illegittimo, di una barca italiana in zona:

il 13 gennaio 2016 il peschereccio italiano “Mina”, mentre stava praticando la pesca del gambero in profondità, viene tratto in stato di fermo nel porto di Nizza, da una motovedetta della Gendarmerie maritime; la motivazione del fermo è lo sconfinamento dell’imbarcazione italiana in acque territoriali francesi;
dall’agenzia “Ansa” del 14 gennaio 2016 si apprende che il comandante del peschereccio avrebbe dichiarato: «Sono saliti a bordo e ci hanno chiesto con arroganza se nascondevamo armi. Anzi volevano che tirassimo fuori le armi. Poi hanno minacciato di metterci le manette e dopo aver preso il comando dell’imbarcazione ci hanno portati al porto di Nizza. (…) Eravamo in acque italiane (…) tanto è vero che lo scorso anno, nello stesso punto in cui ci trovavamo ieri, non ci è stato contestato nulla. (…) Da ieri sono fermo qui a Nizza, con i miei due membri di equipaggio e non ci dicono nulla. Da parte loro è stato un abuso di potere e un sequestro di persona avvenuto in acque italiane e noi abbiamo le prove per dimostrare che non era territorio francese. Perché è tutto registrato»;
il 16 gennaio le autorità francesi hanno motivato il fermo dichiarando che il “Mina” ha sconfinato nelle acque nazionali francesi, rese tali da un accordo bilaterale tra Italia e Francia, fatto a Caen il 21 marzo 2015, il quale ha modificato il confine marittimo di circa un miglio a favore della Francia;
il peschereccio sarebbe stato rilasciato a seguito del pagamento di una cauzione;
considerato che:
“Corsicaoggi” del 22 gennaio riporta che l’oggetto del trattato bilaterale sia una sorta di scambio territoriale, secondo il quale l’Italia cede la porzione di mare cosiddetta “fossa del cimitero”, detta “la fossa dei gamberoni”, in cambio delle secche tra la Capraia, l’Elba e la Corsica;
dal sito del Ministero della difesa si apprende che il 21 marzo 2015 si è svolto a Caen in Francia un incontro bilaterale denominato “Ministeriale 2+2 Esteri Difesa, Italia-Francia”. Al vertice hanno preso parte il Ministro della difesa Pinotti con il suo omologo Jean-Yves Le Drian e i Ministri degli affari esteri di Francia e Italia, Laurent Fabius e Paolo Gentiloni Silveri;
risulta agli interroganti che il testo dell’accordo bilaterale non risulterebbe consultabile neppure nelle banche dati governative, così come non sarebbe stato ancora predisposto dal Governo il previsto disegno di legge di ratifica. Conseguentemente la legge di autorizzazione alla ratifica non è stata ancora approvata dal Parlamento italiano;
a giudizio degli interroganti, non essendo ancora in vigore il trattato bilaterale del 21 marzo 2015 le acque contese sono da considerarsi a tutti gli effetti acque italiane,
si chiede di sapere:
da chi sia stata pagata la cauzione per il rilascio del peschereccio italiano “Mina”, in quanto sia consistito l’importo e in base a quale norma vigente sia stata applicata la sanzione;
quali siano i motivi per cui a valle del trattato nessuna delle istituzioni coinvolte, sia locali che nazionali che europee, sarebbe stata informata dell’accordo;
da chi sia stato firmato l’accordo bilaterale tra Italia e Francia e se i Ministri in indirizzo ne siano stati informati;
quale procedura sia stata seguita per la firma del trattato e se tale procedimento preveda l’inoltro di informative ai soggetti coinvolti;
se intendano intraprendere, nell’ambito delle rispettive attribuzioni, una fase di audizione dei portatori di interesse in modo da recepire ed attuare quindi politiche corrette nel rispetto dei luoghi e dei cittadini;
se intendano avviare, per quanto di competenza, un processo di revisione delle procedure di firma e ratifica dei trattati internazionali, nonché delle modalità di informativa destinate ai soggetti coinvolti.

Un’altra interrogazione è stata presentata dalla senatrice PD Donatella Albano. Questa, all’epoca, la risposta del sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova:

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La risposta di Della Vedova sugli accordi Caen

Anche all’epoca si sottolineava che il Trattato di Caen non era ancora in vigore, perché appunto mancava la ratifica. Che non è mai arrivata.

Leggi sull’argomento: Il Trattato di Caen: la storia del mare italiano che il 25 marzo diventerà francese (è una bufala)

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