Thomas Mair: chi è l'accusato dell'omicidio di Jo Cox

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-06-17

L’uomo, descritto come mentalmente disturbato e in cura con psicofarmaci fino al 2010, era considerato un tipo tranquillo e solitario dai vicini di casa. Un’organizzazione americana ha pubblicato le fatture dell’acquisto di manuali per la costruzione di armi in casa. Giallo sulla frase «Britain First»

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Si chiama Thomas Mair, ha 52 anni e risulta originario di Batley, nello Yorkshire, non lontano dalla località di Birstall, dove è avvenuto l’agguato l’uomo accusato di aver ucciso la deputat laburista Jo Cox. La stampa inglese ha pubblicato una sua foto in cui appare in mimetica e con un berrettino da baseball beige in testa. Il Wall Street Journal scrive che l’uomo ha lavorato come giardiniere ed era descritto dai vicini come un tipo tranquillo e solitario; nelle cronache di un giornale locale sei anni fa veniva descritto come un disturbato mentale.

Thomas Mair: chi è l’accusato dell’omicidio di Jo Cox

Il Southern Poverty Law Center, organizzazione no-profit statunitense che tiene traccia di gruppi estremisti, ha scritto giovedì sera di aver ottenuto le fatture a nome del signor Mair un indirizzo postale di una serie di acquisti risalenti al 1999, di materiale editoriale di un gruppo neonazista americano chiamato National Alliance. L’uomo avrebbe comprato libri che descrivevano come costruire una bomba e una pistola fatta in casa. Secondo il Telegraph l’uomo, nato a Kilmarnock in Scozia, è stato identificato come un S. A. Patriot, ovvero un sostenitore di un gruppo pro-apartheid sudafricano, del quale avrebbe acquistato materiale di propaganda negli anni scorsi. Ha vissuto per quaranta anni nella sua proprietà a Birstall insieme alla nonna. Nel 2011 Thomas Mair aveva trovato lavoro come giardiniere, e aveva dichiarato a un giornale locale che il lavoro era stato più salutare di tutti gli psicofarmaci che prendeva.

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Gli acquisti sul sito della National Alliance pubblicati da SPLCenter

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Thomas Mair è indicato come supporter in una pubblicazione on-line dello Springbok Club, un’organizzazione che propaganda l’apartheid; un articolo dello Springbok Cyber ​​Newsletter aveva supportato nel giugno di quest’anno il Leave al referendum sulla Brexit.  C’è poi il racconto da parte di un testimone dello slogan urlato dall’aggressore, “Britain First!”, successivamente non confermato dai media britannici che hanno pubblicato la notizia. E’ anche il nome di una formazione di estrema destra, nazionalista e anti immigrati – e ferocemente pro Brexit – sorta 5 anni fa sulle ceneri del British National Party. Il partito dapprima ha accusato i media di voler strumentalizzare la vicenda, poi in una dichiarazione del leader, Paul Golding, ha definito l’assassinio della Cox “una giornata oscura e terribile per il Paese e la democrazia”. La polizia indaga su Thomas Mair, scavando nella vita dell’uomo per tentare di comprendere il suo movente. Sono state recuperate delle armi, ma non è chiaro se siano quelle usate per l’omicidio o altre rinvenute nella sua abitazione, subito perquisita. Non ci sono altri indagati.
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La scena dell’omicidio di Jo Cox

Il sangue sulla Brexit

Jo Cox, 42 anni non ancora compiuti, moglie di Brendan, madre di due figli piccoli, ex attivista di Oxfam e beniamina del Labour in prima fila nel sostegno a un’azione internazionale per far finire la guerra in Siria come nella lotta alle nuove schiavitù e per l’apertura dei confini britannici ai profughi (in testa i piccoli siriani), è stata attaccata di fronte alla biblioteca di Birstall, dove secondo la tradizione britannica aveva in programma l’incontro settimanale con gli elettori del suo collegio. Hithem Ben Abdallah, che era in un caffè di fronte, ha sentito urlare ed è uscito: in tempo per vedere l’aggressore divincolarsi da un altro uomo che cercava probabilmente di fermarlo e che è rimasto leggermente ferito, e quindi di scagliarsi sulla deputata: Jo, fisicamente minuta, si è difesa dalle coltellate, finché l’assassino non è riuscito a tirar fuori una pistola da una borsa e a far fuoco a distanza ravvicinata. “Almeno tre colpi”, dopo diversi fendenti, ha raccontato un altro testimone oculare, Clarke Rothwell, che l’ha vista infine cadere in una pozza di sangue fra due automobili parcheggiate. Il resto è stato solo un volo disperato in elicottero in ospedale. La parlamentare laburista, data già per morta dai primi soccorritori, non ha avuto la minima possibilità di essere rianimata. E nel primo pomeriggio – mentre il marito e compagno di lotte la omaggiava con una foto struggente su twitter ripresa sulle rive del Tamigi, dove la coppia aveva scelto di vivere con i figli in una casa galleggiante – ne è stato annunciato formalmente il decesso. La deputata aveva ricevuto una raffica di mail di minacce negli ultimi tre mesi e la polizia stava considerando la possibilità di aumentare la sua sicurezza. Lo rivela il Times. La polizia locale aveva considerato di incrementare il livello di sicurezza sia alla sua circoscrizione elettorale a Birstall sia alla sua abitazione su una chiatta sul Tamigi, dove viveva con la famiglia. Una fonte ha rivelato che Cox non aveva fatto caso “ai messaggi minacciosi fino a quando ‘la frequenza e il numero non sono aumentati'”. Secondo il Times, però, non ci sarebbero collegamenti diretti tra le mail e l’attacco avvenuto ieri. Gli investigatori hanno interrogato l’omicida Thomas Mair sulle ragioni del suo gesto.

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