Mille metri di corsa in sei minuti e 30 per le donne e cinque e 30 per gli uomini. Questa rientra tra le prove da svolgere nel concorso pubblico bandito da due Comuni del Torinese, Vigone e Torre Pellice, per due posti da commissario dei vigili. Sembra tutto normale, tranne per il fatto che alle donne venga richiesto qualcosa in più: un test di gravidanza negativo, da effettuare negli ultimi cinque giorni precedenti l’esame (specifica il documento). Pena l’esclusione dalle prove di efficienza fisica previste. A dare la notizia è La Stampa, a rimanere senza parole, invece, tutte le donne che lottano ogni giorno per fare rispettare i loro diritti.
La dirigente sindacale nazionale del Csa polizia locale, Loredana Cristino, ha dichiarato così alla Stampa, parlando di vera e propri discriminazione:
“Chiedere a una candidata per un posto di vigile urbano il test di gravidanza è discriminatorio. Sperare poi che in due mesi sia uscita dallo stato in cui si trova è totalmente folle. Mica siamo criceti”.
Chi è incinta, dunque, non potrà partecipare alla prova. Il caso sta facendo discutere e non poco. L’avvocato Vittorio Barosio, esperto di diritto amministrativo, ha poi spiegato perché: “Il bando non assegna agli aspiranti vigili funzioni tali da richiedere come requisito di ammissione al concorso una prova di efficienza fisica consistente nel poter correre 1.000 metri, e per di più in un tempo limitato. Mi pare quindi che la fissazione di questo requisito non sia legittima”.