Crepe e cornicioni caduti nella basilica di San Paolo, un ascensore crollato in zona Marconi e poco altro: in seguito al terremoto avvertito stamattina la conta dei danni è ancora in corso ma le prime notizie fanno pensare a una situazione per ora e tutto sommato tranquilla. C’è però una lesione tra due edifici con leggero distacco al civico 88 della Circonvallazione Clodia, a Roma. Sul posto i vigili urbani, che hanno chiuso la strada da via Durazzo a Piazza Maresciallo Giardino. Gli uomini della polizia locale sono sul posto insieme ai vigili del fuoco per una verifica. Ci sono anche verifiche in uno stabile di piazzale della Radio e in un edificio di via del Vignola. Sono in corso monitoraggi della situazione traffico da parte dei vigili urbani per eventuale assistenza alla circolazione dei bus sostitutivi, in attesa della riapertura delle linee metro. Rimasto al buio anche un tratto della Galleria Giovanni XXIII in direzione Salaria.
Un ascensore è precipitato in un palazzo di via Bartolomeo Cristofori, in zona Marconi a Roma, dopo la scossa di terremoto. Sul posto vigili del fuoco e polizia municipale. Sono in corso verifiche dei pompieri per accertare le cause dell’incidente. Dalle prime informazioni sembrerebbe che fosse vuoto. La forte scoss ha causato anche il distacco tra due edifici di via Oderisi da Gubbio 31, a Roma, secondo quanto dice Marco Palma, vicepresidente del Consiglio del Municipio Roma XI che ha anche diffuso una foto della lesione. “Ora – aggiunge – si tratta di capire dai tecnici cosa dovranno fare gli occupanti dello stabile ma riteniamo opportuno in queste ore garantire la sicurezza dei cittadini e valutare anche altre opzioni abitative”. Le fotografie dei due palazzi di via Oderisi da Gubbio pubblicate su Facebook.
Se il terremoto di magnitudo 6,5 avvenuto oggi vicino Norcia è stato avvertito molto a Roma, provocando danni alla basilica di San Paolo, si deve alla struttura geologica sulla quale si trova la città, edificata su terreni morbidi e alluvionali. “Questi tendono ad amplificare le onde sismiche ed è il motivo per cui si risentono molto i terremoti che avvengono nell’Appennino centrale”, ha detto il sismologo Antonio Piersanti, dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). “Il modo in cui viene risentito un terremoto – ha aggiunto – dipende molto dalla struttura del territorio”. La possibilità che avvengano danni dipende invece dalle caratteristiche della propagazione delle onde sismiche. “A distanze superiori a 100 chilometri – ha detto ancora l’esperto – le onde sismiche danno oscillazioni lente, che possono essere risentite maggiormente dalle strutture molto grandi. E’ una questione di risonanza”. Quanto alle voci di un possibile risveglio del vulcano dei Colli Albani ripresa da alcuni media, Piersanti ha osservato che “non c’è alcuna evidenza che in questo momento siamo in una situazione diversa da quella degli ultimi anni, non ci sono segnali di alcun tipo. I Colli Albani sono attualmente un’area vulcanica sopita, potenzialmente ancora attiva, ma non ci sono state variazione recenti che possano far pensare a un risveglio”.
“Non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi”, dice il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria. Secondo il Cnr “se da una parte questa sequenza è fortemente preoccupante, dall’altro lato la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della facomunicaglia (Amatrice, Visso, Norcia) si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0″. Il Cnr spiega come il terremoto che ha colpito l’Italia centrale il 24 agosto scorso “si è spostato da Amatrice verso nord, nell’area di Visso e Ussita, e da questi luoghi oggi nuovamente verso sud nell’area di Norcia, dove il terremoto di Amatrice di agosto si era arrestato”. “Gli intervalli di tempo tra un terremoto forte ed una altro forte adiacente- sostiene il Cnr – possono essere di anni o decine di anni, ma anche giorni o mesi come sta accadendo oggi in Appennino centrale”. L’Istituto spiega poi la genesi del terremoto: “ogni volta che si sviluppa un terremoto lungo una superficie di faglia, la zona ipocentrale si scarica (rilassamento) e vengono caricati i volumi adiacenti (lateralmente) alla faglia stessa”. “Tali volumi – prosegue il Cnr – sottoposti ad un nuovo stato di stress, possono cedere (rompersi) e generare terremoti a loro volta”. “Si tratta di processi di propagazione laterale della sismicità (contagio) relativamente frequenti – aggiunge – già osservati in altre aree sismiche della Terra come per esempio in Turchia, California e Haiti. Questo processo sta coinvolgendo l’Appennino centrale in questi mesi”.