Terni: la città dove la Lega sfida il M5S

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In Umbria l’unica sfida tra i due partiti del governo giallo-verde. Forfait dei big grillini: “Brutto segnale per il loro candidato". La rimonta è difficile

La sfida tra Leonardo Latini, esponente della Lega alla guida della colazione di centro destra, e Thomas De Luca, Movimento 5 stelle, per diventare il nuovo sindaco di Terni caratterizza in Umbria il ballottaggio per le amministrative. A Terni Latini ha sfiorato l’elezione al primo turno ottenendo il 49,22% dei consensi (con la Lega al 29,09) e De Luca il 25,03 (24,4 il M5S).



Terni: la città dove la Lega sfida il M5S

A prima vista la sfida parrebbe già decisa, visti i risultati del primo turno. Ma De Luca non ha nessuna voglia di arrendersi e su Facebook prova a dire che la Lega e il MoVimento 5 Stelle non hanno niente in comune: «Non c’è alcun tipo di continuità o somiglianza tra il M5S e la Lega, non c’è alcun tipo di condivisione identitaria o valoriale. Ciò che ci contraddistingue è anche la credibilità. È evidente come nonostante la propaganda, nei comuni umbri dove governa il centro destra (vedi Perugia) il tema della sicurezza è tutt’altro che risolto, anzi la percezione dell’insicurezza da parte dei cittadini continua ad aumentare».



Detto così, visto che al governo insieme la Lega e il M5S ci sono, fa un pochino sorridere. Ma l’impresa di De Luca non è semplice, visto che per provare una complicatissima rimonta dovrebbe convincere gli elettori di sinistra a votare per lui. Per questo rimarca la differenza con il centrodestra e magari spera che nessuno veda un telegiornale fino alla chiusura delle urne.

Il derby tra M5S e Lega a Terni

C’è però da dire anche un’altra cosa: il Partito Democratico in città al primo turno ha preso una scoppola di dimensioni epocali, peggiore di quella del nazionale il 4 marzo: il 12%. La Stampa scrive che il risultato cancella un predominio in città che durava da oltre 20 anni. Il partito locale non si è schierato ma ha fatto appello ad andare a votare ai suoi elettori.  I Comunisti italiani invitano a partecipare al ballottaggio «per impedire che la destra reazionaria e fascista metta pesantemente le mani sulla città, da sempre democratica, antifascista, operaia e solidale».



Ma non sarà automatico appoggiare il grillino De Luca, perché qui a dividere non ci sono le grande visioni sociali e culturali, ma un antagonismo coltivato nell’era Renzi. E c’è anche un altro «se» che complica le cose.

Perché se vincessero i Cinque Stelle, per un complicato incastro di regole, i dem avrebbero un posto in meno in consiglio comunale, 4, invece di 5; mentre la lista «Senso Civico» legata a Leu, perderebbe addirittura l’unica poltrona, quella di Alessandro Gentiletti che ha manifestato la paura per l’avanzate della destra leghista riconoscendola maggior vicinanza con il M5S su molte tematiche sociali e ambientali, ma non si è comunque schierato dichiarando di voler fare opposizione.

Domenica sera sapremo se il derby è andato al centrodestra – e questo può essere un buon viatico anche per le prossime elezioni politiche – o se De Luca compirà una rimonta clamorosa. Se ci riuscirà sarà merito suo: nessun big grillino è andato a sostenerlo, mentre Salvini è stato in città.

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