Quei venti minuti di buco nella vicenda dei carabinieri accusati di stupro a Firenze

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-09

Trovate tracce biologiche nell’ascensore, nell’appartamento e sui vestiti delle due ragazze. La versione dei due carabinieri e le incongruenze nei due racconti

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Ci sono tracce biologiche rilevate sugli abiti e sul pavimento dell’atrio e dell’ascensore del palazzo in cui abitano, nel centro storico di Firenze, le due studentesse americane che hanno accusato due carabinieri di averle stuprate. Questo dimostra che le due ragazze, di 19 e 21 anni, hanno avuto rapporti sessuali. La pm Ornella Galeotti della procura di Firenze ha indagato i due per violenza sessuale: uno ha circa 40 anni e oltre 20 anni di servizio, l’altro ha 25 anni. Ma ci sono venti minuti di buco nella storia che dovranno essere spiegati.

I carabinieri accusati di stupro a Firenze

La loro posizione è comunque molto critica. Se ci sono stati rapporti sessuali, e tutto fa ritenere che vi siano stati, anche se fossero stati consenzienti si tratterebbe di una violazione disciplinare gravissima. I due carabinieri erano in servizio ed erano in divisa. Ma il punto è lo stupro e su quello dovranno decidere i magistrati mettendo insieme gli elementi in apparenza discordanti.

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La versione delle due ragazze (Corriere della Sera, 9 settembre 2017)

Gli esperti della scientifica che hanno svolto i prelievi nella casa hanno trovato le tracce biologiche nell’ascensore e davanti all’appartamento. Anche sulla gonna e sulla maglietta di una delle due studentesse. Laura Montanari su Repubblica riporta la versione delle ragazze:

Sono in Italia da poche settimane. Diciannove anni e ventuno. Vengono da due Stati sulla costa atlantica, non conoscono che poche parole di italiano. Hanno appena incontrato i due militari intervenuti con altre pattuglie per una lite nel locale. Salgono sulla gazzella, percorrono i viali, entrano nelle strade del centro storico e arrivano al portone della casa presa in affitto. Ecco, da qui cominciano i venti minuti di vuoto nelle immagini che scorrono sulle telecamere della zona. I venti minuti in cui le due studentesse raccontano l’orrore di uno stupro consumato fra l’androne del palazzo e l’ascensore. Ne rivelano i particolari più crudi. In tutto l’edificio ci sono due inquilini. Ma non hanno sentito voci, non si sono accorti di nulla. «Non ho gridato perché erano armati» ha spiegato una delle ragazze nella denuncia. E l’altra: «Non ho chiesto aiuto, non ho gridato perché ho avuto paura e mi sentivo confusa».

La versione dei carabinieri

Poi c’è la versione dei carabinieri. O meglio, le incongruenze e i punti dubbi nel racconto, che riporta oggi Cristiana Mangani sul Messaggero:

Il capo pattuglia e l’appuntato hanno, rispettivamente, 40 anni e 25 anni. Il primo ha famiglia e tre figli e sarebbe arrivato da Roma da pochi mesi. I due non sarebbero stati così intimi tra loro, visto che era la prima volta che prestavano servizio insieme. Ora – potrebbe essere la difesa – cose così le fai solo se c’è complicità e non tra quasi sconosciuti. […] A loro vantaggio, poi, c’è che vengono riconosciuti come due carabinieri dal temperamento tranquillo, che non hanno mai dato problemi. Forse avrebbero potuto portare le due ragazze in ospedale, chiamare il 118, visto lo stato in cui si trovavano.

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Perché nessuno sembra avere dubbi sul fatto che le abbiano realmente fatte salire sulla gazzella e accompagnate verso l’abitazione. Ma sembra che abbiano motivato la decisione con il fatto che le studentesse straniere, e gli studenti in genere, in questi casi chiedano di essere accompagnati a casa a smaltire la sbornia per evitare che la scuola li cacci. Insomma, la storia è di quelle molto delicate e complicate da risolvere. Anche perché in queste ore, a Firenze, circolano dati sulla quantità di denunce per violenza sessuale presentate dai circa 4-5 mila stranieri che affollano le università cittadine. Circa 150-200 all’anno, che poi finiscono con un nulla di fatto(un novanta per cento di assoluzioni). Ma tanto dolore e guai per tutti.

Le telecamere testimoniano che la gazzella dei carabinieri ha parcheggiato vicino al palazzo dove abitano le due ragazze ed è rimasta parcheggiata per venti minuti. Non ci sono telecamere nel palazzo. Cosa è successo in quei venti minuti?

Leggi sull’argomento: Il caso delle due studentesse americane e il doppio standard degli italiani sulla violenza sessuale

 

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