Stupri Firenze, un carabiniere accusa l'altro

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-09-14

Pietro Costa sostiene di aver fatto quello che gli diceva Marco Camuffo in quanto soggiogato. E lascia intendere di non aver fatto alcuna obiezione «perché decideva Camuffo»

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Ha scaricato la responsabilità sul capopattuglia. Durante l’interrogatorio in Procura, il carabiniere Pietro Costa, indagato per stupro nei confronti di due studentesse americane insieme all’appuntato Marco Camuffo, ha spiegato che è stato quest’ultimo a decidere come muoversi e che lui lo ha seguito perché «in soggezione».

Stupri Firenze, un carabiniere accusa l’altro

Costa, 32 anni,il più giovane dei due, interrogato dalla pm di Firenze Ornella Galeotti, ha ammesso il rapporto sessuale, ma ha insistito sul fatto che la diciannovenne che lo accusa era consenziente. E ha aggiunto un particolare che deve essere ancora verificato visto che non si sa quando è successo: «Quello che dico è confermato anche dal fatto che la ragazza mi ha dato il suo numero di telefono. Vi pare possibile che me lo avrebbe dato se la avessi appena violentata?». Ma soprattutto ha scaricato la responsabilità su Camuffo: «Era il mio capo, mi ha coinvolto lui, come facevo a dirgli di no?».
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Intanto è stato verificato che entrambe le studentesse americane che hanno denunciato di esser state violentate da una pattuglia dei carabinieri a Firenze, ancora tre, quattro ore dopo il rapporto sessuale avevano nell’organismo un apprezzabile quantitativo di alcol. Una quantità definita “sopra la norma”, considerando come riferimento i 0,50 g/l base dei controlli stradali. Questo è un primo riscontro scientifico a disposizione della procura di Firenze. Il problema, però, è capire se erano ubriache o no. E cioè, erano nel pieno delle loro facoltà mentali quando hanno accettato il passaggio dei due carabinieri – Marco Camuffo e Pietro Costa – fino al palazzo del centro dove soggiornano a Firenze? O erano ‘annebbiate’ e in stato di ‘minorata difesa’?

Il confronto tra le due ragazze e i carabinieri

Il procuratore Giuseppe Creazzo ha sottolineato che questo primo riscontro, la presenza di alcol nel metabolismo, non è di per sé sufficiente a stabilire se le due giovani americane fossero lucide o meno in quei momenti, cioè in grado di decidere con piena autonomia. Bisogna dunque aspettare la relazione di un consulente della procura, e servirà qualche settimana. Intanto, scrive oggi Repubblica Firenze, la procura è intenzionata a chiedere al GIP l’incidente probatorio sulla vicenda. Questo significa che le due studentesse saranno chiamate a testimoniare davanti ai due carabinieri accusati di stupro.

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La versione delle due ragazze (Corriere della Sera, 9 settembre 2017)

Questo succederà in una udienza a porte chiuse che consentirà loro di non dover tornare in Italia per il processo. Sarà l’ultima prova, difficile certo ma liberatoria. E consentirà così agli inquirenti di poter utilizzare le loro dichiarazioni nei successivi processi senza che per le ragazze si debba ripetere l’esperienza della testimonianza in altre occasioni.

I numeri di cellulare

Costa, scrive oggi il Corriere della Sera, racconta di essere stato consapevole che «non era consentito far salire le ragazze in macchina e accompagnarle a casa», e lascia intendere di non aver fatto alcuna obiezione «perché decideva Camuffo».

In realtà entrambi sono entrati nella discoteca Flo e si sono intrattenuti con le due ragazze. E poi le hanno accompagnate a casa. Sono riusciti anche a farsi dare il numero di cellulare delle due ragazze,come conferma l’avvocato di Costa Andrea Gallori. Le giovani evidentemente si fidavano, erano rassicurate dal fatto che a scortarle fino alla casa dove abitavano da qualche settimana fossero due uomini in divisa. E invece — questo hanno denunciato — quella disponibilità si è trasformata in un incubo con entrambi i carabinieri «che ci hanno aggredito e violentato».

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Sul fronte tecnico, medico-legale c’è anche da aspettare il risultato dell’esame tossicologico su una delle due americane: è confermato che aveva preso sostanze stupefacenti (hashish o marijuana) ma va stabilito a quando risale l’assunzione, se nell’imminenza del rapporto sessuale o nei giorni precedenti. Anche questo per capire il grado di controllo delle proprie azioni. La procura deve anche decidere su eventuali richieste da proporre al gip. Tra queste, data l’esigua disponibilità di alcuni materiali biologici prelevati dalla polizia scientifica – anche per collezionare i Dna – potrebbe chiedere accertamenti irripetibili o un incidente probatorio: entrambi sono strumenti in cui tutte le parti, indagati e parti offese, hanno diritto di essere presenti con propri consulenti.

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