Stefano Sechi: l'insulto omofobo inciso sull'auto dell'attivista gay

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-10-22

Stefano Sechi ha pubblicato su Facebook qualche giorno fa queste foto che mostrano un insulto che è stato inciso sulla fiancata della sua automobile. Sechi, studente torinese di 24 anni, un paio d’anni fa era stato aggredito su un autobus notturno che dai luoghi della movida riportava a casa i giovani, proprio perché aveva riconosciuto …

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Stefano Sechi ha pubblicato su Facebook qualche giorno fa queste foto che mostrano un insulto che è stato inciso sulla fiancata della sua automobile. Sechi, studente torinese di 24 anni, un paio d’anni fa era stato aggredito su un autobus notturno che dai luoghi della movida riportava a casa i giovani, proprio perché aveva riconosciuto di essere omosessuale, è finito di nuovo nel mirino degli omofobi. In questi anni il ragazzo si è impegnato nelle battaglie per i diritti degli omosessuali e forse proprio per questo è stato preso di mira.
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Immaginate di svegliarvi una mattina, uscire di casa come d’abitudine e ritrovare la vostra auto completamente sfregiata. Su di un lato echeggia una scritta: “ETERO”.
Per voi non è nemmeno lontanamente immaginabile.Per noi purtroppo no.
Perché oggi la macchina che mi è costata tanti sacrifici e dedizione porta il “marchio” della mia colpa: essere gay, avere una tendenza sessuale diversa dalla massa, essere fr*cio: così mi hanno “carinamente” apostrofato imprimendo indelebilmente sei lettere sulla fiancata.
Non sono rinchiuso dietro a delle sbarre, ma so bene come ci si sente quando vengo privato della mia inalienabile libertà, la libertà di essere me stesso. In realtà quella scritta non fa male, è solo mero vandalismo, i soldi vanno e vengono, forse un fastidio perché ero in procinto di venderla, ma vi garantisco che non fa male, perché sì, sono gay. Non fa male come quando due anni fa venni preso a pugni su un bus per la stessa identica colpa. Però è oppressivo. Perché le ferite, in questo caso, arrivano dopo. È distruttivo a 24 anni talvolta interrogarsi se davvero si è sbagliati. È distruttivo che ci sia ancora una piccola parte di me che si imbarazza della mia omosessualità. E mi odio per questo.

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