Virginia Raggi, lo stadio della Roma e le opere pubbliche perse

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-03-31

Addio al ponte, ciaone all’allargamento della stazione, un caro saluto a 200 milioni di lavori della città. La delibera della Giunta, in attesa del nuovo progetto, è una lettera d’intenti. Che lascia, peraltro, senza risposta più di un interrogativo

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Salta il ponte carrabile a carico dei privati. Sparisce l’allargamento della stazione della ferrovia Roma-Lido. Vengono cancellati anche i quattro pontili sul Tevere. La Giunta Raggi ha approvato ieri una delibera con cui si conferma la realizzazione dell’impianto a Tor di Valle e si dà mandato al Dipartimento Urbanistica di procedere alla revisione della determinazione del pubblico interesse precedentemente dichiarato dall’amministrazione Marino. È l’input ufficiale che l’esecutivo Raggi dà agli uffici per redigere la delibera di novazione con annessa variante urbanistica che poi andrà direttamente in Aula Giulio Cesare.

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La nuova planimetria dello Stadio della Roma a Tor di Valle (Repubblica Roma, 31 marzo 2017)

Lo stadio della Roma e le opere pubbliche perse

Con l’atto approvato il Campidoglio si presenterà all’appuntamento del 5 aprile puntando a restare all’interno di questa conferenza dei servizi e non doverne aprire un’altra. La delibera rimanda direttamente all’ordine del giorno approvato il 23 marzo in Assemblea Capitolina per scandire gli obiettivi di pubblico interesse a cui il progetto rinnovato dovrà adempiere. Si richiede dunque: la riduzione di oltre il 50% delle cubature del business park con l’eliminazione delle torri; la “massima accessibilità dell’area tramite il TPL su ferro e il potenziamento della ferrovia Roma-Lido, prevedendo in particolare un servizio minimo di 20.000 passeggeri l’ora sull’intera tratta, a cui vanno garantiti ulteriori 7.500 passeggeri l’ora sulla FL1 durante gli eventi sportivi (i passeggeri della FL1 potranno accedere all’area attraverso il ponte ciclo-pedonale che viene confermato)”. Ma cosa sparisce? Lorenzo De Cicco sul Messaggero riepiloga cosa ha perso la città sul fronte delle opere pubbliche, a dispetto delle prime dichiarazioni di Virginia Raggi:

Dal progetto-bis di Tor di Valle, rivisto e corretto dalla giunta pentastellata, spariscono il ponte carrabile a carico dei privati (circa 70 milioni di euro) e i lavori per la nuova stazione della Roma-Lido (altri 10 milioni). Nonostante la stessa Raggi, il 28 febbraio, pochi giorni dopo l’accordo, sul suo profilo Facebook includesse tra le infrastrutture confermate «un ponte sul Tevere» che, sosteneva la sindaca, «snellirà il flusso di automobili attuale e supporterà quello previsto in occasione delle partite e degli eventi».
Ma di quel collegamento, nella delibera varata ieri, non ci sarebbe traccia. Così come non sembrano esserci certezze sul numero dei nuovi treni per la ferrovia che collega la Capitale a Ostia (erano 15 nel progetto iniziale, ora sarebbero 2).

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Lo status di Virginia Raggi e il ponte

La delibera conferma solo quello per ciclisti e pedoni, menzionando poi «il previsto Ponte dei Congressi già finanziato dallo Stato». Stando a quanto comunicato dal Campidoglio, sparirebbe quindi il nuovo ponte carrabile, che avrebbero dovuto pagare i privati.E non verrebbe menzionato neanche l’allargamento della stazione di Tor di Valle. Già dopo l’accordo erano stati cancellati i 4 pontili sul Tevere, un intervento da circa 10 milioni. A questo punto i risparmi per i privati si aggirerebbero intorno ai 200milioni

A questo si deve aggiungere che il nuovo accordo prevede la cancellazione del prolungamento della metro B e della bretella di accesso ai parcheggi con raccordo stradale alla Via del Mare, della riqualificazione della stazione della Magliana, anche se conferma la necessità del “miglioramento dell’accessibilità carrabile, attraverso l’unificazione della Via Ostiense – Via del Mare nell’intero tratto urbano tra Grande Raccordo Anulare e Viale Marconi (l’allungamento del percorso permetterebbe di raggiungere anche il previsto Ponte dei Congressi già finanziato dallo Stato), il superamento delle condizioni di rischio idrogeologico con un intervento più esteso lungo il Fosso di Vallerano; e l’edificazione sostenibile di basso impatto ambientale e con elevati standard energetici attraverso l’adozione di materiali e tecnologie d’avanguardia”.

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Stadio della Roma a Tor di Valle: la tribuna di Lafuente (foto: neXtquotidiano.it)

Tor di Valle, Virginia Raggi e le insidie sull’accordo

Si conferma quindi il risultato finale della lunghissima trattativa tra la Giunta e i proponenti: dal ridimensionamento del progetto deriva, come era prevedibile, un ridimensionamento anche delle opere pubbliche che il proponente si era impegnato a realizzare: quindi a perderci sono i cittadini romani. Ma c’è poco da festeggiare anche per la questione procedurale, com’era chiaro anche nel giorno dell’incontro tra James Pallotta e Virginia Raggi al Campidoglio: perché da parte dei proponenti c’è l’intenzione di strappare il via libera anticipato a una ulteriore proroga della conferenza dei servizi, la cui chiusura — in assenza di una nuova delibera di pubblica utilità varata dall’assemblea capitolina — è fissata per il 5 aprile. Dove il Comune si presenterà comunque, ma con il solo atto di giunta, nella speranza che basti a ottenere la prosecuzione dell’iter. Ma, spiega oggi Giovanna Vitale su Repubblica Roma, la via dell’accordo con la Regione è molto stretta:

Il problema è però che nelle linee guida — avrebbe eccepito l’assessore Civita — mancano tutti gli elementi di dettaglio: dal documento non si riuscirebbe cioè a capire né quante, né quali siano le infrastrutture a supporto dello stadio, né l’ammontare dell’investimento privato che giustificherebbe la pubblica utilità. Ma siccome l’intenzione della Regione non è certo quella di ostacolare la realizzazione di un’opera che porterebbe soldi e lavoro alla città, si starebbe facendo largo l’ipotesi di aspettare che l’assemblea capitolina approvi la nuova delibera sostitutiva (contenente la variante urbanistica necessaria a concludere la conferenza dei servizi decisoria), per poi verificare la compatibilità con quella precedente, soprattutto in relazione alle opere di viabilità e ai trasporti.
Se tuttavia l’apporto dei privati sulle infrastrutture dovesse evaporare o ridursi in maniera sostanziale, la conferenza dei servizi si chiuderebbe in maniera negativa e l’iter dovrebbe ricominciare daccapo. Esattamente ciò che Bergamo e Montuori vogliono evitare. Temendo due cose. Che, senza una scadenza da rispettare, i consiglieri grillini ricomincino a mettersi di traverso. E che la Roma possa a quel punto perdere la pazienza e scappare. Da qui la necessità di raggiungere un pre-accordo con la Regione. Ma a palazzo Senatorio restano ottimisti. «Abbiamo rispettato i tempi, la giunta ha approvato le nuove linee guida, che porteremo il 5 aprile alla conferenza dei servizi.

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Lo stadio della Roma senza torri (Il Tempo, 24 febbraio 2017)

Il rischio che alla fine si chiuda per riaprirne un’altra, insomma, nonostante il passo in avanti del Campidoglio, è ancora in piedi. Altra variabile in campo è la posizione dei proponenti del progetto che potrebbero richiedere una nuova sospensiva. Ma con l’allungamento dei tempi potrebbe scoppiare di nuovo i problemi politici interni alla giunta.

Leggi sull’argomento: Una via d’uscita per lo stadio della Roma a Tor di Valle

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