Tutto quello che dovreste sapere sullo Stadio della Roma a Tor di Valle prima di aprire la bocca

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-16

Lo Stadio della Roma è uno spreco di soldi pubblici? Questi fanno lo stadio e poi ci mollano quando si tratterà di fare le opere? Sarà solo un’enorme colata di cemento? E quando i privati non potranno ripagare le banche chi paga? Lo stadio occupa solo il 14% del progetto? E il rischio idrogeologico? Più inattaccabili del cemento a presa rapida sono gli “alternative facts” di coloro che sullo stadio della Roma hanno già deciso che sarà una catastrofe naturale ed economica senza precedenti per la Capitale. Ma tutti questi non hanno fatto i conti con una cosa: la realtà dei fatti. Eccovela esposta in questo semplice manuale di conversazione fatto di domande e risposte

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Quella dello Stadio della Roma a Tor di Valle è una storia appassionante e ricca di colpi di scena: l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini – che non lo voleva – si è dimesso e la sindaca della Capitale Virginia Raggi si è rimangiata senza troppi problemi alcune dichiarazioni fatte quando era all’opposizione e paventava il rischio di un’enorme colata di cemento con lo stadio al centro per fare un favore al costruttore Parnasi. Oppure si è dimenticata di quando i consiglieri del MoVimento 5 Stelle votarono contro la delibera sullo Stadio della Roma. Insomma, dire che le teste pensanti (e decidenti) del MoVimento sono parecchio confuse sullo Stadio e sul suo progetto ecco una rassegna delle principali – e inutili – obiezioni contro la realizzazione dello Stadio e delle opere connesse.
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Lo Stadio della Roma è uno spreco di soldi pubblici!

Questa è la principale argomentazione di chi è contro lo stadio ma è anche una grandissima cazzata. Il nuovo stadio della Roma infatti è un progetto totalmente (da 1,7 miliardi di euro) a carico dei privati e il Comune di Roma non ci metterà un euro. Anzi, grazie alle opere di compensazione che i proponenti del progetto dovranno realizzare il Comune (ma anche la Città Metropolitana e la Regione) ci guadagneranno perché verranno realizzate opere pubbliche – a costo zero per i cittadini – delle quali potranno usufruire tutti. Tra le principali opere di compensazione previste proprio nella delibera del 22 dicembre 2014 in merito alla quel i Cinque Stelle votarono contro ci sono, come ha ricordato l’ex sindaco Ignazio Marino in una lettera:

1. il potenziamento del trasporto pubblico su ferro a servizio dell’area di Tor di Valle e della città, con frequenza di 16 treni l’ora nelle fasce di punta e un nuovo ponte pedonale verso la stazione FL1 di Magliana (costo a carico del privato: 58 milioni di euro);
2. l’adeguamento di via Ostiense/via del Mare, di cui si parla da decenni, fino allo svincolo con il Grande Raccordo Anulare (costo a carico del privato: 38,6 milioni di euro);
3. il collegamento con l’autostrada Roma Fiumicino attraverso un nuovo ponte sul Tevere (costo a carico del privato: 93,7 milioni di euro);
4. l’intervento di mitigazione del rischio idraulico e di messa in sicurezza dell’area (costo a carico del privato: 10 milioni di euro).

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Secondo il progetto le opere private per lo stadio e il business park ammontano a 1,211 miliardi (di cui 211 milioni per spese tecniche e di progettazione), quelle per le infrastrutture a 445,1 milioni (57,1 milioni per la progettazione) suddivise in opere a compensazione (asse di collegamento Ostiense-A91, ponte carrabile sul Tevere e viadotto di approccio, svincolo autostradale Roma-Fiumicino, riunificazione e messa in sicurezza Ostiense, ponte ciclopedonale Magliana, stazione Tor di Valle con ponte, metro B e messa in sicurezza del fosso di Vallerano) per 266 milioni; opere a standard (parcheggi a raso, multipiano, circolazione interna, passerella pedonale, verde pubblico e sistema smaltimento acque idrovore) per 154 milioni; opere da realizzare con contributo di costo di costruzione (parco fluviale Ovest, pontile Est-pontile Ovest, intervento su via dei Dasti, videosorveglianza) per 23,8 milioni. Il Comune di Roma non ha al momento i soldi necessari per fare queste opere, necessarie certo allo stadio e al Business Park ma anche a tutti i cittadini della Capitale, pertanto se non si facesse lo stadio il Comune non provvederebbe a fare solo le opere pubbliche “per conto suo”. Ed è proprio sulle opere di compensazione che il Comune di Roma ha dichiarato – sempre in quella delibera – il pubblico interesse dell’opera. Non è lo stadio in sé a costituire un pubblico interesse ma le opere di compensazione che verranno realizzate. La delibera recita inoltre che

Il mancato rispetto delle su esposte condizioni necessarie, anche solo di una, comporta decadenza ex tunc del pubblico interesse qui dichiarato e dei presupposti per il rilascio degli atti di assenso di Roma Capitale e della Regione Lazio, risoluzione della convenzione, con conseguente caducazione dei titoli e assensi che dovessero essere stati medio tempore rilasciati

E se venisse a cadere il pubblico interesse (il Comune dovrebbe ritirarlo con una delibera) allora bisognerebbe riscrivere una nuova delibera e ricominciare tutto da capo con la certezza però che quelle opere pubbliche non verranno realizzate. E soprattutto l’Amministrazione dovrebbe spiegare come mai quelle opere pubbliche non sono “di pubblico interesse”.

Ma guarda che andrà così: questi fanno lo stadio e poi ci pisciano quando si tratta di fare le opere pubbliche, ‘sti bastardi speculatori

Credi che il Comune abbia l’anello al naso? La legge prevede che i proponenti del progetto non possano usare l’opera finché non finiscono le opere pubbliche. Il proponente privato, in forza di una convenzione urbanistica che dovrà essere sottoscritta con il comune e che avrà valore contrattuale, sarà tenuto ad adempiere “obbligazioni di fare” aventi ad oggetto la realizzazione di tutte le opere pubbliche prima che lo stadio apra. E se il privato non dovesse completare le opere pubbliche, il comune avrebbe l’arma legale per bloccare i lavori e l’apertura dell’impianto. Chi può davvero pensare che il proponente sia così sprovveduto da rischiare di perdere l’intero investimento e subire un danno economico di centinaia di milioni di euro che non sarebbe risarcibile perchè solo a lui imputabile? E del resto molte delle opere pubbliche sono essenziali per consentire ai tifosi (o ai clienti del Business Park) di raggiungere l’area di Tor di Valle.
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E certo, e quando i privati non potranno ripagare le banche chi paga?? Noi!

Al momento il principale e unico ente bancario finanziatore dello Stadio (500 milioni) è una “piccola banca” chiamata Goldman Sachs. La realizzazione del Business Park (700 milioni) invece è quasi totalmente finanziata dal costruttore Parnasi. Allo stato attuale non si sa se GS erogherà direttamente il credito accendendo un mutuo o se invece coordinerà altre banche (e non si sa se queste banche saranno italiane o straniere, nel secondo caso i correntisti italiano non hanno nulla da temere). Però immaginare che Goldman Sachs possa fallire per un debito non pagato da 500 milioni di euro dal momento che attualmente ha una capitalizzazione di circa 100 miliardi di dollari e possiede quasi mille miliardi di attivi patrimoniali è davvero irrealistico. Stante che nessuna banca è fallita per non aver riscosso un credito simile a quello necessario per finanziare il progetto i correntisti italiani possono stare tranquilli, difficilmente i “privati” metteranno le mani nelle loro tasche per ripianare un eventuale, al momento improbabile, buco nei bilanci di banche (che non si sa quali siano) che dovessero eventualmente fallire a causa dell’operazione Stadio della Roma. Certo, Goldman Sachs potrebbe fallire, ma in quel caso lo stadio della Roma sarebbe l’ultima delle nostre preoccupazioni.
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Lo Stadio della Roma sarà un’enorme colata di cemento che distruggerà Tor Di Valle!1!

Chi non è di Roma potrebbe pensare che Tor di Valle sia una sorta di oasi naturale incontaminata dove nidificano milioni di fenicotteri e i germani e le papere tanto care ai Cinque Stelle. Purtroppo non è così. La zona attualmente è una delle più degradate della Capitale e versa in uno stato di penoso abbandono e dopo la chiusura dell’ippodromo è diventata una discarica a cielo aperto. Il nuovo stadio della Roma non distruggerà nulla per la semplice ragione che non c’è nulla da distruggere e le nuove costruzioni andranno ad occupare in gran parte un’area che è già urbanizzata (in particolare la zona del vecchio ippodromo, dove sorgerà lo stadio, e la zona a ridosso della stazione ferroviaria Tor di Valle e della via Ostiense, dove saranno edificati il business park e il Convivium). Inoltre con oltre 63 ettari di verde pubblico (Parco Fluviale, un parco verde e 10.000 nuovi alberi piantati) previsto dal progetto l’area diventerà il secondo polmone verde della capitale. Di fatto l’operazione “Stadio della Roma” sarà l’occasione per riqualificare un’area che ora è il regno di sorci, prostitute e incivili che scaricano le immondizie. Ma se si vuole tenerla così basta dirlo eh.

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L’area di Tor di Valle oggi [Fonte: Google Maps]

Il consumo di suolo è eccessivo e il PRG non lo consente!!!

I geni della geometria non si sono accorti che le tre torri si sviluppano in verticale e non in orizzontale. Il Piano Regolatore prevede già la possibilità di fare variazioni al PRG. Infatti il PRG non è qualcosa di scritto nella pietra ma è uno strumento che serve a regolare lo sviluppo urbanistico di una città non a congelarlo. La richiesta di una variante urbanistica era prevista ed è del resto uno degli strumenti di intervento previsti dal piano regolatore generale. Per quanto riguarda il consumo di suolo, l’intervento complessivo è assolutamente sostenibile sulla base dei dati. L’area complessiva sul quale si estende il progetto nella piana di Tor di Valle è 180 ettari, che comprende le torri del Business Park tanto avversate da Berdini che estendendosi in verticale hanno un rapporto minore di consumo di suolo ed occupano 12 ettari, il Convivium (cioè l’entertainment district) che ne occupa 5 e lo stadio vero e proprio che si estenderà su una superficie di 21 ettari. Le aree pubbliche sono suddivise in infrastrutture di pubblico interesse (strade, parcheggi e infrastrutture su ferro), aree verdi che sono in gran parte costituite dai 34 ettari di Parco Fluviale, da un parco verde di 7 ettari, dalla piantumazione di 10 mila nuovi alberi e la realizzazione di 11 km di piste ciclabili.
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Perché non fanno solo lo stadio? Guarda caso occupa solo il 14% del progetto…

Guarda caso chi lo dice non conosce la legge. Infatti la Legge 147/2013 richiede che il privato sia in grado di sostenere finanziariamente la realizzazione dell’opera. Per questo motivo Eurnova chiede al Comune che l’indice di edificabilità territoriale (ET) per l’area di Tor di Valle venga portata da 0,15 mq/mq a quello che ha identificato come l’indice di edificabilità ottimale pari a circa 0.70 mq/m; anche perché, nell’attuale PRG le aree per i “Servizi pubblici di livello urbano”, al cui interno è possibile realizzare impianti sportivi di rango urbano, hanno un indice ET di 0,5 mq/mq. Non va dimenticato che anche le opere a fronte delle quali sono concesse cubature a compensazione chieste dal Comune di Roma (per un importo di 440 milioni di euro) incidono sulla sostenibilità finanziaria del progetto e quindi richiedono la necessità di raggiungere la cubatura richiesta per poter sostenere i costi complessivi dell’opera e consentire il raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario del progetto privato (previsto dalla legge 147/2013 non solo per riconoscere il giusto tornaconto all’investitore ma anche per evitare che eventuali perdite del proponente possano essere in futuro addossate alla collettività). La richiesta viene avanzata quindi perché da solo lo stadio non consente di rendere sostenibile la realizzazione del progetto e da questo consegue che la realizzazione del Business Park e delle torri non è un capriccio del proponente o dei palazzinari ma la modalità per raggiungere l’obiettivo. Il costruttore quindi spera di poter vendere o affittare gli spazi commerciali che potrà costruire, se rimarranno invenduti o sfitti è un problema suo e fa parte del rischio d’impresa che si assume. Ma in questo caso allora non ci guadagnerebbe e quindi cadrebbe il teorema che “a guadagnarci sono solo i palazzinari”.
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Gli uffici tecnici del Comune hanno dato parere negativo all’opera

Ed è una balla, perché gli uffici tecnici hanno espresso un parere “non favorevole”. Gli stessi uffici hanno rilevato delle criticità e hanno anche precisato quali sono le condizioni per addivenire a un parere favorevole, ovvero:  assicurare adeguati livelli di sicurezza stradale per veicoli e pedoni, assicurare adeguati livelli di servizio delle infrastrutture stradali e completare la documentazione progettuale con le elaborazioni mancanti e colmare le carenze di contenuti rilevati (ad esempio nel piano degli espropri). Sono state rilevate altri elementi di criticità in vari aspetti del progetto come quelli legati alla sicurezza stradale e a quella idraulica (con zone definite a rischio per fenomeni idraulici); quelle legate alla carenza di funzionalità legata alla viabilità, parcheggi, trasporto pubblico e quelle legate alla carenza di documentazione relativamente al progetto sul TPL e alla mancanza del progetto definitivo con la regione Lazio. Se però il proponente risolverà gli aspetti “critici” del progetto il parere degli uffici diventerà favorevole. Ed è per questo che è in corso una trattativa che però deve essere chiusa entro l’inizio della Conferenza dei servizi che dopo la richiesta di proroga del Comune si terrà il 3 marzo. Entro quella data il Comune dovrà esprimere il suo parere sul progetto dello Stadio della Roma e presentare la variante urbanistica. In caso contrario il Comune andrà incontro ad una causa con richiesta di risarcimento, e questa volta di soldi pubblici ne dovranno uscire parecchi, stando ai calcoli dell’Avvocatura comunale si parla di “poco più” di un miliardo di euro da regalare ai privati.
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Ma Tor di Valle è sull’ultima ansa del Tevere ed è una zona ad alto rischio idrogeologico!

Ovvero: lo stadio della Roma causerà allagamenti ed inondazioni (e altre piaghe d’Egitto). In realtà è vero il contrario perché l’Autorità di Bacino, ente preposto a valutare il rischio idrogelogico, indica come proprio la realizzazione delle opere per lo stadio della Roma, in particolare di quelle per la messa in sicurezza dell’area farebbero superare il rischio idrogeologico, che peraltro non riguarda la zona dell’ippodromo ma quella del quartiere di Decima, in cui con il progetto il rischio sarà azzerato. In particolare la messa in sicurezza del Fosso del Vallerano, un’opera prevista da decenni e che non è mai stata realizzata contribuirebbe a sanare in maniera definitiva la questione del rischio di esondazione del Tevere. Anzi, grazie alle opere di messa in sicurezza previste dalla dichiarazione del pubblico interesse il livello di rischio esondazione si abbasserebbe. Al contrario bocciare il progetto lascerebbe gli abitanti dei quartieri di Tor di Valle e Decima esposti ad un maggiore rischio idrogeologico (ovvero quello attuale) questo perché – di nuovo – il Comune non ha in progetto di realizzare a sue spese le opere necessarie. E adesso che sapete tutto potete ricominciare a gridare: «SPECULAZIONE! VERGOGNA!». Dimenticando che senza l’attività di osservare e indagare l’ambiente per trasformarlo l’uomo vivrebbe ancora sugli alberi. Ma questi sono dettagli, vero?

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