La sinistra italiana va alla spartizione delle candidature

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-11-13

40% a Mdp, 40 a Sinistra italiana e 20 a Possibile: ecco gli accordi per la composizione delle liste per quote

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Un articolo sul Fatto Quotidiano firmato da Luciano Cerasa racconta oggi che in vista dell’assemblea del 2 dicembre Sinistra Italiana, MDP e Possibile si sono accordati sul metodo di composizione delle liste per quote. Per questo sarebbero in rivolta Tomaso Montanari e Anna Falcone:

MDP ANNUNCERÀ a breve un regolamento dell’assemblea costitutiva fissata per il due dicembre, che dovrebbe tracciare anche l’itinerario per la spartizione delle poltrone. Ma le indicazioni che stanno arrivando ai territori da Roma sono ben distanti dall’idea di un’area civica che tenga dentro i partiti e che cerchi di recuperare anche gli astenuti, sulmodello spagnolo.A decidere i nomi dei candidati a quanto pare saranno le assemblee provinciali.
Di fatto la partecipazione è libera e aperta a tutti gli elettori, ma gli incontri saranno organizzati e diretti dai partiti. Più o meno l’idea di Bersani, Fratoianni e Civati è questa: convocazione, palco presidiato, dibattito e poi la presidenza propone una lista di nomi, bloccata e sostanzialmente pro-quota. Grosso modo 40% a Mdp, 40 a Sinistra italiana e 20 a Possibile. E la partecipazione dal basso che non dà più il controllo alle segreterie va a farsi benedire.

sinistra bersani
Con i Rosatellum finirebbe allo stesso modo nella scelta dei parlamentari dei vari schieramenti: nominati saranno di qua e nominati saranno di là.

Nell’area civica riunitasi al Brancaccio serpeggia un fortissimo malumore e si ragiona se starci o mollare la spugna. Il mondo più “radical”vorrebbe sentirsi dire che ci sarà un rinnovamento vero delle liste. Se si cambia rotta i capitani non possono essere sempre gli stessi, si ragiona, il popolo del referendum era molto più ampio e non lo richiami alle urne con un’assemblea di partitini. Anche l’indicazione di Pietro Grasso a guida politica in pectore non è giudicata la scelta migliore.
Prima di tutto nel metodo: l’assemblea incoronerà un leader, non lo sceglierà tra una rosa di candidature. E poi, si recrimina, se l’idea è di confrontarsi solo con il Pd si può capire, ma se si vuole competere con i Cinque Stelle è evidente che Grasso è un pezzo del sistema, una candidatura fatta per prendere i voti dei sessantenni scontenti di Renzi, non per mobilitare il popolo del No al referendum composto in gran parte da giovani. Proprio un altro progetto, che potrebbe seminare scontenti e indifferenti.

Intanto Alleanza Popolare per la Democrazia e l’eguaglianza, il movimento di Tomaso Montanari e Anna Falcone, annuncia che è stata annullata l’assemblea del 18 novembre:

Quella che doveva essere una bella assemblea civica e programmatica rischia di trasformarsi in uno scontro tra partiti. In questo clima esasperato, l’organizzazione leggerissima su cui possiamo contare ci avrebbe impedito di garantire un andamento democratico e sicuro di questo incontro cruciale.
D’altra parte, le scelte dei vertici dei partiti che avevano aderito al percorso (opposte nella direzione, ma simmetriche: e accomunate dal totale disinteresse per un processo trasparente, democratico e partecipato) rendono ormai comunque irraggiungibile l’obiettivo dichiarato e unico dell’appello di giugno, e di tutto il nostro impegno: la creazione di una lista unica a sinistra davvero innovativa e non solo partitica.

Montanari scrive molto chiaramente quale sia il problema che ha portato all’annullamento dell’evento:
mdp

Leggi sull’argomento: La Sinistra si accorge che M5S sono gli «utili idioti» del sistema

 

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