Lo sgombero mancato di Casapound a via Napoleone III

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La Corte dei Conti indaga sulle responsabilità per l'immobile che si trova in via Napoleone III e che è di proprietà del Demanio comunale. Intanto la prefetta Basilone è sul piede di guerra

La sede ufficiale di Casapound in via Napoleone III all’Esquilino è un immobile di proprietà dello Stato, abitato abusivamente e gratuitamente da più di 14 anni, nella più totale inerzia di almeno tre amministrazioni capitoline. Ora, scrive oggi Il Messaggero, la Corte dei Conti ha aperto un fascicolo per calcolare il danno per le casse pubbliche dell’inerzia: nei prossimi giorni acquisiranno in Comune tutta la documentazione utile alle indagini. Tra occupazioni silenziosamente autorizzate, sgomberi mancati, denunce inascoltate e, soprattutto, censimenti mai effettuati, i magistrati puntano il dito contro il Campidoglio, il Demanio proprietario dell’immobile – e anche contro il Miur, che per anni ha avuto in carico l’edificio.



Secondo quanto sostiene Casapound il palazzo è anche la casa di famiglie italiane in difficoltà economica. Ieri però Repubblica Roma ha ricordato che il leader Simone Di Stefano nel 2013 al momento della presentazione delle liste per le politiche, avrebbe dichiarato proprio il palazzone dell’Esquilino come residenza. Avrebbe vissuto in uno di quegli appartamenti anche la moglie del presidente Gianluca Iannone, così come altri militanti. Lo stesso immobile è anche la sede amministrativa di cooperative e associazioni.



Per i magistrati contabili, per più di un decennio, la situazione di illegalità sarebbe stata tollerata e mai affrontata. Nella lista di immobili da sgomberare con urgenza, stilata nel 2016 dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca, la sede di Casapound non compariva. Compare invece – ed è tra le priorità -nell’elenco fatto dal prefetto Paola Basilone, su segnalazione della procura di piazzale Clodio, che da tempo indaga sull’invasione di immobili da parte dell’organizzazione di estrema destra.

Il ministero dell’Istruzione, dopo l’occupazione del 2003, aveva presentato una denuncia informando anche l’Avvocatura. Pochi mesi dopo, però,aveva comunicato di voler riconsegnare il palazzo. Ora, il Demanio sostiene di aver chiesto al Miur di intervenire contro l’occupazione, mentre il ministero si difende dicendo di non avere in carico il bene demaniale da anni



L’edificio, ex sede del Miur,è occupato senza titolo dal 27 dicembre 2003. Nel 2009 il Demanio aveva cercato di cedere il bene al Comune di Roma, per 11 milioni e 800mila euro, ma l’accordo era sfumato.