Il servizio delle Iene sulla sindrome di Down (è un modo sbagliato di approcciare i problemi)

Categorie: Opinioni

Mercoledì sera è stato mandato in onda un servizio da parte del programma de “Le Iene”, dove si parlava dell’alto tasso di aborti in Islanda al momento della diagnosi di sindrome di Down nel nascituro; personalmente ho potuto vederlo solamente dopo la fine del lavoro purtroppo, non riuscendo a partecipare alla discussione che ne è scaturita in atto. In questo momento sto scrivendo queste poche righe a fresco, quando ancora la traccia lasciatami dal registrato è ancora nitida nella mia mente.



Partiamo dallo specificare cosa sia la sindrome di Down: si tratta di una condizione cromosomica per cui si viene a creare, a seguito di errori di duplicazione e spostamento di materiale genetico, una copia in più del cromosoma 21 o una parte di questo; a seguito di questo evento si vengono a creare delle malformazioni più o meno evidenti che portano all’aspetto caratteristico dei portatori della trisomia del cromosoma 21. Dal punto di vista epidemiologico si evidenzia un aumento dei casi di trisomia di questo cromosoma con l’aumentare dell’età della madre, a seguito probabilmente di un processo di “invecchiamento”; in altre forme invece la causa può essere una parte del cromosoma 21 che si attacca su un altro cromosoma, con le stesse manifestazioni dell’avere una copia in più.



La presenza di quella copia in eccesso porta alla sovraespressione di geni e dei loro prodotti, causando non solo l’aspetto caratteristico dei portatori della sindrome di Down ma anche malformazioni cardiache, muscoloscheletriche e ritardo mentale. E proprio su quest’ultimo punto le Iene commettono il primo errore, andando a conoscere Nicole, una ragazza portatrice della sindrome di Down, in una forma molto lieve però, che le permette di riuscire ad integrarsi nella società e nella famiglia, a svolgere attività anche complesse e ad ottenere successi personali come la vittoria alle Paraolimpiadi in Sudafrica.



Purtroppo il ritardo mentale che caratterizza questi bambini non sempre è lieve o moderato come nel caso della ragazza del servizio: purtroppo esistono situazioni in cui il ritardo mentale è così grave da portare il portatore della sindrome a comportamenti aggressivi, autolesionisti o incompatibili con una vita sociale. Molti portatori della sindrome sono costretti ad assumere farmaci per tutta la vita per problemi cardiaci, attacchi epilettici o per evitare i comportamenti sopra citati. Parlare di questa sindrome usando l’esempio di Nicole significa non offrire al telespettatore una visione completa di cosa sia questa malattia, delle reali problematiche che un genitore potrebbe dover affrontare. Parliamo chiaro, nessuno vuole dire che gli esempi come la ragazza del servizio sono unici ma ogni portatore di sindrome di Down esprime la condizione secondo diversi gradi di
severità e il servizio si dimentica purtroppo di sottolineare questo aspetto.

Un altro aspetto abbastanza discutibile è il confronto tra una realtà come quella italiana con quella islandese, due culture diametralmente opposte per certi aspetti e di certo non paragonabili. Infatti, molti degli intervistati reagiscono alla modalità (intervista a sorpresa con Nicole) in maniera molto brusca, anche se dal punto di vista culturale non reagiscono come noi in simili circostanze. Senza contare il continuo supporre che il tasso alto di aborti nelle donne incinte (con diagnosi di bambino portatore di Sindrome di Down) sia un effetto di qualche complotto o mancata informazione da parte di medici, ostetriche o a livello governativo. La cultura cattolica ha inciso profondamente nelle scelte politiche del nostro paese, basti vedere i recenti sviluppi, dopo anni di discussione, sul testamento biologico. Ma in Islanda, dove esiste una quota di atei non indifferenze e dove la religione principale è rappresentata dal luteranesimo (con una visione di responsabilità personale delle proprie scelte di fronte a Dio), ecco che l’opinione delle persone sulla questione possa essere anche diametralmente opposta.

Sarah Palin, candidata del partito ultraconservatore Tea Party ha paragonato la vicenda al programma di eugenetica della Germania nazista

L’ultimo aspetto in cui vorrei soffermarmi è ovviamente lo stile del servizio, volto a cercare di mettere in imbarazzo gli intervistati, sfruttando (perché di questo si tratta) la presenza di Nicole, per cercare di cogliere in flagrante e tentare di smuovere emotivamente sia il telespettatore che le persone intervistate. Posso capire magari la scelta della modalità del servizio per cercare di catturare la persona davanti allo schermo, con un titolo anche dalla forte presa. Ma questo non deve essere un pretesto per fare più di 3000 km e mettere alla sbarra medici, professionisti medici e genetisti. Per poi fingersi sorpresi dei rifiuti giunti a seguito delle prime interviste. Ricordo solamente la reazione mondiale quando la situazione venne resa nota su tutti i giornali, con persone che arrivarono a paragonare l’Islanda alla Germania nazista. Dopo tutto questo clamore è ovvio che rimanga una certa diffidenza verso chi non conosce la realtà di un paese con poco più di 300.000 abitanti e che vive un’isolamento geografico del tutto unico nel suo genere.

E forse chi ha fatto e mandato in onda il servizio doveva porsi almeno questi interrogativi e sottolineare questi aspetti. Ma forse lo share, soprattutto per certi programmi e negli ultimi anni, conta più del buon giornalismo.