Sabrina Pignedoli, la candidata M5S che il 25 aprile andrà a Reggio Emilia a festeggiare “una cosa”

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Il vicepresidente del Consiglio ieri a Di Martedì si è portato le cinque capilista per le europee, rivendicando la "novità" del M5S che candida le donne dando loro una grande opportunità. Ma allo stesso tempo Luigi Di Maio ha lasciato poco spazio di parola alle cittadine candidate rispondendo al posto loro o interrompendo l'interlocutore per buttarla in caciara

Ieri sera a DiMartedì è andata in onda la surreale intervista  (registrata) a Luigi Di Maio che nel tempo presente era invece corso a Palazzo Chigi per il Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto approvare il Salva Roma. In studio da Floris il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle si è portato anche le cinque capilista per le europee del 26 maggio, fresche fresche di ratifica su Rousseau che però hanno il problema che non le conosce quasi nessuno.



Questa cosa del 25 aprile e la difficoltà di festeggiarlo quando non sei né di destra né di sinistra

Gli attivisti del M5S avevano infatti già scelto i capilisita per le cinque circoscrizioni elettorali ma Di Maio, nella sua infinita saggezza e sapienza, ha deciso di elevarsi al di sopra dello Statuto del partito e di calare dall’alto le cinque candidate. Tutte donne, non solo perché sono brave e competenti ma anche perché c’era bisogno di rispondere a quelli che sono andati a Verona al World Congress of Families. Poco importa che ci sia andata anche una senatrice del MoVimento 5 Stelle.



Dopo l’intervista a Di Maio in studio su La 7 il momento delle domande alle cinque capilista. Inizia Concita De Gregorio che chiede a Sabrina Pignedoli, giornalista originaria di Reggio Emilia e capolista nella circoscrizione Nord Est cosa ne pensa di quelli che dicono che il 25 aprile è una festa di estremisti di sinistra. La risposta è fantastica: «Il 25 aprile per me è una festa importante per la Nazione tanto che il 25 aprile sarò a Reggio Emilia per festeggiare questa cosa» segue poi una doverosa precisazione sul fatto che ormai “destra e sinistra” sono due concetti di una volta e la distinzione è quasi anacronistica. Insomma il 25 aprile sarà pure una festa importante per la Nazione ma meglio non dire cosa si festeggia, perché potrebbe venir fuori che questa cosa è in realtà la Liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, due “cose” decisamente di destra.



Le capilista che stanno in silenzio accanto a Di Maio

Ma nel mondo del postideologico non ci sono solo la difficoltà e l’imbarazzo di parlare chiaramente del 25 aprile. C’è anche – ed è molto più sottile e strisciante – il modo in cui Luigi Di Maio non consente alle sue donne di parlare. La De Gregorio vorrebbe chiedere alle cinque capilista se per la loro storia personale e familiare prima del MoVimento 5 Stelle (perché c’è stato anche un prima) si sarebbero definite donne di centro-sinistra «cosa vi ha deluso della sinistra? Come mai non vi siete trovate a casa vostra nel centrosinistra?». Non fanno tempo ad aprire bocca che Di Maio interviene per spiegare perché lui è entrato nel MoVimento e il suo rapporto con i vecchi schieramenti e ribadire che «qui vedete delle persone che hanno avuto un’opportunità che non credo avrebbero avuto in un’altra forza politica» per poi finalmente lasciare qualche secondo alle candidate tutte grate per l’opportunità data dal M5S.

Lo schema si ripete per tutta l’intervista, a rispondere alla domanda o a intervenire prima che che le candidate possano aprire bocca è Luigi Di Maio. Il vicepremier lo fa un po’ per buttarla in caciara un po’ per dettare la linea della risposta che le candidate avrebbero dovuto dare spontaneamente. Si capisce, le capiliste sono alla loro prima uscita in televisione e magari sono ancora un po’ ingessate, come si suol dire. Ad un certo punto Concita De Gregorio sbotta «voi gli dovete togliere la parola, perché altrimenti finisce che siete la corona nella fotografia» e chiede a Di Maio di lasciarle parlare. Ed è vero che a concedere la parola è il conduttore, ma è anche vero che spesso e volentieri Di Maio è intervenuto per bloccare la domanda e cambiare discorso. Alle candidate resta la possibilità di rispondere alle domande più innocue, quelle a carattere generale che non toccano gli spinosi temi d’attualità. Anche quando parlano di Europa, ovvero quella “cosa” per la quale si sono candidate le risposte sono talmente generiche che potrebbero andare bene per un qualsiasi candidato.

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