Il caso Roma Multiservizi spiega come il M5S sta governando la città

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-01-11

Il M5S ha promesso di assumere i lavoratori dell’azienda partecipata da AMA in Comune, poi se lo è rimangiato. Ha fatto un bando per una gara a cui RM avrebbe potuto partecipare, poi lo ha ritirato. Ha “scoperto” che l’azienda ha messo in mobilità una trentina di lavoratori e si è arrabbiato. Ora promette di cambiare il CdA che accusa di aver tradito gli impegni. E per chi se li è rimangiati che sanzione prenderanno? 

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Oggi l’Assemblea Capitolina presieduta dall’onesto Marcello De Vito aveva un’urgenza di cui discutere: no, non i trasporti a rischio blocco dal 27 gennaio, e nemmeno l’emergenza non-emergenza sui rifiuti: bisognava discutere il cambio di Statuto di Roma Capitale, una necessità di cui la città ha enormemente bisogno, altro che bus e monnezza. Nel frattempo è però scoppiata la protesta dei lavoratori di Roma Multiservizi in consiglio comunale.

Il disastro del M5S su Roma Multiservizi

I lavoratori di Roma Multiservizi hanno organizzato un presidio in aula Giulio Cesare durante l’ennesima giornata di sciopero contro le 30 procedure di licenziamento avviate dall’azienda municipalizzata controllata da Ama. Al grido di “buffoni, buffoni” e “basta prese per il c…“, i manifestanti hanno chiesto a gran voce e a più riprese, sostenuti dai consiglieri di opposizione, di bloccare la discussione sulla delibera di revisione dello statuto comunale e anticipare il consiglio straordinario dedicato alla Multiservizi previsto in coda alla discussione del provvedimento. Come risultato il presidente dell’Aula De Vito ha prima chiesto l’identificazione di alcuni partecipanti alla protesta per poi invece sospendere i lavori e convocare una capigruppo per decidere come proseguire. Oggi, ha spiegato una lavoratrice, “gli amministrativi sono in sciopero perché è ancora aperta per 30 lavoratori la procedura di mobilità e quindi sono a rischio licenziamento: nonostante l’impegno preso dal direttore generale Giampaoletti, dall’assessore Montanari e dallo stesso De Vito a ritirare questa procedura, il cda di Multiservizi non l’ha ritirata”.

Piccolo riassunto delle puntate precedenti: il MoVimento 5 Stelle ha promesso ai lavoratori di Roma Multiservizi, partecipata di AMA, di risolvere l’annosa questione della stabilità del loro rapporto di lavoro. Dopo le elezioni l’allora assessora Paola Muraro annunciò che il Comune avrebbe assunto i lavoratori dell’azienda. Ovviamente era una balla e qualche tempo dopo il M5S fece marcia indietro  dicendo che per i servizi che finora erano stati erogati dall’azienda si sarebbe invece fatta una gara a cui Roma Multiservizi poteva partecipare. I lavoratori vennero a protestare in Aula e per tutta risposta ricevettero un Daspo.

Essere amministratori oggi: il caso M5S Roma

Ma non è mica finita qui. Perché la giunta Raggi ha fatto il bando a cui Roma Multiservizi poteva partecipare e poi lo ha ritirato perché era stato sonoramente bocciato dall’Antitrust e rischiava di perdere i ricorsi al TAR già pronti. Risultato: quel bando al quale l’amministrazione capitolina aveva lavorato “per bene” per oltre otto mesi è stato sospeso “a data da destinarsi”. Ora, attenzione: siccome il bando non c’è più, Roma Multiservizi si è trovata nella spiacevole situazione di avere lavoratori senza avere dove impiegarli. L’azienda ha aperto una procedura di mobilità per 30 amministrativi, spiegando che senza bando (e senza lavoro) non poteva tenerli in servizio. E arriviamo a oggi.
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Oggi all’apertura della seduta su Roma Multiservizi l’assessore alle partecipate Alessandro Gennaro, ha sostenuto che “a seguito di incontri fatti anche dal sottoscritto a inizio dicembre, io stesso ho inviato una nota il 7 dicembre ad Ama per il monitoraggio delle decisioni delle partecipate di secondo livello in cui invitavo la stessa Ama a prestare particolare attenzione affinché le decisioni di tutte le aziende, in particolare Multiservizi, rispettassero l’accordo tra amministrazione e sindacati per il mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi, e soprattutto affinché tutte le decisioni sul personale fossero state assunte previo confronto con i sindacati”. Ma, ha spiegato l’assessore, “questa indicazione non si èriscontrata nell’azione degli organi di Multiservizi: per questo sto chiedendo una relazione scritta al presidente di Ama circa le decisioni prese dal Cda per capire se queste siano state prese con fondata ragione e nel rispetto della corretta amministrazione a livello economico e giuridico, e soprattutto nel rispetto dell’accordo con i sindacati. Sto anche chiedendo un incontro diretto con la presidente della Multiservizi perché mi possa relazionare di persona sulle azioni intraprese e in particolare sulle procedure di mobilità, che allo stato delle informazioni sembrerebbero non rispettose dell’accordo sottoscritto con i sindacati”.

Per l’assessore la colpa è del CDA (?)

Ora, sarebbe evidente anche a uno che non ha mai visto un’azienda in vita sua che un’amministrazione che non vuole licenziamenti pone in atto tutte le necessità per scongiurarli. L’amministrazione Raggi invece ritiene che un consiglio di amministrazione possa seguire i desiderata della Giunta assumendosi anche gli obblighi giuridici conseguenti delle decisioni altrui. Il che appare francamente curioso. Ma ancora più curioso è che il M5S Roma sostenga con il consigliere Roberto Di Palma che  “l’amministrazione, nel rispetto dei ruoli, ha fatto tutti i passaggi affinché si superasse la procedura di mobilità. Adesso dobbiamo prendere atto dell’accaduto di ieri e muoverci di conseguenza, non possiamo fare altrimenti”.
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Perché il consigliere Di Palma subito dopo aggiunge: “I primi di febbraio torneremo in Aula su Multiservizi per riportare la nuova gara”. E quindi è perfettamente cosciente del fatto che la gara a doppio oggetto annullata sette mesi fa non è stata ancora riproposta come promesso dall’amministrazione, dalla sindaca, dall’assessore e dai consiglieri. Non solo: il M5S Roma è anche perfettamente cosciente del fatto che ha illuso quei lavoratori finché era interessato al loro voto promettendo cose impossibili, arrivando a dichiararle in Assemblea Capitolina e poi rimangiandosele allegramente promettendone altre che non è riuscito a mantenere perché l’amministrazione non è stata ancora in grado di scrivere un bando corretto. Ora il M5S promette di cambiare il CdA che accusa di essersi ribellato agli impegni. E per chi se li è rimangiati che sanzione prenderanno?

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