Lo schiaffo preso da Roberta Lombardi nel Lazio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-03-06

Mentre il M5S vince in tutta Italia, i cittadini residenti nella regione dove Raggi amministra la città più grande scelgono Zingaretti e Parisi. Le ragioni di un insuccesso che ha dato alla testa alla Faraona e ai suoi accoliti

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Quando mancano meno di un centinaio di sezioni da scrutinare Nicola Zingaretti è arrivato a sfondare la soglia del milione di voti ed è in testa nello spoglio con il 32,91% delle preferenze su Stefano Parisi, a quota 953mila con la percentuale del 31,16%. Sergio Pirozzi acchiappa 150mila voti e il 4,9% ma la notizia è che è arrivata terza Roberta Lombardi.

Lo schiaffo preso da Roberta Lombardi nel Lazio

Mentre il MoVimento 5 Stelle si afferma come il primo partito in Italia e in certe regioni arriva addirittura sopra il 40%, la cittadina già presidente del gruppo alla Camera porta a casa in totale 824mila voti e il 26,95%. Un piccolo miracolo all’incontrario per la più influente (e la più litigiosa) tra i leader pentastellati a Roma, non esattamente amatissima dal variegato mondo degli attivisti a 5 Stelle in città. Ed è soprattutto il voto a Roma a sancire l’inequivocabile sconfitta della “Faraona”, come la chiamano i suoi oppositori: con un partito in crisi a sostenerlo Zingaretti sfonda quota 34%, Parisi arriva quasi al 30% grazie a una rediviva Forza Italia mentre Roberta Lombardi è lì, al 27,26%:

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I voti racimolati da Roberta Lombardi a Roma alle Regionali del Lazio

Il tutto mentre il MoVimento 5 Stelle alle elezioni politiche a Roma registra il 30,2%, pur perdendo molti collegi tra cui quello di Dino Giarrusso. Alle Regionali si votava nello stesso giorno alla stessa ora, eppure tanti di quelli che hanno deciso di votare per i candidati grillini alla Camera e al Senato hanno preferito non votare Roberta Lombardi alla Regione Lazio. Una sconfitta politica inequivocabile e prima di tutto personale che lei ieri, dopo la fuga dall’ultimo confronto con Zingaretti e Parisi in tv, ha ritenuto di dover ammettere con il Metodo Grillino, ovvero scrivendo un post talmente equivocabile che nei commenti c’è anche chi le chiede se allora ha vinto e si complimenta per il successo.

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Le ragioni della sconfitta di Roberta Lombardi nel Lazio

E mentre si attendono i numeri delle preferenze per sapere se riuscirà ad approdare al consiglio regionale (visto il terzo posto, non è scontato) la caccia al responsabile, per lo meno sui giornali, è già partita. Nell’Urbe il M5S alle politiche è andato sotto alla media nazionale (30,2 contro il 32,7) e questo è l’effetto Raggi, spiega il Messaggero:

Ma poi Lombardi è riuscita a fare anche peggio: a perdere almeno altri 4 punti sul voto delle regionali, portando così il MoVimento sotto ai livelli del 2013, con l’ulteriore incredibile record del 21,9% a Roma come lista, che trasforma il Pd in primo partito (!).«Mi è mancata la spinta della Capitale», ha sussurrato l’ormai ex parlamentare. Traduzione: Raggi non mi ha dato una mano. Alla sindaca va il premio coerenza vinto con questa battuta intercettata in Campidoglio qualche tempo fa: «Adesso dicono che io e Roberta siamo amiche per la pelle? Certo, peccato che lei voleva esserlo sulla mia, di pelle…».

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La Capoccioni sventola il volantino di Roberta Lombardi in Aula al III Municipio

Repubblica invece riesuma le ormai storiche chat segrete dei grillini:

Numeri alla mano, a testa bassa sui dati, i lombardiani puntano subito il dito contro il Campidoglio: «Roberta ha preso il 28 nella capitale, mentre la lista solo il 22. Il voto disgiunto ci ha premiati. I romani, però, hanno votato contro il Movimento. L’Atac, le buche, il caso Marra… l’effetto Raggi si è fatto sentire tutto. Ci ha affossato».

Le idee dell’entourage dell’ormai ex onorevole e candidata alla presidenza della Regione viaggiano in fretta. Via chat, fanno vibrare i cellulari di consiglieri e assessori. I fedelissimi della prima cittadina le accolgono con una risata. «Ci stiamo dedicando all’analisi dei dati sul territorio», dicono. E poi mettono in fila le loro prove. Scaricabarile: «Altro che effetto Raggi. Qui c’è stato un effetto Lombardi. Alle Regionali siamo andati peggio che alle Politiche in ogni angolo della città».

Le roccaforti di Tor Bella Monaca e Ostia, secondo i grillini di palazzo Senatorio, non lasciano dubbi: «Al municipio VI al nazionale siamo tra il 34 e il 36 per cento, per la Pisana al 31,4. Sul litorale perdiamo otto punti, dal 38 al 30 per cento. E sarebbe colpa nostra?». Su WhatsApp, tra i cinquestelle, rimbalzano messaggi di questo tenore: «Ci siamo dati la zappa sui piedi con la scelta di Roberta, debole e non credibile… è riuscita ad andare sotto la media nazionale, quella delle Comunali e pure dietro a Parisi, uno sconosciuto».

Una campagna elettorale disastrosa

Ma forse per comprendere le ragioni di una sconfitta inequivocabile e personale bisogna vedere cosa è successo al III Municipio. Lì, in piena campagna elettorale, l’inettitudine politica del M5S è riuscita nel capolavoro di far perdere la maggioranza ai grillini. Nell’occasione uno show della presidente uscente Roberta Capoccioni con tanto di santino di Lombardi in mano denunciava il Grande Gombloddo contro la povera Roberta alla base della decisione di sfiduciare la Giunta. Si dicevano sicuri, i lombardiani, che la sceneggiata si sarebbe ritorta contro l’opposizione.

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Ebbene, com’è andato il voto nel III Municipio?

ROBERTA LOMBARDI 25,98%; MOVIMENTO 5 STELLE 21, 16%; Totale Voti Liste Circoscrizionali 21,16%
STEFANO PARISI 26,53%; NOI CON L’ITALIA – UDC 0,93% FORZA ITALIA BERLUSCONI PER PARISI 11,95% ; ENERGIE PER L’ITALIA PARISI PRESIDENTE 1,32% ; LEGA SALVINI LAZIO 7,74% ; GIORGIA MELONI FRATELLI D’ITALIA 9,84% ; Totale Voti Liste Circoscrizionali 31,78%
NICOLA ZINGARETTI 38,90%; +EUROPA CON EMMA BONINO 3,37%; LIBERI E UGUALI NEL LAZIO 4,83%; CENTRO SOLIDALE PER ZINGARETTI2,60% ; ITALIA EUROPA INSIEME CON ZINGARETTI PRESIDENTE 0,91%; LISTA CIVICA ZINGARETTI 4,98%; PD PARTITO DEMOCRATICO PER ZINGARETTI PRESIDENTE 23,29%

Chiaro, no?

La “fascistella” che conta i bonifici

Nella disastrosa campagna elettorale di Lombardi non ha certo aiutato quel “fascistella” appioppatole da Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano a pochi giorni dall’apertura delle urne. Ma anche qui la colpa non è del Fatto, ma di quell’incredibile card pubblicata negli ultimi giorni di campagna elettorale dove prometteva meno immigrati e più turisti per i “borghi” del Lazio, senza che nessuna delle cose, tra l’altro, sia di competenza regionale. Chiaro l’intento dei raffinatissimi e intelligentissimi spin doctor che la Lombardi ha cacciato da chissà quale fucina di talenti: visto che becchiamo pochi voti nel Lazio, proviamo ad allisciare il pelo dell’elettorato con un discorso sugli immigrati che fa sempre breccia, vedrai quanti voti pigliamo con un card su facebook, andare per paesi e fermarsi a parlare con gli abitanti? Veeeecccchia politica, per chi mi hai preso, per Pirozzi?

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Il risultato è sotto gli occhi di tutti: quella card ha portato all’indignazione persino degli yes-men più fedeli tra gli attivisti grillini (e magari nel segreto dell’urna le è costato alcuni voti a Roma) mentre non ha spostato di una virgola il risultato del Lazio, dove vale ancora (come ovunque) il vecchio metodo per fare campagna elettorale: pedalare, pedalare, pedalare. E ancora: di certo non hanno giovato le Grandi Denunzie di problemi nelle stazioni di cui è responsabile ATAC o la lettera con cui pretendeva da Luigi Di Maio di escludere Elena Fattori dalla campagna elettorale, insieme alle inequivocabili sciocchezze dette sui vaccini che le hanno portato alti richiami. Un disastro condito dalla sagra dei bonifici, dove la Lombardi, còlta in fallo più volta, ha passato tre giorni preziosi di campagna elettorale ad urlare di avere ragione lei mentre era in torto (non sugli accrediti, ma sulla trasparenza), con il risultato di fomentare ancora di più i suoi ultras (il cui voto, però, vale uno) e di dare invece l’impressione a quello che passa per caso sulla sua pagina Facebook di aver combinato chissà cosa. Un disastro dopo l’altro che, insieme alla presenza di un candidato più gentista di lei (Sergio Pirozzi) spiegano un flop che la Lombardi deve imputare soprattutto a se stessa.

 

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