Il fallimento di CasaPound e Forza Nuova

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-03-05

Il partito guidato da Simone Di Stefano si ferma poco sotto la soglia dell’1% mentre la coalizione “Italia agli italiani” di Roberto Fiore non riesce nemmeno ad arrivare allo 0,5%. E mentre Forza Nuova ancora tace ieri Di Stefano si è lamentato con Mentana di non aver avuto abbastanza spazio in televisione

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L’ondata nera dell’ultradestra italiana si è infranta alle porte dei seggi. Non è bastato ai militanti di CasaPound, guidati da Simone Di Stefano, “votare più forte che potevano”. Il partito dei fascisti del terzo millennio, quelli che ad Ostia al rinnovo del consiglio del X Municipio avevano fatto paura con il loro 9% hanno scoperto il loro valore a livello nazionale. È andata addirittura peggio ad Italia agli italiani, la coalizione guidata da Roberto Fiore, leader dei neofascisti di Forza Nuova. Entrambe le formazioni si sono fermate sotto la soglia dell’1%, ben distanti da quel 3% che avrebbe garantito loro l’ingresso in Parlamento.

Forza Nuova e Casapound sotto l’1%

Quando mancano poco più di diecimila sezioni alla chiusura degli scrutini i risultati di Casapound e Forza Nuova sono impietosi. Alla Camera dei deputati il partito fondato da Gianluca Iannone e guidato da Simone Di Stefano ha conquistato lo 0,92% per un totale di 223.235 voti. E pensare che all’alba dei risultati delle elezioni di Ostia Casapound pensava addirittura di poter entrare in Parlamento. Ancora peggio sono andate le cose per la coalizione di Forza Nuova con la Fiamma Tricolore fermi allo 0,37%.

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I risultati di CasaPound e Italia agli Italiani (Forza Nuova) alla Camera

Non vanno meglio le cose al Senato, dove come è noto per votare bisogna aver compiuto 25 anni. Casapound non arriva nemmeno vicino all’1%, fermandosi allo 0,83%. Forza Nuova invece migliora leggermente, senza però riuscire ad arrivare allo 0,5% e rimanendo sotto anche al Senato alla lista guidata da Mario Adinolfi (il Popolo della Famiglia).

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I risultati di CasaPound e Italia agli Italiani (Forza Nuova) al Senato

Nel complesso quindi non si può che parlare di una bruciante sconfitta, nemmeno se si fossero presentati uniti Forza Nuova e Casapound avrebbero avuto i voti necessari per superare la soglia di sbarramento ed entrare in Parlamento. E così scopriamo che ieri Roberto Fiore ha ricevuto sostanzialmente messaggi da tutti i pochissimi “italiani fieri” che hanno votato per Italia agli italiani.

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Anche Simone Di Stefano ieri ci credeva ancora, oggi scopre che gli elettori di Casapound sono meno di quelli che sono andati a sentire il concerto di Vasco Rossi a Modena l’anno scorso.

Simone Di Stefano si lamenta del poco spazio televisivo concesso a Casapound

Durante la lunga maratona di Enrico Metana su La 7 però Di Stefano ha avuto modo piagnucolare e dare la colpa ai giornalisti e ai media per l’orribile risultato del suo partito. Secondo Di Stefano «Se noi avessimo avuto lo spazio dato a un Fratoianni, sicuramente oggi non saremmo all’1%. Il M5s, decisamente sovraesposto soprattutto su La7, oggi ha più del 30%». Il che, come ha fatto notare Mentana, significa che partiti “sovraesposti” dovrebbero avere oltre il 200%.

Per il leader di Casapound però «Non siamo apparsi in nessuna televisione» e la cosa li ha penalizzati, se solo avessero avuto «una prima serata», si lamenta Di Stefano, magari le cose sarebbero andate diversamente. Mentana chiude la polemica dicendo a Di Stefano «Non vedo ordini di grandezza così dissimili con quello del vostro risultato. E dare la colpa alla tv non è molto da forza rivoluzionaria».

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A quanto pare gli endorsement di Diego Fusaro valgono meno di uno spazio in televisione, e oggi Casapound fatica ad ammettere la sconfitta dicendo che è tutta colpa dei giornalisti. Ma per vincere le elezioni non servono giornalisti, servono voti, idee, programmi. Evidentemente quelle di Casapound non sono state giudicate interessanti dall’elettorato che ha preferito magari votare per Fratelli d’Italia o per la Lega di Salvini. E pensare che Casapound con Salvini aveva fatto fronte comune per qualche tempo, dando vita alla lista “Sovranità”, esperienza poi naufragata dopo che Salvini ha scaricato i fascisti del terzo millennio. Ora probabilmente Di Stefano e Iannone si stanno mangiando le mani.

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