Il piano per il riscatto gratuito della laurea per i giovani c’è. Ma l’operazione non sarà in alcun modo retroattiva e non riguarderà chi si è già laureato: in più, sarà preso in considerazione solo chi arriverà al traguardo della laurea attraverso un percorso netto. In poche parole, i fuori corso (a meno che non siano arrivati in ritardo per malattia o comunque senza responsabilità personali) dovranno pagarsi i contributi di tasca propria.
Con il riscatto della laurea gli anni passati all’università diventano validi per raggiungere l’età della pensione. Oggi c’è chi paga anche 24mila euro per un 3+2 in ingegneria o 65mila euro per altri e più costosi riscatti. Secondo il progetto del governo i relativi contributi sarebbero pagati all’Inps non dal diretto interessato ma in tutto o almeno in parte dallo Stato. In sostanza, si tratterebbe di un vero sconto sulla pensione. L’idea di massima prevede il riscatto gratuito della laurea per chi si iscrive all’Università a partire dal 2018. E, ovviamente, negli anni a venire. Un meccanismo studiato per dare una risposta alle giovani generazioni che studiano e lavorano con contratti atipici e lunghi periodi di interruzione tra un incarico e l’altro con il rischio concreto, nel futuro prossimo, di intascare pensioni troppo basse. Il progetto iniziale, mettere a carico dello Stato i contributi figurativi di tutti i laureati nati dopo il 1980, era troppo oneroso e Palazzo Chigi non vuole investire più di 300 milioni di euro. Tuttavia, per evitare di concedere indiscriminatamente il riscatto a classi di studenti provenienti da famiglie facoltose, si starebbe pensando di limitare il forte sgravio (il riscatto costa mediamente 30mila euro) a laureati di fascia sociale medio-bassa.