Cosa resta delle promesse di Tsipras (secondo il Corriere)

Miracoli e "cose semplicemente difficili" nel nuovo programma di Syriza. Con un occhio al realismo politico

Andrea Nicastro, in un articolo sul Corriere della Sera, spiega la differenza tra le promesse elettorali di Alexis Tsipras e il piano di Tsipras e Varoufakis che ieri è stato approvato dall’Eurogruppo. In primo luogo, sottolinea il Corriere, «manca il taglio del debito sovrano che era stato il simbolo della nuova era, come pure l’aumento del salario minimo o delle pensioni», anche se in realtà, come abbiamo visto ieri, sul salario minimo Atene si è impegnata ad operare in accordo con le istituzioni, non ha cancellata l’impegno. «Non c’è neppure la riassunzione di centinaia di migliaia di ex dipendenti statali, la retromarcia sulle privatizzazioni o l’avvio di opere pubbliche capaci di far ripartire, keynesianamente, l’economia», scrive Nicastro. Anche questi provvedimenti sono stati sostituiti da una promessa di rivalutazione salariale a saldi invariati (e quindi, si immagina, abbassando lo stipendio a taluni e alzandolo ad altri) e dalla ridiscussione dei prezzi di talune privatizzazioni. Poi, sottolinea il Corriere:



Cominciamo dalle cose semplicemente difficili. Tsipras sostiene che riuscirà ad interrompere la vendita in nero di benzina e sigarette su cui guadagnano da anni industriali e dettaglianti. Dice che riuscirà a fare una spending review nella pubblica amministrazione senza toccare salari e pensioni. I margini di miglioramento ci sono, ma come sappiamo bene noi italiani la zavorra dell’apparato burocratico è difficile da scaricare. Sarà anche complicato scovare i finti invalidi, imporre registratori di cassa contro il salto dell’Iva, vendere a prezzi ragionevoli le frequenze tv, pignorare i beni dei grandi evasori fiscali, punire chi apre un’attività già deciso ad andare in bancarotta e anche convincere le banche a non sfrattare i morosi.

Cosa succede alla Grecia se esce dall’euro (La Repubblica, 10 febbraio 2015)

Ora i miracoli:



Alexis Tsipras e il suo anticonformista ministro delle Finanze Yanis Varoufakis dicono che riusciranno a razionalizzare le spese sanitarie (già sforbiciate di quasi il 50% in 4 anni) per poter offrire l’assistenza universale che era stata soppressa. Ma anche varare una legislazione sul lavoro «flessibile e giusta», trovare i soldi per gli aiuti umanitari senza alzare il deficit e, infine, «creare una nuova cultura di correttezza fiscale», per cui ciascuno vorrà contribuire equamente al bene pubblico.

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