Carla Ruocco e il complotto sul commento di Repubblica su Grillo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-04-29

Voi riuscireste a infilare nella stessa dichiarazione un commento cancellato su Facebook da Repubblica e l’incendio del Reichstag? Carla Ruocco sì. L’ex componente del direttorio M5S ha una teoria del complotto che lévati per quel «Povero beota delirante» apparso come commento dell’account ufficiale del quotidiano all’indirizzo di Beppe Grillo. Una sciocchezza spiegata dal quotidiano, che …

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Voi riuscireste a infilare nella stessa dichiarazione un commento cancellato su Facebook da Repubblica e l’incendio del Reichstag? Carla Ruocco sì. L’ex componente del direttorio M5S ha una teoria del complotto che lévati per quel «Povero beota delirante» apparso come commento dell’account ufficiale del quotidiano all’indirizzo di Beppe Grillo. Una sciocchezza spiegata dal quotidiano, che si è scusato oggi, così:
repubblica commento beppe grillo

Il commento è rimasto online alcuni minuti ed è stato cancellato appena i nostri social editor si sono accorti dell’accaduto. La cancellazione non è stata un tentativo di insabbiamento, ma un atto doveroso dal momento che quel commento, pubblicato per uno scambio di profilo da una delle persone che si occupano della fanpage di Repubblica, non rappresenta in alcun modo né il pensiero né lo stile di questa testata.
Trasparenza e correttezza ci impongono di dare conto dell’accaduto. Si è trattato di un errore di cui Repubblica si assume la responsabilità e di cui si scusa con i lettori e ovviamente con Beppe Grillo.

Insomma, in modo un pochino involuto Repubblica spiega che uno dei social editor voleva pubblicare con il suo account quel commento – prendendosene nel caso la responsabilità – ma per un errore l’ha pubblicato con l’account ufficiale del quotidiano. Poi se n’è accorto e l’ha cancellato. Tutto qui? Tutto qui. Ma non per l’Ispettore Carla Ruocco Indaga. Sulla sua pagina Facebook l’Ispettore Ruocco “scopre” che il tutto «è un evidente errore del redattore, che pensando di utilizzare un account fake, non si era accorto di essere loggato con il profilo ufficiale del giornale». Da dove la Ruocco prenda l’ipotesi che il tizio volesse usare un account fake è un mistero poco glorioso. In ogni caso lei la dà per acquisita e sopra ci costruisce un’ipotesi di complotto davvero fantasiosa: «È la prova, la pistola fumante, di quanto si sapeva da tempo. Nelle redazioni c’è chi si comporta da troll postando commenti offensivi contro Grillo e il M5S, a supporto dei propri articoli». Ora, da come è stato spiegato tutto da Repubblica in realtà non sembra proprio: uno ha fatto una sciocchezza, il giornale ne ha dato conto scusandosi. Ma per la Ruocco il complotto non è mica finito qui. Anzi, l’affare si ingrossa.
carla ruocco
Perché la Ruocco passa dall’aver dimostrato (?) che un tizio voleva commentare con un account fake insultando Grillo ma per errore l’ha fatto con l’account di Repubblica, a sostenere che invece i commenti “aggressivi” dei commentatori pro-M5S in realtà sono troll pakati dal PD: «C’è il legittimo sospetto che alcuni dei commenti più aggressivi, più ingiuriosi lanciati da account, apparentemente di simpatizzanti del M5S, siano ad opera di provocatori prezzolati, dei veri e propri atti di teppismo digitale. Personaggi che, come nell’incendio del Reichstag, lavorano al soldo di definiti gruppi di potere, per creare i presupposti dell’introduzione di norme restrittive della libertà in rete». Voi capite che a questo punto l’incendio del Reichstag può accompagnare solo.

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