Lo strano modo con cui Report ha affrontato il problema degli sbarchi dei migranti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-11-21

Dai finanziamenti di Soros alle ONG fino alle accuse di connivenza con trafficanti e facilitatori passando per le colpe del governo italiano che si è fatto infinocchiare da Frontex, cosa abbiamo capito dall’ultima inchiesta di Report sul traffico di migranti nel Mediterraneo

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Report ha una particolarità: affrontare temi complessi con servizi che fanno un pot pourri di questioni, argomentazioni e spiegazioni.  Qualcuno lo chiama “Metodo Report”. Prendiamo ad esempio il servizio “Un mare di ipocrisia” sulla situazione dei migranti che arrivano in Italia via mare dalla Libia. Il programma di Sigfrido Ranucci non è riuscito a spiegare in modo chiaro cosa sta succedendo tra la Sicilia e la Libia preferendo invece dare, come al solito, la colpa a tutti. E se tutti sono colpevoli nessuno è colpevole per davvero.

Il metodo Report applicato ai flussi migratori fa acqua da tutte le parti

Nell’ordine: gli scafisti, i cosiddetti facilitatori, la guardia costiera libica, Frontex, il governo che ha siglato l’accordo per la missione Triton e le ONG. Alcune delle quali sono state accusate di essere conniventi con scafisti e facilitatori mentre di altre Report ha preferito lanciare lì il sospetto – senza alcuna conferma – che vengano finanziate da siti considerati vicini alla fondazione del magnate George Soros. Che c’entra Soros non si sa e non viene detto, ma la storia l’abbiamo già sentita altrove. Il problema degli sbarchi non è una questione nuova, sono state scritte pagine e pagine per spiegare come mai spetta alla Guardia Costiera italiana coordinare le operazioni nelle aree SAR di competenza del nostro Paese e perché i migranti salvati dalle ONG che operano nel Mediterraneo centrale non possono essere sbarcati in Tunisia o a Marsiglia.

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Ci sono senza dubbio molte cose che non funzionano, per l’Italia si tratta soprattutto del sistema di redistribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo, molti paesi europei non stanno facendo la loro parte. Ma sostenere e lasciare intendere, come fa Report per tutto il servizio, che le ONG siano conniventi con i trafficanti non ha alcun fondamento. Al momento solo il personale di una ONG è formalmente accusato di aver avuto contatti con gli scafisti. Ma l’inchiesta è ancora aperta e non è ancora iniziato il processo. Incredibilmente invece Report non affronta un argomento relativamente nuovo: quello del traffico di schiavi in Libia scoperto dalla CNN.

L’inutile criminalizzazione delle ONG

Insomma cosa si capisce dal servizio di Report? Che le ONG sono conniventi con scafisti e facilitatori e che l’Italia fa il lavoro sporco per gli altri paesi europei facendo la figura della scema con i partner europei mentre la Libia sprofonda nel caos. C’era sicuramente un altro modo per affrontare la questione senza fare allusioni sul fatto che le ONG siano poco trasparenti e che alla fine tutti siano complici. Si poteva ad esempio tentare di sbrogliare la matassa libica, andando a vedere cosa sta succedendo nei centri di detenzione. Che non sono dei villaggi vacanze ma dei veri propri lager. Si poteva ad esempio partire intervistando Emma Bonino che ha spiegato il motivo per cui l’Italia si è fatta carico degli sbarchi.
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Dal servizio di Report emerge una sola cosa chiara: chi salva i migranti ha un qualche interesse economico. La semplice idea che una questione così complessa richieda una buona dose di compromessi (a partire da quelli nelle sedi politiche europee per arrivare a quelle più operative) sembra non sfiorare la redazione di Report. Il comportamento della Guardia Costiera Libica non è certo limpido e cristallino e le ONG spesso si trovano a dover “combattere” contro i trafficanti e la guardia costiera con l’unico obiettivo di salvare vite umane. A tutti piacerebbe operare nella migliore delle situazioni possibili, ma semplicemente questo desiderio si scontra con la realtà dei fatti e con il disastro libico della gestione dei flussi migratori. Disastro che risale a ben prima della caduta di Gheddafi. La soluzione di Report? Chiedere al presidente di SOS Mediterranee – che è un imprenditore francese – di fare pressioni sul governo francese affinché accolga dei migranti. Ranucci ha chiosato dicendo che se il Presidente di SOS Mediteranee non avesse la sede della sua società nelle Bermuda lo Stato francese avrebbe più soldi per finanziare l’accoglienza. Il senso della misura (dell’ondata migratoria) e delle proporzioni sembra ormai essere completamente perduto.

La Campagna LasciateCIEntrare – Campagna Nazionale contro la detenzione amministrativa dei migranti e la malaccoglienza – ha pubblicato una nota stampa con la quale “esprime forte perplessità sullo schema narrativo adottato dal programma intriso di allusioni, ammiccamenti e accuse nei confronti delle ong che effettuano salvataggi in mare”. Secondo LaciateCIEntrare quella di Report è “una narrazione parziale e ambigua, infarcita di luoghi comuni che non scava affatto a fondo nella questione, lanciando ombre sulle ONG senza argomentare se non con vaghi riferimenti a riprese e spezzoni di interviste”. Stefano Bertoldi, un volontario a bordo della nave Aquarius di Medici Senza Frontiere ha deciso invece un duro atto d’accusa contro Report accusando la redazione del programma di diffamazione a mezzo stampa. Bertoldi ovviamente porta la sua esperienza personale, parla di quello che ha visto quando era a bordo. Ma il suo racconto è quanto di più distante dalla caccia allo scoop di Report ci possa essere.

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