E Renzi perde la maggioranza nei gruppi PD

L'ex segretario fa la conta e scopre che molti che erano dei suoi non rispondono più: "Presente!"

A Matteo Renzi non tornano più i conti. L’ex segretario del Partito Democratico ha perso la maggioranza nei gruppi parlamentari di Camera e Senato e ora dovrà giocarsi al massimo le sue carte per ottenere qualcosa, altrimenti rischia di restare fuori dalla partita dei capigruppo. Nino Bartoloni Mei sul Messaggero spiega che la situazione è enormemente cambiata dopo i risultati delle urne e le dimissioni:



A palazzo Madama i conti sono stati già fatti, e il risultato non è proprio un trionfo per Renzi, che fra l’altro mette piede da parlamentare per la prima volta proprio al Senato. E dunque: su 55 senatori del gruppo, compresi Bonino, Casini e Nencini che però ancora non si sa se ne faranno parte, i renziani doc, duri e puri, vengono annoverati tra i 20 e i 23 (tra questi, oltre a Renzi: Marcucci, Parrini, Magorno, Malpezzi, Nannicini, Pittella, Bellanova); c’è poi, di nuova formazione, un sottogruppo di delriisti che annovera Richetti e Iori; nel gruppo renziano si possono ascrivere tranquillamente anche i 3 orfiniani Verducci, Valente e D’Arienzo, ma qui finiscono le note positive e cominciano le dolenti.

A seguito di polemiche, malintesi e vere o quasi vere rotture, non sono più da sommare nel gruppo renziano i senatori che fanno riferimento al capogruppo uscente Zanda e a Gentiloni, una ventina in tutto, tra i quali Astorre, Fedeli, Cucca, Mirabelli, Parente, Pinotti, Vattuone. Poi ci sono i tre che fanno riferimento a Orlando (Cirinnà, Misiani, Rossomando), e uno che fa capo al reggente Martina.



La conta dei renziani e dei non-più renziani (Il Messaggero, 12 marzo 2018)

Alla Camera la situazione è ancora più complicata:

Il gruppone renziano, raccontano gli stessi, non si è ancora riunito né per fare il punto né per contarsi, ma si registrano defezioni, ripensamenti, dubbi, insomma, la collocazione di alcuni (tanti?) è ballerina. I renziani si autoaggiudicano «oltre il 50 per cento del gruppo», ma da altre parti non la pensano affatto così.



L’altra sera c’è stata una prima riunione tra seguaci dell’exleadere lottiani nel senso di seguaci di Luca Lotti, e già questo è sintomatico di come un gruppo una volta granitico si vada a sua volta frastagliato, così come è una novità un Giacomelli che dichiara per prendere le distanze da Rosato. E dunque: su 112 eletti, i renziani doc vengono contati fra i 33 e i 35 (quindi lontani dalla maggioranza), ma secondo altri il numero arriverebbe a quota 56.

Una decina sono i deputati di fede orlandiana, altrettanti quelli che seguono Franceschini, ormai distaccatisi dalle sorti del leader dimissionario, così come i gentiloniani e la pattuglia dei ministri eletti (Minniti e il premier in carica tra questi). «Altro che ago della bilancia, Renzi non ha più una maggioranza nei gruppi su cui contare», la sintesi di alcuni deputati ex renziani.

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