«Così la Regione Lombardia ha vietato di chiudere i centri anziani a Bergamo»

Per il Pirellone i centri diurni per gli anziani dovevano restare aperti, pena la perdita dell’accreditamento. Dopo 7 giorni, il dietrofront. Ma intanto i decessi salivano

Un articolo del Fatto Quotidiano a firma di Natascia Ronchetti oggi punta il dito sulla Regione Lombardia per la mancata serrata delle case di riposo di Bergamo: per il Pirellone i centri diurni per gli anziani dovevano restare aperti, pena la perdita dell’accreditamento. Dopo 7 giorni, il dietrofront. Ma intanto i decessi salivano.



Alla fine di febbraio, l’Associazione delle case di riposo del Bergamasco (Acrb) chiese all’azienda sanitaria di Bergamo, l’Ats, di chiudere le residenze sanitarie assistenziali di città e provincia. Alcune – come la Casa Ospitale Aresi, a Brignano GeraD’Adda –ave vano già chiuso il centro diurno: le aveva guidate la prudenza, la paura di fronte all’avan zata dei contagi. Eppure, alla richiesta dell’associazione la Regione Lombardia oppose un netto rifiuto: le case di riposo dovevano restare aperte. Un ordine impartito all’azien da sanitaria, che si era fatta da tramite dopo aver raccolto l’appello di Acrb.

Solo dopo più di un settimana, e a contagio ormai sfuggito, sarebbe arrivato il dietrofront, con una circolare che invitava i vertici delle Rsa a valutare la necessità di sbarrare gli accessi a chiunque provenisse d al l ’esterno. Intanto, però, il virus si era già insinuato tra gli anziani delle case di riposo. In assenza del tampone, non è dato sapere quanti ne abbia effettivamente uccisi. Ma è un fatto che nei primi venti giorni di marzo si siano contati oltre 600 decessi tra gli ospiti delle residenze nella sola provincia di Bergamo.



Il 23 febbraio, due giorni dopo lo scoppio del “caso Mattia”a Codogno, la casa di riposo Aresi aveva deciso di sbarrare il proprio centro diurno su disposizione del direttore sanitario, preoccupato dall’evolversi dell’epidemia. “Ma l’Ats ha mandato una lettera a tutte le strutture –ricorda Marco Ferraro, presidente della Aresi –disponendo che rimanessimo aperti fino a nuove disposizioni della Regione”. È così che il centro viene riaperto.



Ed è proprio qui, a Brignano Gera D’Adda, che arriva anche una ispezione dell’azienda sanitaria. “Ci hanno detto che potevamo anche essere accusati di interruzione di servizio pubblico, con conseguente revoca dell’accreditamento –dice Ferraro – ci hanno fatto un verbale. Così siamo rimasti aperti fino alla fine della prima settimana di marzo, quando ci è stato detto che avevamo la possibilità di chiudere. Una disposizione tardiva…”.

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