A cosa serve il referendum per l'autonomia del Veneto e della Lombardia?

Categorie: Fact checking, Politica

Un referendum consultivo senza quorum per chiedere allo Stato di concedere lo statuto di regione autonoma a Veneto e Lombardia. In caso di vittoria Zaia e Maroni dovranno iniziare lunghe trattative col Governo ma il risultato immediato sarebbe sicuramente un balzo avanti della Lega Nord per le prossime elezioni politiche

Qualcuno l’ha già chiamato Nordexit ma non sarà una vera indipendenza del lombardo-veneto dall’Italia. Lombardia e Veneto rimarranno parte della Repubblica Italiana ma chiederanno maggiore autonomia, sul modello di quella concessa alle regioni autonome e in particolare del modo con cui viene gestita dalle province di Trento e di Bolzano. In poche parole l’indipendenza che Veneto e Lombardia, regioni guidate dai leghisti Luca Zaia e Roberto Maroni, è soprattutto fiscale, niente a che vedere con i sogni di indipendenza della Padania che la Lega Nord accarezza da vent’anni. L’obiettivo dichiarato infatti è quello di far rimanere sui rispettivi territori il 90% delle tasse versate dai cittadini veneti e lombardi.



Che tipo di autonomia chiedono Veneto e Lombardia

La notizia del giorno, che ha fatto tweettare di gioia il Presidente della Lombardia Roberto Maroni che ha detto che “Vittorio Feltri è il più grande giornalista vivente” è che Libero e Feltri hanno annunciato che sosterranno le ragioni del Sì al duplice referendum. Non si sa quando si terrà il referendum perché il Governo ha detto di non essere disponibile a far tenere la consultazione referendaria, che riguarderà unicamente i 15 milioni di cittadini di Lombardia e Veneto, con le amministrative di aprile. Maroni e Zaia hanno espresso l’intenzione di andare al voto assieme e quindi per il momento sembra probabile che veneti e lombardi andranno alle urne ad inizio di ottombre 2017. Su Libero Feltri ha scritto che il referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto potrebbe addirittura salvare l’Italia, di certo se tutta l’operazione andasse in porto (ed è un grande se) si parla di circa 70 miliardi di euro (53,9 miliardi per la Lombardia e 18,2 miliardi per il Veneto) di residuo fiscale – vale a dire la differenza tra entrate provenienti dalle tasse e spese – che invece che essere trasferiti allo Stato centrale potrebbero rimanere sui territori ed essere investiti per servizi al cittadino e per far ripartire la locomotiva del Nord Est. Locomotiva che ormai però ha ampiamente delocalizzato in altri paesi dove il costo del lavoro è nettamente inferiore. Ed è tutto da vedere quanto peseranno sul bilancio dello Stato, soprattutto per le regioni del Sud quei 70 miliardi che rimarranno al nord. Secondo Feltri spronerebbe le regioni indebitati a darsi da fare per risolvere inefficienze e ridurre gli sprechi e questo sulla carta nel corso degli anni potrebbe anche essere vero, nella realtà delle cose però non è chiaro come potrebbero riuscirci in poco tempo.

Fonte: Libero del 09/03/2017

A chi serve il referendum sull’indipendenza fiscale?

In realtà non è automatico che ad un’eventuale vittoria dei Sì (i voti in Veneto e in Lombardia verranno ovviamente conteggiati separatamente) ai due quesiti referendari il Governo possa concedere l’autonomia fiscale alle due Regioni a guida leghista. Quello che i cittadini del lombardo-veneto andranno a votare è infatti un referendum consultivo senza quorum in base al quale i due presidenti poi potranno dire di avere il mandato popolare per andare ad intavolare con il Governo una trattativa sul contenuto degli articoli 116, 117 e 119, della Costituzione ovvero gli articoli che istituiscono l’autonomia amministrativa delle cinque regioni a statuto speciale, che regolano le competenze esclusive dello Stato e delle Regioni e che definiscono gli aspetti e i limiti dell’autonomia finanziaria degli enti locali. Zaia e Maroni sono convinti che la maggior parte dei loro concittadini si esprimerà a favore di una maggiore autonomia, anche in virtù degli schieramenti emersi in Consiglio Regionale Veneto dove assieme al Centrodestra anche il MoVimento 5 Stelle ha votato a favore per l’approvazione dell’istituzione del referendum (il PD si è astenuto). L’ostacolo maggiore non è quindi la vittoria dei sostenitori dell’autonomia fiscale, dell’indipendenza degli schei, ma quello che succederà dopo. Con chi tratteranno Maroni e Zaia? Con il Governo Gentiloni (se ci sarà ancora) o aspetteranno di vedere chi vincerà le elezioni politiche se si andrà a scadenza naturale della legislatura, quindi nel 2018? Le richieste delle due Regioni sono chiare ma in una trattativa dovranno cedere qualcosa per portare a casa il risultato. Dulcis in fundo: per rendere concreta l’autonomia di Veneto e Lombardia sarà necessaria una modifica costituzionale, quindi una legge costituzionale. È abbastanza evidente che in questa Legislatura il Parlamento non potrà fare alcuna legge di modifica della Costituzione (l’articolo 116 richiede che l’intesa tra lo Stato e la Regione venga approvata dalla maggioranza assoluta in entrambe le Camere), ed è da vedere se nel prossimo la maggioranza avrà i numeri e la capacità di trovare un accordo. Di questo però nulla si sa e non si parla ancora, meglio cullare sogni di gloria (e di vittoria) che sicuramente verrebbero usati dalla Lega Nord per darsi una grande spinta in vista delle prossime elezioni politiche. E forse è tutto qui il senso dell’operazione autonomista di Zaia e Maroni, dare una mano al Salvini Nazionale ad arrivare al Governo. C’è quindi da chiedersi, ha senso far pagare ai cittadini (veneti o lombardi) il costo della propaganda leghista?