Così Di Maio ha “fregato” disabili e invalidi civili sulla pensione di invalidità

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-02-01

La politica degli annunci e delle promesse va bene in campagna elettorale. Ad un certo punto però i risultati devono arrivare. E passi se il boom economico non c’è stato, quando il governo gioca sulla pelle dei più deboli è lì che iniziano i problemi

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«Nessuno rimarrà più indietro» è lo slogan con cui Luigi Di Maio ha presentato il Reddito di Cittadinanza e la Pensione di Cittadinanza. Ma forse qualcuno indietro ci rimarrà davvero, e non saranno i soliti privilegiati ma le persone più deboli e fragili. Ad esempio tutti i senza fissa dimora che vivono nei comuni che non hanno ancora provveduto a creare una via fittizia per consentire loro di prendere la residenza. Un’altra categoria di persone che verrà lasciata indietro? Gli invalidi.

Quando Di Maio prometteva l’aumento della pensione di invalidità

Due mesi fa Luigi Di Maio aveva promesso che grazie al sistema del Reddito di Cittadinanza e della pensione di cittadinanza anche coloro che percepiscono la pensione di invalidità minima o l’assegno di invalidità (ad oggi 285 euro) se lo sarebbero visto aumentare fino alla cifra di 780 euro. L’annuncio, se ricorderete, era presente anche nella famosa lista dei “fatto” sbandierata da Di Maio in un video su Facebook.

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Da tempo però le associazioni a tutela dei diritti dei disabili denunciano come poco o nulla sia cambiato. Ad esempio il presidente della Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) Nazaro Pagano ha parlato di delusione e sconcertoha spiegato che nel testo del Decreto sul RdC: «migliaia di cittadini con disabilità che in concreto si vedranno esclusi, nella stragrande maggioranza dei casi, da ogni beneficio collegato all’introduzione del reddito di cittadinanza». Le associazioni hanno anche fatto due conti sui possibili beneficiari. A causa dei numerosi paletti messi dall’esecutivo su una platea di oltre un milione e mezzo di persone con disabilità gravi e gravissime a beneficiarne saranno appena 255 mila – per il Governo – mentre le associazioni stimano che possano essere al massimo 180 mila coloro che effettivamente si vedranno aumentare l’assegno di invalidità. Al di là delle discrepanze tra queste ultime due cifre si tratta di un numero davvero esiguo di persone. Ricordiamo che con quei soldi i disabili non fanno la bella vita ma servono ad esempio per pagare le spese di assistenza (spesso 24 ore su 24) fornita dai caregiver. E se non ci sono i soldi per pagare queste persone significa che a farsene carico dovrà essere un familiare, che però non potrà lavorare.

Perché la maggior parte dei disabili rimarrà fuori dal Reddito di Cittadinanza

In base ai criteri del Decreto ad esempio la contemporanea presenza all’interno dello stesso nucleo familiare di due persone che percepiscono l’assegno di invalidità automaticamente li esclude da qualsiasi forma di aumento dovuta al Reddito di Cittadinanza. Per quanto riguarda invece la pensione di invalidità aumenta l’età minima per poterla richiedere, che passa da 66 anni e 7 mesi a 67 anni. A complicare le cose però c’è la questione dei fondi, per Di Maio ci sono ma secondo il capogruppo alla Camera di Forza Italia Francesco Lollobrigida nella bozza “semi definitiva” del Decreto non ce n’è traccia. Anche l’ex M5S Matteo Dall’Osso ha denunciato come la disabilità sia stata sostanzialmente ignorata dal Decreto sul Reddito di Cittadinanza. Durante un’intervento alla Camera Dall’Osso ha  dichiarato che dal momento che con il Decreto «l’assegno di disabilità viene considerato nel calcolo dellIsee. I disabili non sono più considerati disabili, con questa norma, ma semplicemente poveri».

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Non sorprende quindi, o forse sorprende giusto i più accaniti fan del vicepremier, l’ondata di commenti infuriati da parte dei disabili (o dei loro familiari) che hanno appena scoperto l’ennesima fregatura a 5 Stelle.

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Sulla pagina Facebook di Di Maio è un continuo piovere di messaggi arrabbiati da parte di elettori (o ex elettori?) delusi dal MoVimento 5 Stelle. C’è chi si lamenta della soglia minima di 67 anni necessaria per poter prendere la pensione di invalidità ricordando che non se ne era mai fatta parola. Altri fanno notare che per la stragrande maggioranza dei disabili non è aumentato nulla perché la pensione di invalidità attualmente percepita viene considerata reddito ai fini ISEE.

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Disabili e invalidi civili si chiedono a quando toccherà anche a loro la rivalutazione della pensione a 780 euro. La speranza è sempre l’ultima a morire, ma per i più questo governo si sta comportando “come il PD”.

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A mali estremi, estremi rimedi: se le cose promesse non verranno realizzate gli elettori sono pronti a dare un bel segnale nelle urne delle europee. Per la cronaca no, non bastano più i cartelloni con scritto “se lo diciamo lo facciamo”. Perché quando le persone in difficoltà, quelle che maggiormente si sono fatte illudere (in buona fede) dalle promesse pentastellate, si guarderanno nelle tasche e scopriranno che non è arrivato nulla allora il governo Conte dovrà trovarsi un buon avvocato, non del Popolo ma dal popolo.

Leggi sull’argomento: Di chi è colpa la recessione?

 

 

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