Raffaele Marra era l'uomo più fortunato del mondo!

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-18

Non si spiega altrimenti una serie di vincite al gioco pagate da agenzie partner della SNAI

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Tutto si può dire di Raffaele Marra tranne che non sia un uomo fortunato al gioco. Repubblica oggi ci racconta che al vaglio degli investigatori ci sono infatti alcune – e ricorrenti – vincite al gioco emesse nei suoi confronti da agenzie collegate alla SNAI:

Raffaele Marra è un ex ufficiale della Guardia di finanza, non ha mai avuto stipendi da favola quando era militare, e non è ricco di famiglia. Però è un uomo oggettivamente baciato dalla fortuna. Non si spiegano altrimenti quei sei assegni, per un importo di circa 30.000 euro, emessi da agenzie (Ippica Talenti, Laurentina srl, Ge.P.E.) partner della concessionaria di scommesse sportive Snai, a fronte di vincite che l’Uif definisce «presunte». E sulle quali sta conducendo un’indagine a parte ancora in corso.
I primi tre assegni portano la data del settembre del 2012. Se sono effettivamente vincite al gioco, Marra è riuscito a portarsi a casa 22.000 euro in dodici giorni. Gli altri assegni li ha incassati nei tre mesi successivi. Non è l’unica “singolarità” scovata nelle entrate del capo del personale del comune di Roma, finito in manette con il palazzinaro Sergio Scarpellini. C’è pure un altro assegno, da 2.245 euro, della Emme Oro, anch’essa operante nel settore dei giochi, emesso nel novembre di quel fortunato 2012.

Le telefonate tra Marra e Romeo e l'assegno per la casa Enasarco
Le telefonate tra Marra e Romeo e l’assegno per la casa Enasarco

Poi c’è il mistero dei suoi viaggi. I viaggi di Raffaele Marra tra Roma e Malta sono andati avanti per anni a cadenza settimanale, o quasi. A chi lo incrociava all’aeroporto di Fiumicino, raccontava di stare seguendo un non meglio specificato corso accademico. Non era così. Al magistrato Carla Raineri, la capa di gabinetto scelta inizialmente dalla sindaca Raggi e che si è dimessa il primo settembre scorso, Marra confidò di essere stato costretto a trasferire la moglie e i quattro figli sull’isola, «perché erano minacciati dalla criminalità organizzata», e di aver rinunciato alla scorta «nonostante anche la sua incolumità fosse a rischio».

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