Quei cattivoni dell'Electrolux che non vogliono lavorare a Ferragosto

Categorie: Economia, Fact checking

La multinazionale degli elettrodomestici chiede di lavorare per produrre il frigorifero Cairo. Ma senza aumento retributivo. I sindacati dicono no. E spiegano anche il perché

Sul Corriere della Sera di oggi in prima pagina c’è la storia della Electrolux di Treviso, che ha chiesto agli operai di lavorare il 15 agosto. Ma i sindacati hanno risposto no. Come nel caso dei giovani che “rifiutavano” il lavoro all’EXPO, anche qui la questione sembra essere leggermente malposta e raccontata in modo da criticare quegli ingrati degli operai. A ben leggere e a ben guardare però c’è qualcosa di più.

Il frigorifero Cairo e il volantino aziendale

 
QUEI CATTIVONI DELL’ELECTROLUX CHE NON VOGLIONO LAVORARE A FERRAGOSTO
L’Electrolux era già finita nelle cronache sindacali l’anno scorso. Con l’accordo firmato nel maggio 2014 l’azienda ha rinunciato a delocalizzare in Polonia; l’intesa prevede contratti di solidarietà, investimenti per 150 milioni di euro e la rinuncia a licenziare fino al 2018. Ora a Susegana la solidarietà è sospesa visto l’aumento degli ordini di un prodotto in particolare: il frigorifero Cairo, un prodotto di alta gamma le cui ordinazioni hanno portato i lavoratori a tornare a lavorare otto ore e agli straordinari del sabato, grazie alle richieste che arrivano dal Nord Europa. E qui è nato il problema: l’azienda ha chiesto ai sindacati di dare l’ok al lavoro per il sabato 15 agosto, ma Fim, Fiom e Uilm si sono opposte. Racconta il Corriere:



«Sia chiaro, su una questione del genere non abbiamo nessuna intenzione di fare né scioperi, né barricate — getta acqua sul fuoco Augustin Breda, nella Rsu per la Fiom —. Non rimpiangiamo certo il confronto di qualche anno fa, quando in ballo c’erano gli stipendi e i posti di lavoro. Ma abbiamo i nostri motivi per dire questo no». Quali? «Quando il lavoro c’è, va distribuito. Invece di spingere sull’acceleratore degli straordinari ci sembrerebbe più giusto che l’azienda coinvolgesse lavoratori interinali per i periodi di picco di produzione. La legge lo permette anche in stato di crisi».

Solo che c’è un “piccolo” problema laterale.  E cioè la remunerazione della giornata di Ferragosto.



In base al contratto i sabati festivi come il 15 agosto valgono circa 68 euro netti. Quelli non festivi vengono ricompensati più o meno allo stesso modo. Questo perché l’aumento retributivo da contratto per la festività è sì maggiore ma viene a mancare un incentivo aziendale previsto invece per i sabati non festivi. Di qui i cartelli della Rsu appesi in giro per la fabbrica: «Il 15 agosto non si lavora, si festeggia e si riposa». Niente «schei», niente lavoro per dirla alla veneta, con gli estensori del manifesto. In quanto agli svedesi di Electrolux, l’aggettivo usato per loro nelle bacheche è uno soltanto: «tacagni».

E infatti il problema pare essere davvero tutto qui. La mancanza dell’incentivo aziendale al lavoro per quel giorno di Ferragosto.
 
LAVORATORI PIGRONI
Come in altre occasioni la storia è quindi più complicata di come viene raccontata. La vertenza del 2014 è stata dolorosa sia per l’azienda che per le maestranze. Il ritorno degli ordini, e quindi il superamento del contratto di solidarietà, è stato salutato dalle maestranze con ovvia soddisfazione. Ma proprio per questo l’azienda adesso dovrebbe decidere se aumentare l’occupazione, anche di interinali, oppure se pagare di più la giornata. La sintesi del pensiero dei sindacati porta la firma di Augustin Breda della Rsu di Electrolux Susegana. «E’ lapalissiano che più straordinari facciamo, meno occupazione creiamo. Dunque, se la ripresa è strutturale, allora si aprano nuove linee di produzione e si assumano persone».



Una risposta, più o meno diretta, anche a quei disoccupati che hanno accusato i sindacati. «Potessimo lavorare noi, lo faremmo anche a Ferragosto senza problemi», hanno detto in molti. La linea dei sindacati è contestata anche da Luciano Miotto, vicepresidente di Confindustria veneta con delega alle relazioni sindacali.

La premessa degli industriali è di metodo. «A nessuno conviene far fare straordinari ai propri dipendenti, perché il costo del lavoro aumenta». Però, «se ci sono commesse improvvise, come capita ad alcune aziende in questo periodo dell’anno, serve usare il pacchetto di ore di straordinario necessario». Niente pelandroni, insomma. Un semplice scontro di interessi. Ma chissà perché, quelli dei lavoratori non vengono quasi mai dipinti così.