Oggi anche Repubblica pubblica uno specchietto che riepiloga l’indebitamento della Grecia e come è cambiato dal 2011 al 2015. Nel confronto tra le due infografiche si può già apprezzare il travaso accaduto dopo gli accordi tra Europa e Atene, che hanno caricato i governi dell’Unione Europea (e quindi i cittadini di quegli Stati) mentre prima i creditori erano molto diversi.
Tuttavia i conti si potrebbero fare in modo diverso, e più realistico. È quello che ha fatto il Sole 24 Ore il 19 febbraio scorso, partendo da quanto accaduto nel 2009 e quindi mostrando che i soldi pubblici hanno permesso alle banche d’Oltralpe di uscire dall’esposizione nei confronti di Atene, caricandola sugli Stati europei e distribuendola «equamente» – si fa per dire – anche tra i paesi come l’Italia.
COSÌ LE BANCHE IN GRECIA SI SONO FATTE SALVARE DALL’EUROPA
Tutto parte dalla fine del 2009, quando cominciano gli allarmi sulla Grecia: all’epoca gli istituti di credito in Francia e Germania erano i più esposti nei confronti di Atene, con un’esposizione rispettivamente di 78,8 miliardi e 45 miliardi. Le banche italiane, solo per fare un confronto, erano invece a quota 6,8 miliardi mentre le spagnole raggiungevano quota 1,2. Nel maggio 2010 il salvataggio della Grecia impone di mettere le mani nelle tasche del contribuente europeo, e la stessa cosa accade nel 2012. E così, sommando tutti gli strumenti finanziari, si arriva alla situazione odierna, quando i creditori diventano gli Stati: la Germania per 61 miliardi, la Francia per 46, l’Italia per 40,8. Nel frattempo le banche tedesche riducono la loro esposizione a 13 miliardi e quelle francesi a 1,8. E così, ricordava Morya Longo all’epoca sul Sole, l’esposizione privata di Atene è diventata pubblica. E in modo non uniforme, visto che mentre per la Germania l’esposizione complessiva prima era pari a 78 miliardi (di soldi delle banche), ora è di 48 miliardi (di soldi pubblici), per l’Italia dai 6,8 miliardi (di soldi delle banche) si è arrivati a 42 (quasi esclusivamente pubblici). «Salvate la gente, non le banche», era uno degli slogan più in voga all’epoca. Aveva ragione. All’epoca sulla storia tornò anche il Corriere della Sera:
Si chiamano Herr Schmidt, Monsieur Dupont, Signor Rossi e Señor Garcia. Sono i contribuentistandard dell’Eurozona.E sono diventati anche i principali creditori di Atene. Passati da un saldo nullo alla fine del 2009 a un credito di 204 miliardi di euro nel settembre del 2014. Nello stesso periodo, invece, l’alta finanza delle grandi banche ha seguito la direzione opposta: il suo credito è sceso da 153 a 18 miliardi di euro, con un calo dell’88%. I numeri — riferiti alle sette principali nazioni dell’Eurozona: Germania, Francia, Italia e Spagna, ma anche Austria, Paesi Bassi e Belgio — raccontano la metamorfosi del debito greco in questi cinque anni di crisi.
Prima i creditori più esposti erano le banche, adesso sono i bilanci pubblici nazionali. Allafine del 2009 i pesanti allarmisui conti pubblici greci hanno portato sotto le luci della ribalta il dramma ellenico. Poi, dopo una serie di salvataggi pubblici, gran parte dell’esposizione greca di molte banche è stata trasferita ai paesi dell’Eurozona. Per l’alta finanza è stato in parte un alleggerimento, in parte l’effetto della ristrutturazione del 2012, quando il valore del credito degli investitori privati è stato tagliato,e non poco.