Quali sono le ONG che operano nel Mediterraneo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-05-03

Per Salvini sono “coop rosse” per i 5 Stelle fanno i taxi dei migranti, ma le Ong che operano nel Mediterrano centrale non sono né l’una né l’altra cosa. Al momento a loro carico non risultano esserci indagini e tra i motivi degli interventi di salvataggio c’è la fine dell’operazione Mare Nostrum

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Lega Nord e MoVimento 5 Stelle accusano le Ong di essere in combutta con gli scafisti che partono dalla costa libica alla volta dell’Italia. Secondo una tesi che al momento non è suffragata da alcuna prova come ha ammesso oggi pomeriggio il Procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro al Senato. Le navi delle Ong operano nel Mediterrano centrale nelle aree SAR (search and rescue) in contatto con il Coordinamento Marittimo dei Soccorsi (MRCC) di Roma.

Medici Senza Frontiere e Save the Children

Ma quante e quali sono le Ong che operano nel Mediterraneo a ridosso delle acque territoriali libiche? Ci sono due importanti organizzazioni umanitarie come Save the Children e Medici senza frontiere che secondo Zuccaro sarebbero al di sopra di ogni sospetto. Diverso sembra essere il caso degli assetti utilizzati da Sea-Watch, Proactiva Open Arms, SOS Mediterranée, Jugend Rettet, Sea Eye, MOAS e Lifeboat.
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Per le due Ong “storiche” difficilmente si può parlare di Coop Rosse del Mediterraneo come fanno ad esempio Matteo Salvini e il vignettista Krancic. Si tratta di due organizzazioni indipendenti che da decenni operano nei contesti più disparati per prestare aiuto e soccorso alla popolazione civile. Nel Mediterraneo Msf opera con tre imbarcazioni: “Bourbon Argos”, “Dignity I”, “Aquarius” e “Prudence” che ha raggiunto la flottiglia nel marzo 2017. I bilanci di Msf sono facilmente consultabili sul sito.

Save the Children invece opera tramite l’imbarcazione “Vos Hestia”. Una delle accuse mosse a Save the Children è quella di essere amministrata dal figlio di De Benedetti, Marco. In realtà Marco De Benedetti è solo uno dei membri del consiglio direttivo di Save the Children Italia. Sia Medici senza frontiere che Save the Children hanno respinto ogni accusa di connivenza con gli scafisti

Le Ong tedesche che “portano i migranti in Italia”

Ci sono poi altre sette “nuove” Ong che sono al centro dei sospetti. Cinque di queste sono tedesche e c’è chi vorrebbe che invece che portare i migranti in Italia se li portassero a casa loro. Ovviamente questo non è possibile perché la Convenzione di Amburgo prevede che le persone soccorse in mare vengano portate nel porto sicuro più vicino. Zuccaro ha detto che quei porti non sono  né a Malta né in Tunisia ma in Italia.

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M5S e Lega si scannano su chi ha scoperto per prima l’orrendo crimine delle ONG

Le Ong tedesche sono Sos Mediterranee, Sea Watch Foundation, Sea-Eye, Lifeboat e Jugend Rettet. Si tratta di Ong che hanno iniziato solo negli ultimi anni ad operare nell’area. Prima dell’arrivo di questa flottiglia di Ong la maggior parte dei soccorsi in mare venivano effettuati dagli assetti dell’operazione Mare Nostrum e da vascelli commerciali. Sos Mediterranee  è stata fondata da unex ammiraglio della Marina tedesca: Klaus Vogel e utilizza la nave Aquarius sulla quale operano anche i volontari di Msf. Sea Watch utilizza due assetti, uno battente bandiera olandese e un altro battente bandiera neozelandese. Michael Buschheuer è il fondatore di Sea Eye che utilizza due vascelli “Sea-Eye” e “Seefuchs”. Jugend Rettet opera utilizzando “Iuventa”, un peschereccio battente bandiera olandese mentre Lifeboat di Amburgo utilizza per le SAR una nave con bandiera tedesca. A parte il caso della nave battente bandiera neozelandese quindi non ci sono “bandiere ombra” che rendano difficili le indagini.

MOAS e Proactiva Open Arms

Stando alle parole e alle ipotesi formulate da Zuccaro queste due Ong dovrebbero essere quelle più “sospette”. Il motivo è riconducibile al fatto che Moas (Migrant Offshore Aid Station) si avvale di due navi – la “Phoenix”, che batte bandiera del Belize e la “Topaz Responder” che batte bandiera delle Isole Marshall – che per Zuccaro hanno un profilo sospetto. È noto però chi finanzia questa Ong: si tratta dei coniugi Christopher e Regina Catrambone, due italo americani che l’hanno fondata nel 2014 e che si avvalgono di diversi sponsor tra cui un’azienda austriaca produttrice di droni. I Cantambrone hanno un’azienda che opera nel campo delle assicurazioni e dell’assistenza medica all’estero. A bordo della Phoenix opera anche personale di Medici senza frontiere.

La spagnola Proactiva Open Arms invece ha operato a lungo su “Astral”. Si tratta di uno uno yacht battente bandiera panamense e riconvertito a imbarcazione di salvataggio donato dall’imprenditore italiano Livio Lo Monaco che recentemente è stato affiancato dalla “Golfo azzurro”(che batte bandiera maltese).
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Dal rapporto 2016 stilato dalla Guardia Costiera sulle attività di soccorso in mare nel Mediterraneo Centrale emerge inoltre che la maggior parte delle operazioni di soccorso sono state condotte direttamente da unità navali italiane o governative (Guardia Costiera, Marina Militare, Unità Eunavfor Med). È vero che rispetto ai tre anni precedenti il numero di persone salvate dalle Ong è aumentato (raddoppiato rispetto al 2015) ma è anche vero che parallelamente è aumentata anche la presenza delle organizzazioni nell’area, che sono diminuiti i soccorsi effettuati da parte delle navi commerciali (pescherecci e così via) e che anche le Marina Militare, con la fine di Mare Nostrum, ha diminuito il numero di assetti nella zona.
Foto di copertina credis: MOAS via Facebook.com

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