Chi si somiglia si piglia: quanto hanno in comune i programmi di Lega e MoVimento 5 Stelle

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-03-09

Guardando i programmi elettorali per ora le convergenze programmatiche più probabili sono quelle tra Lega e MoVimento 5 Stelle. Gli italiani si sono espressi, ora sta alla politica decidere. Una cosa però è chiara: a nessuno dei possibili alleati del M5S piace l’idea del reddito di cittadinanza

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In questi giorno tutti stanno dicendo che il PD dovrebbe farsi carico del “bene del Paese” e allearsi con il M5S. O almeno provare a trovare un accordo per sostenere un governo a 5 Stelle. Un po’ perché – si dice – gli elettori del M5S sono ex elettori del Partito Democratico delusi da Renzi e dal renzismo ma in fondo “pur sempre di sinistra”, secondo la vulgata. Un po’ perché ci sarebbero maggiori affinità con il MoVimento 5 Stelle di quante ce ne siano tra il partito di Luigi Di Maio e la Lega di Salvini. Infine c’è chi dice che il Partito Democratico dovrebbe sostenere il governo a 5 Stelle per fermare l’avanzata delle destre.

Luigi Di Maio e le “convergenze programmatiche”

Non basta però dire che “gli elettori del M5S sono elettori di sinistra”. Perché non è vero: parte dei voti “persi” dal PD sono finiti al centrodestra (si veda ad esempio il caso dell’Umbria, regione “rossa” conquistata da Salvini&Berlusconi) mentre molti elettori sono semplicemente rimasti a casa. Dall’altra parte il MoVimento non ha “rubato” voti solo al Partito Democratico ma anche a Forza Italia. Al tempo stesso la Lega è riuscita ad intercettare una discreta percentuale di coloro che nel 2013 avevano votato per il M5S. Insomma, dire che il MoVimento è un “partito di sinistra” e che quindi è naturale un’alleanza (concetto che è escluso a priori da Di Maio) con il M5S non ha molto senso.

tutti i voti pd 5 stelle
I flussi di voti alle elezioni politiche 2018 (Il Messaggero, 6 marzo 2018)

Tutte queste valutazioni si scontrano poi con un dato di realtà ineluttabile: i partiti vincono le elezioni e quindi il diritto a governare e a formare un esecutivo sulla base dei programmi presentati e votati dagli elettori. Il programma non è un “pezzo di carta”. C’è chi lo fa addirittura diventare un contratto. Luigi Di Maio, poco più di un mese fa auspicava “convergenze programmatiche e non alleanze”. Ovvero il Capo Politico del MoVimento ha detto che avrebbe invitato i leader delle altre forze politiche ad aderire ad un appello “su punti semplici e chiari”. Quali? Il programma dei “20 punti per la qualità della vita degli italiani” pubblicato sul sito del M5S.

Le affinità del programma del M5S con quello di Matteo Salvini

È chiaramente su quella piattaforma che Di Maio andrà a cercare le sue convergenze (non chiamateli accordi, puzzano troppo di inciucio) per trovare i voti a sostegno della squadra di supercompetenti patrimonio del Paese. Se guardiamo solo i programmi, in realtà emerge che le affinità tra il M5S e il PD sono poche. Di Maio si è limitato a dire tempo fa che tra i punti di convergenza ci sono «ridurre le tasse a imprese e lavoratori, dare incentivi concreti alle famiglie con figli, non permettere mai più che un italiano o un pensionato viva sotto la soglia di povertà, liberare le imprese dalla burocrazia, combattere seriamente la corruzione, tagliare sprechi e privilegi per investirli in settori ad alto moltiplicatore per dimezzare subito la disoccupazione giovanile». Cose che potrebbero andare bene a tutti. Il problema è come realizzarle. E si torna al programma.

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Fonte: Il Sole 24 Ore del 06/03/2018

Il programma “del buonsenso” della Lega di Matteo Salvini sembra avere molti punti di convergenza con quello del M5S. A partire ad esempio dalla possibilità di fare maggior debito pubblico. Il MoVimento 5 Stelle propone (per coprire le spese del suo programma di governo) di fare circa 10-15 miliardi di euro di maggior deficit annuo quindi tra i 50 e i 75 miliardi in cinque anni. La Lega vorrebbe introdurre i “minibot” che sono “Titoli di Stato di piccolo taglio che, se emessi in sufficiente quantità potrebbero diventare un sistema di pagamento alternativo rispetto a quello con le attuali banconote”. Il vantaggio è che ovviamente ad emettere questi “minibot” sarebbe lo Stato italiano ma “l’aspetto del minibot sarà in tutto e per tutto simile ad una banconota” che però in realtà “rappresenta un pezzettino di debito pubblico ed è quindi un credito per il cittadino che lo possiederà”. La Lega immagina di poter utilizzare i minibot (che è nuovo debito pubblico) per pagare subito i debiti delle PA e conta di mettere in circolazione “circa 70/100 miliardi di minibot, pareggiando in pratica l’attuale stock di denaro cartaceo in euro”.

I punti di contatto tra M5S e PD

Non si possono poi dimenticare gli appelli ad abolire o azzerare la legge Fornero (che il PD invece ha votato e che ha detto di non voler abolire) che accomunano Salvini e Di Maio. Allo stesso modo sia la Lega che il MoVimento vogliono modificare il Jobs Act e si pongono in una posizione assai critica nei confronti dell’Europa e dei trattati europei che entrambe le formazioni politiche vogliono “ridiscutere”. Anche sull’immigrazione i proclami sono simili: il MoVimento 5 Stelle vuole più sicurezza “porre fine al business dell’immigrazione” proprio come la Lega Nord, che fa qualche passo in più e vorrebbe (come Giorgia Meloni) fare un’intesa con i Paesi del Gruppo di Visegrad, ovvero quelli che si rifiutano di accogliere le quote di richiedenti asilo che gli spettano. Salvini propone la Flat Tax al 15% il Movimento 5 Stelle invece punta alla riduzione delle aliquote fiscali (da 5 a 3), argomento sul quale si potrebbe raggiungere un punto d’incontro tra i due programmi.

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Fonte: Il Sole 24 Ore del 06/03/2018

Registrata l’indisponibilità del PD a “superare la Fornero”, modificare il Jobs Act o fare maggior deficit senza dubbio anche tra PD e M5S ci possono essere delle convergenze, in fondo certe proposte sono così generali che sono comuni a molti partiti. Ad esempio anche il Partito Democratico si propone di assumere 10mila agenti delle Forze dell’Ordine ogni anno. Oppure vorrebbe ridurre il cuneo fiscale. La misura più importante per il MoVimento 5 Stelle però non rientra negli obiettivi del PD che è contrario al reddito di cittadinanza (che però marca la distanza anche con la Lega) così come non sembra vedere di buon occhio l’ipotesi (sbandierata di continuo da Alessandro Di Battista nei comizi) di una “Banca pubblica per gli investimenti per piccole imprese, agricoltori e famiglie”. Per concludere: qualche giorno fa il Sole 24 Ore ha pubblicato alcune tabelle dove assegnava un punteggio alle “convergenze programmatiche” tra le varie formazioni politiche. Non troppo sorprendentemente il livello medio di convergenza tra M5S e PD è decisamente inferiore rispetto a quella di un eventuale governo tra Di Maio e Salvini. I programmi quindi spingono chiaramente in una direzione starà poi ai leader, in base alle convenienze politiche (e non programmatiche) indirizzare le loro attenzioni da una parte o dall’altra. In fondo è sempre possibile che si trovi un accordo su un programma completamente diverso da quello presentato agli elettori. Ma a quel punto non sarebbe più una convergenza programmatica ma un “inciucio”. E sappiamo già che su questo punto Di Maio è irremovibile.

Leggi sull’argomento: La guerra dei sondaggi per il governo PD-M5S

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