C’è un piccolo problema che attende Salvatore Tutino, che dovrebbe essere nominato la prossima settimana assessore al bilancio della Giunta Raggi. Il problemino è quello del salario accessorio. Virginia Raggi qualche tempo fa ha infatti avuto un’ideona di cui abbiamo già parlato: ha scritto al ministero dell’Economia chiedendo a Pier Carlo Padoan di farsi carico del problema. Da anni i 24 mila dipendenti capitolini percepiscono il cosiddetto “salario accessorio” che la legge prevede solo per i dipendenti che sono chiamati a svolgere mansioni superiori. A Roma invece il salario accessorio è stato concesso a tutti i dipendenti come un normale aumento di stipendio.
Il che è illegale ed espone chiunque elargisca il salario accessorio a un’inchiesta per danno erariale proprio di fronte alla Corte dei Conti dalla quale Tutino proviene. Nell’aprile 2015, la stessa Corte ha “messo in mora” (anticamera dell’istruttoria formale) gli assessori capitolini dal 2008 al 2012 (giunte Veltroni e Alemanno) che in quei cinque anni avevano elargito ai dipendenti capitolini salari accessori per ben 340 milioni. L’ex sindaco Marino e il commissario Tronca hanno cercato di trovare una soluzione, ma invano: tanto è vero che Tronca ha sospeso la liquidazione del salario accessorio 2015, rimettendo la pratica nelle mani del nuovo sindaco.
In sostanza la lettera della Raggi non è altro che la presa d’atto (ad appena tre mesi dalla sua elezione) di non essere in grado di risolvere l’emergenza immediata perché non ha nessuna intenzione di trovare altrove le risorse necessarie. Più realisticamente la Raggi dovrebbe mettersi contro dipendenti e sindacati, il che la metterebbe in una difficile situazione (come Marino) ma almeno non andrebbe a infilare le mani nelle tasche degli italiani per risolvere un problema che è solo romano. Alla fine la Raggi – nonostante Grillo avesse promesso lacrime e sangue annunciando licenziamenti e l’azzeramento di tutte le amministrazioni – si sta comportando esattamente come Marino, forse perché governare una città è più complicato che fare proclami, o forse perché è più comodo chiedere “al governo delle banche” i soldi per farlo che prendere atto che si è promesso troppo. Il punto però ora è che il problema finirà sul tavolo di Tutino. Il quale però è un magistrato della Corte dei Conti e sa benissimo quali conseguenze potrebbero avere le sue azioni. De Dominicis, anche lui ex Corte dei Conti, revocato “a voce” dalla sindaca 24 ore dopo la nomina (anche se manca ancora la delibera formale di revoca), aveva detto in una delle sue prime esternazioni che “la festa è finita” e che non solo non avrebbe pagato il salario accessorio, ma avrebbe chiesto ai dipendenti gli arretrati pagati illegalmente in passato. Se Tutino diventerà assessore, che farà? Firmerà l’erogazione del salario accessorio col rischio di trovarsi indagato dalla Corte dei Conti da cui proviene? Oppure non lo farà, entrando immediatamente in conflitto con la sindaca Raggi?