Abrar Khan ha 26 anni, ha avuto la polio quando aveva 3 anni e ora cerca di convincere le famiglie che rifiutano di far vaccinare i figli andando in giro con le stampelle nelle zone più povere di Karachi. Insieme a un gruppo di persone tenta di contrastare la convinzione che le campagne di vaccinazioni siano parte di un complotto per rendere sterili i loro figli – secondo la propaganda talebana cominciata 10 anni fa. Era il 2012 quando i militanti hanno vietato i vaccini in alcune aree del Pakistan come risposta agli attacchi dei droni.
200 CASI DALL’INIZIO DELL’ANNO
Dall’inizio dell’anno ci sono stati più di 200 casi di polio, ed è la prima volta dal 2000 che il numero è così alto. 200 famiglie afflitte da una patologia che si sarebbe potuta facilmente prevenire. Secondo l’Unicef l’effetto del divieto e della mancata immunizzazione è disastroso: circa 300.000 bambini non sono stati vaccinati negli ultimi due anni. Le condizioni igieniche sono mediocri o peggio, offrendo un ambiente ideale per la malattia. «Il Pakistan è uno dei tre soli Stati al mondo in cui la polio rimane endemica: qui si verifica circa il 30% dei casi globali di polio (198 nel 2011, in aumento rispetto ai 144 casi del 2010). Dall’inizio del 2012 si sono registrati già 15 casi. Tuttavia, il dato è calato drasticamente rispetto ai primi anni ‘90, quando i casi registrati erano circa 20.000 all’anno. Grazie agli sforzi congiunti tra il Governo di Islamabad e i partner della Global Polio Eradication Initiative (Iniziativa per l’eradicazione globale della polio, la partnership mondiale di cui l’UNICEF è tra i fondatori) il dato è sceso a 27 casi nel 2005. Purtroppo, negli ultimi anni il numero di casi di polio ha cominciato ad aumentare in modo allarmante».
CAMPAGNE INFORMATIVE
Nel 2011 il governo pakistano ha avviato un programma d’emergenza. L’Unicef, l’OMS e le altre organizzazioni partner stanno cercando di coinvolgere i leader religiosi per rassicurare le comunità riguardo la vaccinazione e per sostenerne l’importanza (qui il sito della Global Polio Eradication Initiative). Alla fine di ottobre è stata celebrata la settimana mondiale della polio (il 24 ottobre è il World Polio Day), in occasione dei 100 anni dalla nascita di Jonas Salk, l’uomo che ha sviluppato il vaccino immunizzando così milioni di bambini. Nel 1961 lo sviluppo del vaccino orale (invece che iniettabile) è stato un altro passo fondamentale nel contrastare la malattia, rendendolo molto più facile da somministrare. Il prossimo anno sarà il sessantesimo anniversario del primo vaccino. Ma in alcuni paesi la polio non è state eliminata, e in Pakistan si registrano l’85% dei casi (tra gli altri paesi a rischio ci sono la Nigeria e l’Afghanistan, qui la mappa dei luoghi di maggiore diffusione). Khan, gli altri membri del gruppo e chiunque stia cercando di diffondere una corretta informazione riguardo ai vaccini devono andare in giro scortati da poliziotti armati. Da soli non potrebbero farlo perché è troppo pericoloso. Molti di loro sono stati uccisi. Sono pochi rispetto al lavoro da fare, soprattutto in alcune aree. L’organizzazione delle campagne è molto difficile e a volte devono aspettare giorni e un’adeguata protezione per muoversi.
SFIDUCIA, PAURA
Le reazioni dei genitori o dei nonni sono spesso di paura e sfiducia: «Perché dovremmo vaccinare i nostri bambini? Stanno bene, non ci fidiamo dei vaccini». Khan cerca di spiegare loro, di smentire il timore che sotto ci sia un qualche piano segreto, di sottolineare la pericolosità della malattia mostrando sul suo corpo gli effetti della polio. Ma spesso non lo ascoltano nemmeno, spesso sembra impossibile smuoverli dalla convinzione che dietro alla campagna di informazione e vaccinazione ci sia una qualche forma di complotto, un interesse poco chiaro e senza dubbio losco. Un intento di far male ai bambini invece che di evitare il contagio. D’altra parte il sospetto nei confronti dei vaccini è presente anche in luoghi molto più vicini a noi, e gli ingredienti ci sono familiari: complottismo, ignoranza delle modalità di immunizzazione e del rischio di rifiutare le vaccinazioni.