La lezione di Pizzarotti al M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-08

In un’intervista al Corriere il sindaco di Parma difende Nogarin ma si toglie anche tanti sassolini dalle scarpe. Su direttorio e Casaleggio

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«È facile in parlamento usare frasi sensazionali, ma non è che tutti gli altri sono cattivi e noi tutti buoni»: basta una frase, tratta dall’intervista di Federico Pizzarotti al Corriere della Sera, per notare che il sindaco di Parma è una spanna sopra tutti gli altri eletti del MoVimento 5 Stelle per la sua capacità di comprendere le situazioni e la complessità della politica. Non a caso, infatti, è visto come un reprobo: Pizzarotti è uno dei pochissimi nel MoVimento che ha compreso quanto è difficile governare e quali siano gli atteggiamenti consoni a una carica come la sua. Nell’intervista consiglia a Filippo Nogarin di non dimettersi, ma non esita anche a far notare le tante contraddizioni del MoVimento:

Sindaco Pizzarotti, Nogarin però ha detto che è anche pronto a dimettersi…
«Non sono d’accordo, specie dal momento che lui si dice tranquillo. E sono convinto di quello che sostiene».
Perché non è d’accordo?
«Per due motivi diversi. Anzitutto non bisogna fare i giudici prima che i giudici abbiano parlato. Ci sono iter e modalità da seguire».
E poi?
«Vorrei che fosse chiaro che amministrare è diverso che fare opposizione: è facile in Parlamento utilizzare frasi sensazionali, ma non è che tutti gli altri sono cattivi e noi tutti buoni. Per sistemare i problemi a volte è necessario sporcarsi le mani. Noi a Parma abbiamo ridotto del 44% il debito — siamo passati dal rischio default all’essere la diciottesima città italiana per stabilità economica, la quinta smart city italiana — abbiamo chiuso molte società partecipate e risanato altre, un lavoro difficile che è finito spesso al centro delle critiche».

federico pizzarotti alleanza pd parma
La coerenza gli impone anche di ricordare l’assurdità della posizione del M5S:

«Nel Movimento non ci può essere una discrezionalità a seconda dei casi, vedi l’esempio di Andrea Defranceschi, a cui va la mia stima, espulso ma recentemente assolto da molte accuse. Ormai è lampante: ci sono i buoni che vanno difesi o quelli come me che vengono ignorati. Si tratta di situazioni che stanno emergendo in modo netto».
Ma lei andrà a parlare con Davide Casaleggio o con il direttorio per chiarire la sua posizione?
«Io chiedo: siamo un movimento orizzontale, dove uno vale uno? Se sì allora non vedo perché io debba andare da Davide Casaleggio o da qualcun altro a chiedere il permesso per esprimere le mie idee».

Leggi sull’argomento: IL M5S e le dimissioni degli altri

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