Di chi è la colpa se cadono gli alberi a Roma

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-10-23

Nel giorno in cui si sfiora la strage per la caduta di un pino l’assessora Montanari dà la colpa ad Alemanno e rivendica il merito del monitoraggio del verde pubblico avviato dalla Giunta Marino. Poi chiede soldi al governo. Ma non era i campioni della lotta agli sprechi?

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«Chi sorride quando le cose vanno male ha già trovato qualcuno a cui dare la colpa», recita una delle più famose leggi di Murphy che viene in mente quando si leggono nelle agenzie di stampa le curiose dichiarazioni dell’assessora all’ambiente di Roma Pinuccia Montanari, la quale oggi, arrivando a Piazza delle Cinque Giornate, dove un pino è caduto su un taxi e altre due automobili facendo sfiorare la strage, ha detto: «Siamo in attesa della perizia, ma dalle prime informazioni sembra che l’albero sia caduto a causa dell’assenza delle radici, tagliate durante dei lavori fatti all’epoca di Alemanno».

Di chi è la colpa se cadono gli alberi a Roma

Ora, ai più sfugge come mai, essendo passata “l’epoca di Alemanno” da ormai quattro anni, l’albero abbia deciso di cadere proprio oggi, dopo tutto il vento che si è riversato sulla Capitale. Di certo c’è che della caduta del pino di oggi non c’è traccia né sulla pagina Facebook di Pinuccia Montanari né su quella di Virginia Raggi. L’assessora, però, rivendica che “Dopo 10 anni di incuria totale in cui gli alberi non sono stati controllati né potati noi da mesi abbiamo avviato un’attività di monitoraggio che ci ha consentito già di controllare 15 mila alberi. Su questi noi abbiamo effettuato un’analisi sulla capacità di resistenza e poi decidiamo quali interventi fare ( abbattimento o potatura)”. E la stessa cosa fa il presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito.
pinuccia montanari alberi caduti
Curiosamente, né De Vito, né Montanari, né Raggi dicono che l’intensa “attività di monitoraggio” degli 86mila alberi che è finalmente partita nella Capitale è frutto di una gara della Giunta Marino che risale al 2015 e quindi dell’ex assessora Estella Marino, che la Montanari si guarda bene dal nominare. È una gara che prevede il monitoraggio di ottantamila alberi sui trecentotrentamila totali di Roma, fermata da ricorsi per un anno e sbloccata a luglio. È tutto? No, non è tutto visto che la stessa Marino si domanda su Facebook: «Non so perché all’inizio non sono partiti proprio i lotti che riguardano il primo ed il secondo Municipio, che sono i municipi che hanno più alberi (sarà che sono a guida PD?)»
alberi montanari
La Marino forse è troppo cattiva: non sfugge che nelle infografiche pubblicate dall’assessorato il I Municipio compariva nell’elenco di quelli in cui erano stati monitorati gli alberi. Ma se erano stati monitorati, perché non si sapeva nulla della pericolosità del pino caduto?
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«Dateci 110 milioni di euro e nessuno si farà male!»

A parte le polemiche e le insinuazioni politiche, di certo c’è che l’assessora Montanari, che non ha mai visto un topo a Roma, ha però la vista molto lunga visto che oggi ha fatto sapere che servono 110 milioni di euro per gestire il verde della Capitale. Anzi, ha detto qualcosa di più: “Servono 110 milioni per gestire bene il verde. Parliamo della manutenzione orizzontale, verticale e delle ville storiche. Abbiamo fatto questa stima nell’ambito di Fabbrica Roma e sottoposto questa richiesta alla delegazione del Comune” in ambito di contrattazione con il Governo “ma procederemo comunque con i fondi a nostra disposizione”.
piazza cinque giornate pino taxi 1
Ora, è abbastanza evidente a tutti che continuare a battere cassa con il governo centrale è un metodo di amministrazione assai curioso, visto che per tutta la campagna elettorale i grillini hanno spiegato che c’era un miliardo di euro di sprechi che loro avevano individuato nelle casse comunali e che avrebbero utilizzato per investire in servizi al cittadino, trovati dal Presidente della Commissione sulla Revisione della Spesa (ovvero Daniele Frongia, nel frattempo retrocesso da vicesindaco ad assessore allo sport).

luigi di maio miliardo roma
Luigi Di Maio nel 2015 su Facebook

Amministrare con lentezza

Ma a parte queste facezie il verde pubblico della Capitale rimane un problema che dovrebbe trovare una soluzione in tempi rapidi visto che l’inverno è alle porte. Eppure, tanto per fare un esempio, il Messaggero pubblica oggi un’analisi delle delibere di giunta prodotte in quindici mesi dalle dodici giunte del MoVimento 5 Stelle in questa legislatura, e scopre che sono 102, ovvero 48 in meno rispetto a quelle della scorsa legislatura: -32% è il dato che dimostra un’attività non certo febbrile dei minisindaci grillini. .La giunta più produttiva con 30 atti è quella del XV di Stefano Simonelli, la maglia nera va al V (3) di Giovanni Boccuzzi. E non va meglio se il termine di paragone cambia:  le delibere di consiglio approvate in 15 mesi dalle giunte M5S in questa legislatura sono state 565. Le stesse aule prese in considerazione, nella precedente legislatura, alzarono l’asticella degli atti fino a 624 delibere. Ovvero il +9,5 rispetto alle attuali maggioranze.

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Il riepilogo delle delibere nei 12 municipi M5S dopo 15 mesi (Il Messaggero, 23 ottobre 2017)

Non solo: le giunte delle dem Sabrina Alfonsi (riconfermata) e Francesca Del Bello(alla prima esperienza) in I e II Municipio insieme hanno totalizzato 100 delibere in quindici mesi. Praticamente solo due in meno se si prendono in considerazione tutte quelle timbrate dal M5S nel primo anno e tre mesi di vita. Risultati a cui non è estranea l’estrinseca litigiosità delle giunte grilline: sono 18 gli assessori revocati dalle giunte M5S in 15 mesi di attività, con il XII Municipio che è in maggiore difficoltà e ne ha visti cacciati o sostituiti ben quattro. E mentre l’VIII è già caduto, anche il III Municipio è a rischio per la faida interna alla maggioranza ammessa anche dalla presidente Roberta Capoccioni. Che fretta c’era, maledetta amministrazione comunale?

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