Piazza San Carlo: Chiara Appendino non c'era e se c'era dormiva

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-06-05

Ieri ha fatto scena muta davanti a chi chiedeva come mai non fossero state vietate le bottiglie in piazza. Poi il Comune ha detto che l’organizzazione ricalcava quella del 2015. E che un’ordinanza quadro già vietava le bottiglie. Ma…

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Chi ride quando le cose vanno male ha già trovato qualcuno a cui dare la colpa, diceva una delle leggi di Murphy. Purtroppo la raccolta di paradossi più famosa del mondo non ci fornisce alcuna indicazione su chi fa lo gnorri, e quindi non possiamo utilizzarle per spiegare il comportamento del Comune di Torino e della sindaca Chiara Appendino.

Piazza San Carlo: Appendino non c’era e se c’era dormiva

La prima cittadina infatti non si trovava in città nel momento in cui a piazza San Carlo è scoppiato il caos, ma era a Cardiff a vedere la partita. Nulla di male, anzi, se la prossima volta la Appendino potesse portare con sé anche il senatore della Repubblica italiana Alberto Airola, che ha inventato complotti sulle cifre dei feriti, e il suo collega Michele Mario Giarrusso, che ha insultato chi criticava Airola, non sarebbe male. La Appendino, riferisce Marco Imarisio sul Corriere della Sera, ha tra l’altro scaricato con molta eleganza il collega di partito: «Non esiste alcun complotto contro di me. Come al solito Airola parla a titolo personale. Sono opinioni sue, dalle quali noi prendiamo le distanze». E dalle sue parole scorgiamo molte indicazioni sottese sull’attendibilità del senatore.

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Il vergognoso status del senatore della Repubblica italiana Alberto Airola

A parte gli originaloni che inventano complotti mentre sono pagati con i soldi delle nostre tasse, però, c’è da segnalare che anche la Appendino non ci ha fatto una grande figura. Ieri quando i giornalisti le hanno chiesto perché non fosse stata fatta alcuna ordinanza di divieto per il vetro ha fatto scena muta, esibendosi nell’arte tutta grillina di governare cambiando discorso, dicendo che si dovevano invece ringraziare i soccorsi e invitando a solidarizzare con i feriti.

Il comune lo governa ancora Fassino, raga

Poi, in serata, il comune di Torino ha finalmente ritrovato la voce rilasciando una nota stampa molto interessante: “In relazione ai fatti di piazza San Carlo, la Città di Torino precisa che il soggetto organizzatore, Turismo Torino, ha operato con le medesime modalità messe in atto nel 2015 in occasione della finale proiettata il 6 giugno. Anche in quel caso, la Città, con propria delibera, aveva incaricato Turismo Torino quale soggetto organizzatore e non era stato approvato alcun provvedimento di ulteriore limitazione nella vendita di vetro e metallo oltre a ciò che è previsto dal regolamento di polizia urbana”.

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Cosa è successo a piazza San Carlo (Corriere della Sera, 5 giugno 2017)

La nota è interessante in primo luogo perché, così come nel bilancio e nel governo della città, la giunta Appendino ha confessato di rifarsi a tutte le scelte dei predecessori, alla faccia di chi l’aveva votata per esprimere un cambiamento. In secondo luogo la nota del comune NON segnala che in occasione della finale del 2015 i maxischermi erano due, piazzati ai due lati opposti della piazza, allo scopo di prevenire qualsiasi assembramento: forse se si fosse fatto così anche sabato i danni sarebbero stati minori.

Piazza San Carlo e l’ordinanza del Comune

Nel merito della questione, però, c’è anche qualcos’altro da dire. Maurizio Tropeano sulla Stampa di oggi ricorda che a Capodanno, quando già soffiava sull’Europa il vento sinistro della paura per il terrorismo islamico, si è era fatta una scelta netta: divieto di vendita di bevande alcoliche in vetro. L’altro ieri, invece, l’ordinanza comunale predisposta in vista delle proiezioni in piazza della finale di Champions, ha stabilito la chiusura delle strade e la viabilità. Nessun cenno esplicito al divieto di portare in piazza bottiglie di vetro. Adesso, da più parti, in prefettura e Comune, si parla dell’esistenza di un’ordinanza quadro, adottata alcuni anni fa e tuttora in vigore, che prevede un divieto di mettere in vendita bottiglie di vetro in occasioni di eventi di piazza. Divieto che, andrebbe richiamato espressamente, proprio per predisporre interventi mirati.

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Foto e status da: Facebook

In attesa che il ministero dell’Interno si svegli dal torpore e ci spieghi come sia stato possibile che venditori abusivi entrassero in piazza per vendere bottiglie di vetro in una situazione del genere, ancora la Stampa ricorda le differenze tra 2017 e 2015:

Nel 2015 il monumento simbolo della città era stato «blindato» per proteggerlo da eventuali assalti, la piazza era stata divisa in settori e c’erano anche due maxi-schermi. Questa volta è stata fatta una scelta diversa con un unico mega schermo. Una soluzione che impediva di fatto un facile accesso alle ambulanze e alle forze dell’ordine in caso di necessità, e che ha creato un imbuto quando il panico ha scatenato la fuga della gente e poi nell’evacuazione dei feriti.

Insomma, se proprio tocca copiare quanto fatto da Fassino, almeno lo si faccia bene.

L’ordinanza che non c’è

In più c’è da segnalare che l’ordinanza quadro del 2010, quella a cui si rifà il comune per sostenere che il divieto di portare bottiglie di vetro era già in vigore, è stata di fatto cassata dalla Corte Costituzionale eliminando parte degli articoli del decreto sicurezza Maroni, racconta Diego Longhin oggi su Repubblica Torino.

Il Corriere della Sera inoltre segnala che il quadrilatero nel centro di Torino presenta solo cinque vie di fuga. Una, situata al vertice opposto a quello in cui si trovava il maxischermo, era aperta, altrettanto due strade lì vicino. Altre due vie invece erano ostruite da transenne: barriera necessaria a evitare il ripetersi di attentati come quello di Nizza ma che di fatto hanno impedito il deflusso della folla terrorizzata dallo scoppio. Inoltre all’interno di spazi come le piazze vengono ormai abitualmente riservati dei «cuscinetti di sicurezza»: spazi vuoti che impediscono proprio scene di panico generalizzate. Le vie di fuga e gli spazi di sicurezza potevano e dovevano dunque essere predisposte in modo diverso? Tutte domande a cui dovrebbe rispondere la sindaca insieme al ministro dell’Interno. Ma Appendino non c’era. E se c’era, dormiva.

L’ordinanza del comune di Torino su piazza San Carlo

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