Perché Virginia Raggi vuole controllare Berdini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-02-14

La sindaca ha un obiettivo ben preciso: ribaltare la tesi del complotto ai suoi danni che l’assessore ha illustrato al Fatto

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Sergio Rizzo sul Corriere della Sera di oggi racconta che Virginia Raggi vuole controllare gli atti di Paolo Berdini, come annunciato nei giorni scorsi dal MoVimento 5 Stelle, con un obiettivo ben preciso: vedere se l’assessore ha tradotto in atti concreti la sua promessa di non autorizzare lo stadio della Roma:

Dunque Virginia Raggi vuole ora verificare le carte dell’assessore all’urbanistica per accertare se Berdini abbia compiuto atti concreti coerenti con la sua promessa di non autorizzare il progetto del nuovo stadio della Roma con gli 800 mila metri cubi di immobili commerciali annessi. Al di là, naturalmente, delle dichiarazioni pubbliche contrarie alla slavina cementizia di Tor di Valle.
Che il tentativo sia quello di prenderlo in castagna proprio sulla sua battaglia, ribaltando la tesi del complotto ai suoi danni che l’assessore ha illustrato nella lettera pubblicata dal Fatto Quotidiano, è un solido sospetto. E ci sarebbe da restare basiti, se tutta questa vicenda non traboccasse di elementi apparentemente fuori da ogni logica. Un solo fatto è cristallino: dopo quell’intervista e le successive prove audio Paolo Berdini non gode più della fiducia della sindaca. Virginia Raggi non ne fa mistero.

berdini raggi capurso
Berdini ieri in una lunghissima lettera al Fatto Quotidiano ha infatti sostenuto che la pubblicazione degli audio da parte della Stampa non fosse stata fatta per smentire le bugie e gli insulti dell’assessore – come è evidente anche a un cieco che non volesse buttarla in caciara – ma per spingerlo a dire sì allo stadio della Roma:

In questi casi, trattandosi di un incarico fiduciario che può essere revocato, a differenza di quanto accade nel governo centrale dove i ministri non possono essere licenziati, la soluzione sarebbe soltanto una. Ovvero, la sostituzione dell’assessore oppure il trasferimento temporaneo delle deleghe in capo alla stessa sindaca. Invece no. Da cinque giorni si traccheggia, a cominciare dalle dimissioni del medesimo Berdini respinte dalla sindaca. Ma, si badi bene, «con riserva»: formula inedita.
E ora spunta pure l’esame delle carte, come se sette mesi gomito a gomito non fossero stati sufficienti per capire se l’assessore lavorava o faceva finta. La verità è che questo modo di procedere è un segnale di una conclamata incapacità di decidere, e da luglio non è certamente il primo. Mentre da una sindaca ci si aspetterebbe l’esatto contrario. Di solito i sindaci vengono eletti per questo.

Leggi sull’argomento: Tutti i complotti che immagina Paolo Berdini sul Fatto

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